Evangelizzare... a ritmo della Chiesa
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Questo libretto è nato da un lavoro di commento su una trentina delle cinquantotto proposizioni post-sinodali presentate dai padri al Papa con la richiesta di considerare l’opportunità di pubblicare un documento sulla trasmissione della fede cristiana attraverso una Nuova Evangelizzazione, da cui ne è derivata l’esortazione Evangelii Gaudium.
Il mio intento, nella prima parte del testo, non è quello di fornire una “nuova metodologia”, o materiali pronti all’uso sul modello “quattro salti in padella”, ma di aiutare a riflettere per acquisire una nuova mentalità e attuare quella conversione pastorale, più volte sollecitata dai Vescovi italiani e da Papa Francesco,
n. 58: Maria stella della nuova evangelizzazione
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PROPOSIZIONE 58: MARIA STELLA DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
Il Concilio Vaticano II ha presentato Maria nel contesto del mistero di Cristo e della Chiesa (cfr LG, 52-68). Papa Paolo VI l’ha dichiarata “Stella dell’evangelizzazione”.
Lei è perciò il modello della fede, della speranza e dell’amore. Lei è il primo aiuto che conduce i discepoli al Maestro (cfr Gv 2). Nel Cenacolo, è la madre dei credenti (cfr Atti 1,14). In quanto Madre del Redentore, Maria diventa testimone dell’amore di Dio. Lei compie liberamente la volontà di Dio. Lei è la donna forte, che insieme a Giovanni, rimane ai piedi della Croce…
Al n. 82 della Evangelii Nuntiandi Papa Paolo VI afferma: “…Al mattino della Pentecoste, Ella ha presieduto con la sua preghiera all’inizio dell’evangelizzazione sotto l’azione dello Spirito Santo: sia lei la Stella dell’evangelizzazione sempre rinnovata che la Chiesa, docile al mandato del suo Signore, deve promuovere e adempiere, soprattutto in questi tempi difficili ma pieni di speranza!”.
Al termine di questo percorso di rilettura delle proposizioni sinodali e in attesa della Esortazione Apostolica che il Santo Padre Papa Francesco vorrà donare a tutta la Chiesa sul tema della Nuova Evangelizzazione, desidero affidare alla Madre tutta l’opera evangelizzatrice della Chiesa con questa preghiera:
Maria, Vergine Madre della Chiesa.
Tu sei splendore che nulla toglie alla luce di Cristo,
perché esisti in Lui e per Lui.
Tutto in te e “fiat”: tu sei l’Immacolata, sei trasparenza e pienezza di grazia.
Affidiamo alla tua premura materna noi stessi, la Chiesa, il mondo intero.
Ti consacriamo tutto il nostro essere e tutta la nostra vita, tutto ciò che abbiamo.
Tutto ciò che amiamo, il nostro corpo, il nostro cuore, la nostra anima.
Ti consacriamo tutta la nostra comunità: le famiglie, i giovani, le attività pastorali,
i gruppi e i movimenti ecclesiali, e soprattutto i nostri malati.
Desideriamo, o Maria, che la nostra consacrazione sia davvero efficace
e porti frutti di vita sempre più conformi al Vangelo.
Amen.
Maria Grazia Rasia
n. 57: La trasmissione della fede cristiana
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PROPOSIZIONE 57: LA TRASMISSIONE DELLA FEDE CRISTIANA
“Mi sarete testimoni” (Atti 1,8). Sin dal primo inizio, la Chiesa ha compreso la sua responsabilità di trasmettere la Buona Novella. Il compito della nuova evangelizzazione, seguendo in questo la tradizione apostolica, è la trasmissione della fede. Il Concilio Vaticano II ci ricorda che questo compito è un processo complesso che coinvolge la fede e la vita di ogni cristiano. Questa fede non può essere trasmessa in una vita che non è modellata secondo il Vangelo o in una vita che non trovi il suo significato, verità e futuro nel Vangelo.
Per questo motivo, la nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana chiama tutti i credenti a rinnovare la loro fede e il loro incontro personale con Gesù nella Chiesa, per approfondire la loro comprensione della verità della fede e condividerla con gioia.
