Le vocazioni, segno della speranza fondata sulla fede
LA VOCAZIONE OGGI
E’ tempo di Grazia! Nella vita della Chiesa siamo chiamati a riconoscere questo tempo, questa frammento di storia ricco di Grazia. Queste parole possono sembrare vaneggiamento spirituale, in questi anni dove sempre più insistentemente in ogni ambito della vita la parola più pronunciata è “crisi”: crisi delle nascite, crisi economica, crisi del lavoro, crisi morale, crisi politica,crisi dei matrimoni, crisi delle vocazioni, crisi di fede…
Non è mio intento banalizzare problematiche reali e concrete, ma credo che dobbiamo anche provare a leggere quei segni di Grazia che sostengono la nostra speranza nel futuro: un futuro possibile, buono, portatore di una bellezza, un futuro caratterizzato dalla “promessa” ma che è anche “compito”, un futuro che non va temuto! Per un futuro, che già nel presente - nell’oggi si costruisce, e per il quale ha senso parlare di vocazione, ha senso educare ed accompagnare giovani verso una vita che è vocazione! Quest’anno nella Chiesa celebriamo il 50° del Concilio Vaticano II e la 50^ giornata mondiale di preghiera per le vocazioni: fu Paolo VI all’interno dei lavori del Concilio a istituire questa giornata (11 aprile 1964). Ma in queste ultimissimi mesi, credo, possiamo sentire come lo Spirito, che portò e sostenne il Concilio, sta soffiando sostenendo e “vivificando” il cammino della Chiesa e, in essa, di ogni uomo e donna. Credo che oggi siamo chiamati, tutti, a camminare con la capacità di guardare a questa storia e contemporaneamente di guardare oltre, di sollevare lo sguardo per riconoscere la presenza fedele e amante di Dio. Recentemente così Enzo Bianchi ricordava con vigore ad un’assemblea composta da numerosi giovani e adulti: “Parlare di vocazione, non è parlare di crisi di vocazioni: la vocazione non coincide con i numeri! …. L’oggi è sempre un Kairos, è sempre tempo di Dio …. Dio non è mai muto in silenzio! Dio continua a parlare: Dio chiama ed è parola di Dio (così come ci appare dal racconto di Genesi 1), Dio parla ed è chiamata!” (Incontro sul tema "La vocazione oggi", tenutosi presso Auditorium Istituto Paolo VI Concesio - Bs, il 4.4.2013.). A noi è chiesto di non lasciarci chiudere nella logica del calcolo e del profitto, nel pessimismo diffuso, nell’ansia che disorienta, ma di tenere desta la speranza, di rimanere sentinelle di speranza capaci di “rendere ragione della speranza che è in noi” (1Pt 3,15), perché fedele è Colui nel quale crediamo.
LE VOCAZIONI, SEGNO DELLA SPERANZA FONDATA SULLA FEDE
Questo è il tema della giornata di preghiera per le vocazioni, scelto da Benedetto XVI. Nel suo Messaggio, il Papa emerito, ci aiuta a ricordare dove si fonda la nostra speranza, dove sono le radici che ci spingono a sperare: “Guardando alla storia del popolo di Israele narrata nell'Antico Testamento, vediamo emergere, anche nei momenti di maggiore difficoltà come quelli dell'esilio, un elemento costante, richiamato in particolare dai profeti: la memoria delle promesse fatte da Dio ai Patriarchi…Una verità consolante e illuminante che emerge da tutta la storia della salvezza è allora la fedeltà di Dio all'alleanza, alla quale si è impegnato e che ha rinnovato ogniqualvolta l'uomo l'ha infranta con l'infedeltà… In ogni momento, soprattutto in quelli più difficili, è sempre la fedeltà del Signore, autentica forza motrice della storia della salvezza, a far vibrare i cuori degli uomini e delle donne e a confermarli nella speranza di giungere un giorno alla «Terra promessa». Qui sta il fondamento sicuro di ogni speranza: Dio non ci lascia mai soli ed è fedele alla parola data”.
