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Due giorni di formazione sulla pastorale vocazionale

1980 01 01 00.04.25Come di consueto, si è tenuta anche quest’anno la due giorni di formazione rivolta a tutte le Ausiliarie Diocesane; il tema scelto è stato quello della pastorale vocazionale. Nella casa di Capiago, nei giorni dal 15 al 17 gennaio, siamo state aiutate nella nostra riflessione da alcune interessanti relazioni: suor Gabriella Mian ci ha offerto una relazione biblica dal titolo “Anch’io voglio raccontare la tua grandezza – ovvero la donna consacrata e la gioia del Vangelo”; abbiamo poi cercato di descrivere il volto dei giovani d’oggi attraverso una tavola rotonda a più voci (hanno preso la parola due ausiliarie impegnate in diversi ambiti pastorali, un giovane direttore d’oratorio, un sacerdote impegnato nella pastorale universitaria e un altro sacerdote che invece si occupa esplicitamente di pastorale vocazionale) e per definire meglio il contesto giovanile attuale ci siamo avvalse della competenza del sociologo Francesco Marcaletti. Ci siamo successivamente soffermate sullo specifico della pastorale vocazionale con la relazione di suor Teresita Cabri, “Fissò lo sguardo su di lui e lo amò”; come conclusione, ci siamo “sperimentate” in un lavoro laboratoriale per verificare le modalità con cui ci affianchiamo alle persone che ci chiedono di essere seguite nel discernimento spirituale.

Provare a fare sintesi delle tante sollecitazioni raccolte durante la “ due giorni” di formazione sulla pastorale vocazionale non risulta di certo semplice; scelgo così di rileggere le conclusioni per “riaprire” le tante provocazioni ricevute e soffermarmi almeno su alcune. La prima, fondamentale: la vita è vocazione. Tutta la vita e tutte le vite, semplicemente perché ogni esistenza si realizza rispondendo alla voce del Signore che chiama. La vita è un bene ricevuto che tende, per sua natura, a divenire bene donato; questo dovrebbe essere il modo normale con cui guardare all’esistenza.

Gesù ha guardato ogni persona in questo modo: ha sfruttato ogni relazione per far risuonare la voce del Padre che chiama. In fondo, Gesù ha messo ogni persona incontrata davanti alle sue domande fondamentali: chi sono? Che cosa devo fare della mia vita? Quale è la strada da percorrere? La sollecitazione, che è anche seconda provocazione, è quindi quella di riscoprire l’arte pedagogica di liberare le domande più profonde che, sicuramente, ciascuno si porta dentro. Anche i giovani di oggi. Si potrebbero scrivere molte pagine sulla condizione giovanile; un dato certo è che si tratta di giovani con molte risposte e poche domande. Sono abituati a sapere tutto in tempi molto veloci; occorre aiutarli a riaprire il livello della domanda, insinuando anche un poco di sana incertezza proprio per invitarli a mettersi in cammino. Certo, non sono sostenuti in questo atteggiamento dalla nostra società e, a volte, neppure dalle famiglie che spesso vedono in un percorso vocazionale particolare una sorta di ostacolo alla realizzazione della persona. Altra reale difficoltà è rappresentata dal fatto che fra i giovani è diffusa la mentalità secondo cui ogni scelta è reversibile e quindi il “per sempre” non fa parte delle loro categorie di scelta. A questo livello, come ulteriore provocazione, è ancor più interessante accogliere la sfida: essere presenti là dove si trovano i giovani, per mostrare la bellezza di quanto viviamo con una testimonianza semplice e quotidiana, che non ha paura di mostrare anche fragilità e debolezze. Vivere testimoniando di essere contente di quello che siamo e che abbiamo, portando così a scoprire la dimensione del dono e della gratuità, andando controcorrente nella nostra cultura dello scarto.  Penso che le caratteristiche indispensabili della testimonianza da offrire oggi siano quelle della speranza e della gioia: provare che la vita spesa con Gesù diventa molto più piena e che con Lui è più facile trovare il senso di ogni cosa. Lasciamoci accompagnare in questa provocazione dalle parole di papa Francesco “ nel chiamare, Dio dice –Tu sei importante per Me, ti voglio bene, conto su di te.- Gesù ripete questo a ciascuno di noi! La gioia nasce nel momento in cui Gesù mi guarda; capire e sentire questo è il segreto della gioia. Sentirsi amati da Dio, sentire che per Lui noi siamo non numeri ma persone: questa è la sorgente della vera gioia!”

Maria Regina Banfi, ausiliaria diocesana dal 1988;
attualmente in servizio presso il Collegio Pio XI a Desio,
collabora con il Cenacolo di Azione Cattolica

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