Saluto al card. Martini
Quale gioia quando mi dissero: «andremo alla casa del Signore» e ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme!
(Sal 122,1-2)
Carissimo padre,
ci piace immaginare che molte volte la preghiera di questo salmo, il Salmo delle ascensioni, sia stata anche la sua preghiera. Quante volte il pensiero, il desiderio di raggiungere Gerusalemme, la Gerusalemme terrena, nella terra scelta da Dio come il luogo fisico nel quale rivelare il suo volto agli uomini attraverso lo svolgersi tutto intero della Storia della Salvezza e soprattutto attraverso la Parola ultima e definitiva detta nel Figlio Gesù, morto e risorto proprio nella santa città…
Quella città che aveva scelto per trascorrere il tempo ultimo della vita, immerso interamente in quella cultura, quei colori, quei luoghi, Parola viva e parlante! E che ha dovuto abbandonare, ma solo fisicamente, quando il fardello della malattia cominciava a farsi troppo gravoso… E negli ultimi tempi, quando la malattia segnava il passo delle giornate, delle ore, quando imparava ad abbandonarsi, a lasciare che altri si prendessero cura della sua persona, immaginiamo che il suo pensiero e il suo desiderio andassero alla Gerusalemme celeste, la città costruita ben compatta, dove le tribù salgono per lodare il nome del Signore; presenza eterna dell’Eterno e nostra in Lui una volta approdati a quella meta col cuore e con la fede, prima; consegnando la vita e affidandoci nella morte a immagine del Figlio, poi. Tutto questo non senza trepidazione e paura: quella paura che tutti accomuna davanti alla morte, sorella misteriosa e buia, davanti alla quale chiediamo volti e mani amiche che restino a vegliare con noi per lenire un poco lo smarrimento e la paura.
Carissimo padre, ora i suoi piedi finalmente hanno varcato quella soglia … non sono più fermi ma sono entrati. Entrati nella CASA DEL SIGNORE. Per trovare ristoro, per vedere faccia a faccia, per contemplare finalmente la pienezza di quanto già vissuto ed annunciato durante tutta una vita; nella CASA dove dimora LA PAROLA…
Qualche anno fa, predicando gli esercizi ci diceva: “ogni volta che compiamo un’opera buona, un atto di amore sincero compiuto nello stile del Vangelo è come se lanciassimo delle provviste, dei pacchi viveri al di là del muro di questa vita terrena per la nostra vita nell’aldilà, dove vivremo delle provviste che ci siamo fatti …” Ci piace pensare che la sua nuova casa sia colma di ogni ben di Dio, che, si sa, ha la straordinaria abitudine di far rendere il nostro poco donato con amore come se fosse il centuplo!
ORA I NOSTRI PIEDI SI FERMANO ALLE TUE PORTE, GERUSALEMME! Sono i NOSTRI piedi a fermarsi alle porte di Gerusalemme, i suoi, caro padre sono finalmente arrivati a casa … La fede ci dice che al di là c’è la PIENEZZA, LA VERITA’, LA VITA! Ma ciò non ci impedisce di sentirci un poco più sole e un poco più orfane… Sappiamo che certamente la sua mano di Pastore e di Padre continuerà (ci contiamo!) a guidare il nostro Istituto, ogni singola sorella, così come ogni donna e uomo di buona volontà che si sono seduti con Lei alla scuola del Vangelo, per attingere quotidianamente alla Parola quella “luce per i nostri passi” spesso incerti. Accogliamo con trepidazione la responsabilità che ci lascia – a noi come a tutta la Chiesa ambrosiana – di vegliare, di essere presenza viva dell’Amore del Padre per ogni persona, di far dialogare il Vangelo con ogni realtà umana “perché questa storia sia per tutti luogo di salvezza e santità”.
Grazie per tutto carissimo padre. Arrivederci!
Paola Musi
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