Nella prima Lettera di Paolo ai Corinzi (11,23) troviamo questo termine “trasmettere” riferito alla fede che si è ricevuta. E’ una questione di primaria importanza perché il cristiano non trasmette “solo” una dottrina ma bensì la verità di una Persona, Gesù Cristo Verbo Incarnato e Figlio di Dio. Questo è il centro della Nuova Evangelizzazione, non quindi un vangelo diverso o un “nuovo” Vangelo, ma come fu dall’inizio ci è stato tramandato il deposito della fede che è Gesù Cristo.
Papa Paolo VI nella Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi adopera molteplici volte la parola trasmettere proprio per descrivere l’azione evangelizzatrice della Chiesa, come ad esempio ai nn. 4,15,78,79.
La preoccupazione fondamentale è quella di annunciare Gesù, non le proprie opinioni o attitudini personali. Ciascun cristiano deve poter dire come Gesù nel vangelo di Giovanni (7,16): “La mia dottrina non è mia, ma di Colui che mi ha mandato”.
Il fine di tutto il processo di trasmissione della fede è l’edificazione della Chiesa come comunità dei testimoni di Cristo risorto e del suo Vangelo. Sempre Paolo VI afferma: “Comunità di credenti, comunità di speranza vissuta e partecipata, comunità d’amore fraterno, essa ha bisogno di ascoltare di continuo ciò che deve credere, le ragioni della sua speranza, il comandamento nuovo dell’amore. Popolo di Dio immerso nel mondo, e spesso tentato dagli idoli, essa ha sempre bisogno di sentir proclamare “le grandi opere di Dio”, che l’hanno convertita al Signore, e dev’essere nuovamente convocata e riunita da Lui. Ciò vuol dire, in una parola,che essa ha sempre bisogno d’essere evangelizzata, se vuol conservare freschezza, slancio e forza per annunciare il Vangelo” (vedi EN n. 46).
L’indizione dell’Anno della Fede da parte di Papa Benedetto XVI ricorda l’analoga decisione presa da Paolo VI nel 1967, facendo sue le motivazioni di allora. Scopo dell’iniziativa era incoraggiare in tutta la Chiesa un autentico slancio nel professare il Credo. Una professione che fosse “individuale e collettiva, libera e cosciente, interiore ed esteriore, umile e franca” (Petrum et Paulum Apostolos, XIX centenario martirio dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, 1967). Papa Benedetto cita questo passo nella Lettera Apostolica Porta Fidei al n. 4 e indice l’Anno della Fede, chiedendo che quest’Anno serva per attestare che i contenuti essenziali che da secoli costituiscono il patrimonio di tutti i credenti hanno bisogno di essere confermati e approfonditi in maniera sempre nuova, al fine di darne testimonianza coerente in condizioni storiche diverse dal passato. C’è il rischio che la fede, che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa, non sia più compresa nel suo senso profondo, non venga assunta e vissuta dai cristiani come strumento che trasforma la vita, con il grande dono della figliolanza di Dio nella comunione ecclesiale.
“Ma il Figlio dell’Uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (vedi Lc 18,8) questa domanda di Gesù inquieta: mi ha sempre inquietato poiché è evidente che ci troviamo di fronte alla vera questione della vita!
Proprio Benedetto XVI afferma: “Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato. Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, …. Oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone” (vedi Porta Fidei n. 2). Inoltre “Questa crisi sta provocando effetti sempre più palesi anche in terre feconde che rischiano così di diventare “deserto inospitale”, come Benedetto XVI affermava ai Vescovi italiani nel Discorso all’Assemblea generale della CEI il 24 maggio 2012.
Sempre Papa Benedetto XVI nel Messaggio per la Quaresima 2013, ricordava l’indissolubile intreccio tra fede e carità (n. 3). “L’esistenza cristiana consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio per poi ridiscendere, portando l’amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio. … La priorità spetta sempre al rapporto con Dio e la vera condivisione evangelica deve radicarsi nella fede (Udienza generale 25 aprile 2012). Talvolta si tende, infatti a circoscrivere il termine “carità” alla solidarietà o al semplice aiuto umanitario. E’ importante, invece, ricordare che massima opera di carità è proprio l’evangelizzazione, ossia il “servizio della Parola”. Non v’è azione più benefica, e quindi caritatevole, verso il prossimo che spezzare il pane della Parola di Dio, renderlo partecipe della Buona Notizia del Vangelo, introdurlo nel rapporto con Dio: l’evangelizzazione è la più alta e integrale promozione della persona umana. Come scrive il Servo di Dio Papa Paolo VI nell’Enciclica Popolorum progressio, è l’annuncio di Cristo il primo e principale fattore di sviluppo (cfr n. 16). E’ la verità originaria dell’amore di Dio per noi, vissuta e annunciata, che apre la nostra esistenza ad accogliere questo amore e rende possibile lo sviluppo integrale dell’umanità e di ogni uomo (Caritas in veritate, 8).
