Global Strike for future
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Una miscela di vivaci colori e comunicazioni - rigorosamente espresse su cartoni riciclati - hanno fatto seguito alla convincente protesta di Greta Thunberg. La sedicenne svedese che dall’estate scorsa ha dato inizio allo “sciopero della scuola per il clima”, ha raggiunto le generazioni social con la sua personalità coraggiosa e determinata.
Le denunce manifestate dalla ragazzina con le trecce alla Conferenza delle Parti di Katowice – città natale di Giovanni Paolo II - sono scomode: la crescita illimitata, privilegio dei pochi che accumulano ricchezze e vivono nel lusso, sacrifica la civiltà intera. Fu proprio in quella occasione che diede avvio al sogno di radunare la popolazione per la causa climatica asserendo ferma che “il vero potere appartiene alla gente”.
Un appello dunque che va ben oltre l’emergenza dell’“effetto serra” e che affonda le sue radici negli squilibri che contribuiscono ad allargare la distanza fra ricchi e miseri. Ella stessa ha annesso un forte richiamo alla responsabilità individuale che ha saputo intercettare la stima di molti coetanei.
Dall’interno della scuola ho colto non semplicemente adesioni alle idee di Greta, ma anche interrogativi dei più giovani su come poter mettere in atto un cambiamento dal basso.
Proprio le giovani generazioni ritengono tuttavia irrinunciabili, da parte di chi ne ha il potere, scelte ardite di cambiamento rispetto ai criteri economici, politici, comunicativi e strategici.
Già papa Francesco nell’enciclica sulla cura della casa comune Laudato sii, del maggio 2015, sostiene che “oggi non possiamo fare a meno di riconoscere che un vero approccio ecologico diventa sempre un approccio sociale, che deve integrare la giustizia nelle discussioni sull’ambiente, per ascoltare tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri” (n° 49). In quella inequità planetaria, dunque, anche gli studenti colgono le radici del male che inquina il mondo e spingono ad un cambiamento che sognano di realizzare.
Gli eventi del Global strike for Future, forse anche inconsapevolmente, mostrano che il sogno di papa Francesco è certamente custodito dagli stessi giovani di cui ha stima. In un venerdì di marzo che appare come una nuova forma di Giornata Mondiale della Gioventù, irradiata nelle piazze del mondo e ampliata ad ogni tipo di appartenenza, riceviamo un imperativo: “dobbiamo pensare al futuro dei nostri figli”. I giovani sanno essere reali protagonisti del cambiamento. Non solo climatico.
Silvia Meroni, Ausiliaria diocesana
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