Il mondo visto da Sud
"Per la prima volta abbiamo un papa che guarda il pianeta con gli occhi del sud del mondo": sono le parole del gesuita padre Giacomo Costa, di Aggiornamenti sociali. Ci chiediamo: com'è questa prospettiva? Ci viene spontaneo domandarcelo alla vigilia della Domenica delle Palme perché abbiamo riconosciuto nei primi gesti di questo papa alcuni tratti del Messia che viene senza insegne regali. E se fosse proprio dal basso che dobbiamo guardare al mondo, agli uomini e a Dio stesso?
Ci stringiamo attorno al Papa
Dopo avere esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l'età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino.
Con queste parole il Santo Padre decide fermamente di prendere un altro posto nella Chiesa e nel mondo. Ma non si sposta di molto da quel posto di servo assunto otto anni fa e che oggi lo fa guardare in avanti con la premura per la Chiesa e per l'umanità.
Tra le tante opinioni, riletture e valutazioni che si leggono e sentono in questi giorni a proposito delle dimissioni di Benedetto XVI, desideriamo segnalarne due che ci hanno particolarmente colpito, perché non cedono alla tentazione di fare delle «dietrologie» ma leggono l’evento e suggeriscono qualche chiave di lettura che fa pensare...
La prima, apparsa sul web proprio l'11.02, è quella di Antonio Spadaro S.I., direttore de La civiltà cattolica.
Verso la desiderata definitività dell'appartenenza
Ecco l'omelia di Mons Delpini alla S. Messa nel rinnovo dei voti di Giovanna, Maria, Giusy e Paola (Seveso, 1 dicembre 2012)
1.Voi che siete affaticati e oppressi.
Forse Gesù parla di affaticati e oppressi perché sa che la vita qualche volta stanca, di una stanchezza che non è solo fisica per il troppo lavoro, non è una stanchezza che passa con una notte tranquilla, non è una stanchezza che trova soluzione in un giorno di riposo.
La vita qualche volta stanca perché sembra di lavorare per niente, di seminare senza vedere germogli, di proporre senza trovare risposte, di affaticarsi e di essere sempre inadeguati alla missione ricevuta, la stanchezza della frustrazione.
Saluto al card. Martini
Quale gioia quando mi dissero: «andremo alla casa del Signore» e ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme!
(Sal 122,1-2)
Carissimo padre,
ci piace immaginare che molte volte la preghiera di questo salmo, il Salmo delle ascensioni, sia stata anche la sua preghiera. Quante volte il pensiero, il desiderio di raggiungere Gerusalemme, la Gerusalemme terrena, nella terra scelta da Dio come il luogo fisico nel quale rivelare il suo volto agli uomini attraverso lo svolgersi tutto intero della Storia della Salvezza e soprattutto attraverso la Parola ultima e definitiva detta nel Figlio Gesù, morto e risorto proprio nella santa città…
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