E papa Francesco, lo scorso 6 luglio, senza giri di parole, parlando a braccio proprio sul tema dell’annuncio del Vangelo e dell’essere evangelizzatori, ha “sfrondato” quello sbandierato quanto ingiustificato criterio pastorale del “fare aggregazione, fare socializzazione”affermando proprio che “… il nostro compito è l’annuncio di Cristo morto e risorto, il compito della Chiesa è l’annuncio del Vangelo!”.
Maria Grazia Rasia
n. 50: Cortile dei gentili
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PROPOSIZIONE 55: IL CORTILE DEI GENTILI
Le comunità ecclesiali aprono una sorta di Cortile dei Gentili, dove credenti e non credenti possono dialogare su temi fondamentali: i grandi valori di etica, arte e scienza, e la ricerca del trascendente. Questo dialogo è diretto in particolare a “coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come Sconosciuto” (Benedetto XVI, Discorso ai membri della curia romana, 21 dicembre 2009). In un modo particolare, le istituzioni educative cattoliche potrebbero promuovere tale dialogo che non è mai separato dalla “proclamazione iniziale”.
Il rimando che questa proposizione pone alla nostra riflessione riguardo al Cortile dei Gentili è all’iniziativa promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura, su suggerimento di Papa Benedetto XVI, come luogo in cui aprire un confronto reciprocamente arricchente e culturalmente stimolante tra cristiani e quanti sentono distante la religione ma vogliono avvicinare Dio almeno come sconosciuto.
In effetti è la vita quotidiana che potrà indicare alla Chiesa l’azione evangelizzatrice identificando quei luoghi o opportunità per poter dire le parole di Vangelo non solo udibili ma significative e in un certo senso “medicinali” per l’umanità.
Il compito della Nuova Evangelizzazione è condurre sia i cristiani praticanti che coloro che si pongono domande su Dio e lo cercano a percepire la sua chiamata personale nella loro coscienza. La Nuova Evangelizzazione è un invito alle comunità cristiane perché pongano maggiormente la loro fiducia nello Spirito Santo che le guida dentro la storia, per individuare con sempre maggior lucidità i luoghi e i sentieri attraverso i quali porre la questione di Dio al centro della vita delle persone di oggi.
Maria Grazia Rasia
PROPOSIZIONE 55: IL CORTILE DEI GENTILI
Le comunità ecclesiali aprono una sorta di Cortile dei Gentili, dove credenti e non credenti possono dialogare su temi fondamentali: i grandi valori di etica, arte e scienza, e la ricerca del trascendente. Questo dialogo è diretto in particolare a “coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come Sconosciuto” (Benedetto XVI, Discorso ai membri della curia romana, 21 dicembre 2009). In un modo particolare, le istituzioni educative cattoliche potrebbero promuovere tale dialogo che non è mai separato dalla “proclamazione iniziale”.
Il rimando che questa proposizione pone alla nostra riflessione riguardo al Cortile dei Gentili è all’iniziativa promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura, su suggerimento di Papa Benedetto XVI, come luogo in cui aprire un confronto reciprocamente arricchente e culturalmente stimolante tra cristiani e quanti sentono distante la religione ma vogliono avvicinare Dio almeno come sconosciuto.
In effetti è la vita quotidiana che potrà indicare alla Chiesa l’azione evangelizzatrice identificando quei luoghi o opportunità per poter dire le parole di Vangelo non solo udibili ma significative e in un certo senso “medicinali” per l’umanità.
