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QUARANTESIMO: Una conclusione che spiazza… e riporta al centro

LOGO 40 Ausiliarie DiocesaneCome tutti, avevo immaginato questo tempo in modo diverso e, di conseguenza, una finale di quarantesimo diversa. Pensavo, per questa Pasqua, a un corale rendimento di grazie da parte di tutte noi, non solo per i 40 anni vissuti, ma anche per la ricchezza e l’occasione importante che questo anno è stato, grazie a e dentro i tanti incontri e le tante riflessioni condivise tra noi e con tanti fratelli e sorelle della diocesi, nelle celebrazioni diocesane col nostro Arcivescovo e nell’incontro con Papa Francesco.

Poi tutto è stato scombussolato, travolto dalla paura, dal dolore, dalla morte, dal disorientamento e dall’isolamento – unico aiuto possibile ora ai più per aiutare coloro che ci stanno permettendo di fronteggiare il virus –. E la Pasqua cade in giorni in cui non è ancora tutto risolto, pur se qualche timido segno di speranza si affaccia.

Questa circostanza dolorosa, mentre non toglie senso al nostro rendere grazie di quest’anno, ci porta a riflettere ancora una volta e con una radicalità assoluta sul cuore della nostra vocazione, che è proprio la Pasqua e il suo annuncio. “Donne della resurrezione”, infatti, ci ha definite il cardinal Montini nella lettera del 1961 che dà il via all’intuizione della nostra esperienza. Perché la Pasqua, il trionfo della vita, la fonte della gioia e della Speranza, non è una festa di entusiasmo superficiale, comoda e illusoria evasione dalla durezza della realtà, e dunque nota stonata in questo tempo difficile. La Pasqua avviene attraverso la croce, la morte, il buio del sepolcro: tutto questo viene squarciato, superato, ma non rimosso. Il Risorto si riconosce dalle ferite che porta. Egli non viene a raccontare favole, ma mostra che la morte non ha l’ultima parola e che Dio è un Padre che non abbandona.

Le donne della resurrezione, duemila anni fa, hanno vissuto questa esperienza. Hanno seguito il Maestro, hanno sofferto del tradimento del discepolo e delle torture che Gesù ha subito, hanno sentito l’umiliazione della sua umiliazione e il dolore del suo sentirsi abbandonato da Dio. Ma sotto la sua Croce lo hanno anche sentito perdonare chi lo uccideva e abbandonarsi fiducioso al Padre, da cui sembrava rifiutato. Quanto avranno rimeditato su ogni immagine e su ogni parola nell’attesa di quel silenzioso e desolato sabato? E forse tanti pensieri e domande avranno portato nel cuore andando al sepolcro in quel primo giorno della settimana, mosse dall’affetto per il Maestro e con la preoccupazione per la pietra enorme che non avrebbero saputo spostare. L’esperienza dell’incontro col Risorto avviene dentro tutto questo travaglio e non senza di esso. Per questo possono annunciarlo, perché la Pasqua del Signore è loro “accaduta”, ha toccato e coinvolto la loro vita.

Anche a noi oggi è chiesto questo, ma niente di meno di questo: essere donne che hanno incontrato il Risorto, che hanno sperimentato la Pasqua nella loro vita e che per questo non fuggono, non rimuovono la durezza della vita, ma la accolgono e la vivono con la Speranza che hanno ricevuto e che desiderano annunciare.

Al termine di questo quarantesimo chiedo al Signore che ci renda vere “donne della resurrezione”, che in questo tempo difficile, e sempre, sanno stare accanto e sostenere la speranza dei fratelli, annunciando - spesso con un amore discreto e silenzioso più che con le parole - che Dio è un Padre che ci custodisce nelle sue mani amorevoli e ci dona sempre nuova vita, qualunque cosa accada.
 
Susanna Poggioni, Sorella Maggiore delle Ausiliarie diocesane

Le “donne della risurrezione” sono persone riconoscibili per il fatto che […] parlano di Gesù risorto; hanno essenzialmente questo da dire. […] 
Ecco la verità più necessaria e insieme meno attesa, che incontra oggi lo stesso scetticismo che ha trovato nell'Atene del primo secolo […].
Spesso oggi la gente ci chiede altro; chiede alla Chiesa tante altre cose, probabilmente tutte legittime. […]
La verità più necessaria, il fondamento della nostra gioia, il senso della nostra vita, la ragione per cui siamo dominati da una speranza invincibile, sembra alle orecchie di molti soltanto un dato marginale, un argomento secondario, un orizzonte poco desiderabile. […]
E tuttavia voi, donne della risurrezione, avete questa missione da compiere. Tutta la Chiesa, in sé, non ha altro da dire che questo. […] Per favore, voi, donne della risurrezione, là dove siete mandate a servire e a testimoniare nella nostra comunità diocesana, siate capaci di convincere che questo vi sta a cuore, che questo è l’annuncio più importante che avete da donare.

Arcivescovo Delpini - Omelia 24 maggio 2019, basilica di S. Ambrogio.

 

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