Il compito della Nuova Evangelizzazione è condurre sia i cristiani praticanti che coloro che si pongono domande su Dio e lo cercano a percepire la sua chiamata personale nella loro coscienza. La Nuova Evangelizzazione è un invito alle comunità cristiane perché pongano maggiormente la loro fiducia nello Spirito Santo che le guida dentro la storia, per individuare con sempre maggior lucidità i luoghi e i sentieri attraverso i quali porre la questione di Dio al centro della vita delle persone di oggi.
Maria Grazia Rasia
n. 50: Vita consacrata
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PROPOSIZIONE 50: VITA CONSACRATA
La vita consacrata, di uomini e donne, ha dato un contributo molto importante al lavoro di evangelizzazione della Chiesa nel corso della storia.
In questo momento di nuova evangelizzazione, il Sinodo chiede a tutti i religiosi, uomini e donne, e ai membri degli istituti secolari di vivere radicalmente e con gioia la loro identità di persone consacrate. La testimonianza di una vita che manifesta il primato di Dio e che, per mezzo della vita comune, esprime la forza umanizzante del Vangelo, è una potente proclamazione del Regno di Dio. La vita consacrata, pienamente evangelica ed evangelizzatrice, in profonda comunione coni pastori della Chiesa e in corresponsabilità con i laici, fedeli ai rispettivi carismi, offrirà un contributo significativo alla Nuova Evangelizzazione. Il Sinodo chiede agli Ordini religiosi e alle Congregazioni di essere totalmente disponibili per andare alle frontiere geografiche, sociali e culturali dell’evangelizzazione. Il Sinodo invita i religiosi a recarsi ai nuovi aeropaghi della missione.
Poiché la nuova evangelizzazione è essenzialmente una questione spirituale, il Sinodo sottolinea anche la grande importanza della vita contemplativa nella trasmissione della fede. L’antica tradizione della vita consacrata contemplativa nelle sue precedenti forme di vita comunitaria stabile di preghiera e di lavoro continua ad essere una potente fonte di grazia nella vita e nella missione della Chiesa. Il Sinodo auspica che la nuova evangelizzazione porterà molti altri fedeli ad abbracciare questa forma di vita.
Viene riconosciuta l’importanza della vita consacrata nelle varie forme di annuncio evangelico e di servizio in particolare nel campo della educazione, della sanità, della cura pastorale soprattutto verso i poveri bisognosi di aiuto spirituale e materiale.
E’ importante, al fine di una attenzione al territorio, percorrere vie di stretta collaborazione e intesa con le Chiese locali.
La Chiesa ha sempre percepito che l’educazione è un elemento essenziale della sua missione. All’interno della Chiesa un compito specifico spetta in questo campo alle persone consacrate, le quali sono chiamate a immettere nell’orizzonte educativo la testimonianza radicali dei beni del Regno, proposti ad ogni uomo nell’attesa dell’incontro definitivo con il Signore della storia. Per la loro speciale consacrazione, per la peculiare esperienza dei doni dello Spirito, per l’assiduo ascolto della Parola e l’esercizio del discernimento, per il ricco patrimonio di tradizioni educative accumulato nel tempo dal proprio Istituto, per l’approfondita conoscenza della verità spirituale (cfr Ef 1,17), le persone consacrate sono in grado di sviluppare un’azione educativa particolarmente efficace, offrendo uno specifico contributo alle iniziative degli altri educatori ed educatrici. Munite di questo carisma possiamo quasi “toccare con mano”, quanto i consacrati riescano a dar vita a luoghi educativi permeati di spirito evangelico di libertà e di carità. Questa concreta esperienza di comunione diviene luogo di grazia, dove il progetto pedagogico, contribuisce ad unire in sintesi armonica il divino e l’umano, il Vangelo e la cultura, la fede e la vita. La storia della Chiesa è ricca di ammirevoli esempi di persone consacrate che hanno vissuto e vivono la tensione alla santità mediante l’impegno pedagogico, proponendo allo stesso tempo la santità quale meta educativa (VC n. 96).
Vediamo spesso nelle nostre comunità parrocchiali, religiose o religiosi impegnati nel coordinamento dei percorsi di iniziazione cristiana (iniziando dalla fase battesimale) fino alla pastorale giovanile, familiare, nei percorsi per i fidanzati, accanto alla formazione di adulti … e ci si accorge di questo prezioso ministero quando questi vengono a mancare!
Maria Grazia Rasia
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