Speranza è fedeltà! Parole che nel mondo di oggi rischiano sempre più di apparire “straniere, estranee”! Forse è per questo che Benedetto XVI pone la domanda anche in che cosa consiste la fedeltà di Dio arrivando a dire: “Nel suo amore... E proprio questo amore, manifestatosi pienamente in Gesù Cristo, interpella la nostra esistenza, chiede una risposta su ciò che ciascuno vuole fare della propria vita, su quanto è disposto a mettere in gioco per realizzarla pienamente. L'amore di Dio segue a volte percorsi impensabili, ma raggiunge sempre coloro che si lasciano trovare. La speranza si nutre, dunque, di questa certezza: « Noi abbiamo conosciuto e creduto l'amore che Dio ha in noi» (1 Gv 4,16). E questo amore esigente, profondo, che va oltre la superficialità, ci dà coraggio, ci fa sperare nel cammino della vita e nel futuro, ci fa avere fiducia in noi stessi, nella storia e negli altri”. E se tutto quello detto fin’ora è per ogni uomo e donna di ogni età, non dobbiamo dimenticare coloro verso i quali va uno sguardo “privilegiato”, uno sguardo colmo di tenerezza e di incoraggiamento amorevole: i giovani!
"VORREI RIVOLGERMI IN MODO PARTICOLARE A VOI GIOVANI E RIPETERVI"
Così Benedetto si inizia a parlare direttamente ai giovani, li interpella …
….Parla a te giovane che stai leggendo: “Che cosa sarebbe la vostra vita senza questo amore? Dio si prende cura dell'uomo dalla creazione fino alla fine dei tempi, quando porterà a compimento il suo progetto di salvezza. Nel Signore Risorto abbiamo la certezza della nostra speranza” (Discorso ai giovani della diocesi di San Marino-Montefeltro, 19 giugno 2011. Ti invito ad andarlo a leggere!). Porre domande ai giovani, a te, non per indagare-curiosare nella e sulla tua vita, ma per aiutarti ad aprire la vita, per sollevarla nel movimento del Risorto e farla giungere ad essere una vita “ricolma di una gioia che nessuno ti potrà togliere” (Gv 16,22). Fare della tua vita un cammino, scoprire che in questo cammino non sei solo, ma c’è Qualcuno che: ti cammina accanto, ti ascolta, ti parla, ti chiama, ti invita a stare con Lui …. “Come avvenne nel corso della sua esistenza terrena, anche oggi Gesù, il Risorto, passa lungo le strade della tua vita, e ti vede immerso nelle tue attività, con i tuoi desideri e i tuoi bisogni. Proprio nel quotidiano continua a rivolgerti la sua parola; ti chiama a realizzare la tua vita con Lui, il solo capace di appagare la nostra sete di speranza… Anche oggi Gesù ripete: «Vieni! Seguimi!» (Mc 10,21). Per accogliere questo invito, occorre non scegliere più da sé il proprio cammino. Seguirlo significa immergere la propria volontà nella volontà di Gesù, dargli davvero la precedenza, metterlo al primo posto rispetto a tutto ciò che fa parte della tua vita: alla famiglia, al lavoro, agli interessi personali, a se stessi. Significa consegnare la propria vita a Lui, vivere con Lui in profonda intimità, entrare attraverso di Lui in comunione col Padre nello Spirito Santo e, di conseguenza, con i fratelli e le sorelle. E questa comunione di vita con Gesù il «luogo» privilegiato dove potrai sperimentare la speranza e dove la tua vita sarà libera e piena!”.
E TU, COMUNITA' CRISTIANA?
Infine, in modo indiretto, Benedetto parla alle Comunità Cristiane, parla a coloro che “anziani” nella fede hanno il compito di farsi guide e”compagni di viaggio” nel cammino dei giovani. Il pensiero va subito ai sacerdoti, ma possiamo allargarlo a tutti coloro che per vocazione sono in una vita di sequela del Risorto (religiose, religiosi, consacrate,consacrati), così come a coloro che svolgono un ruolo di educatori nella fede (laici, genitori…). Essere compagni di viaggio nello stile caro a Paolo VI: l’atteggiamento di chi si fa testimone “L'uomo (noi potremmo dire il giovane di oggi) contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni” (E.V. n°41). Il testimone è colui che, proprio perché impegnato con tutta la sua vita e per tutta la sua vita nel cammino del vangelo, è in grado di aiutare il giovane a: riconoscere i segni di Grazia seminati nella vicenda personale, ha il coraggio di indicare e proporre la bellezza la fecondità di una vita vissuta “con, in, per” Dio. Enzo bianchi, nell’incontro già citato, affermava come nelle nostre comunità spesso manchino “figure chiamanti, figure spiritualmente generanti, manchi una cultura della chiamata, ed auspicava invitava ad una “nuova generazione adulta” di “persone chiamanti” che fanno eco alla parola del Signore e disposte a scomparire come fece Giovanni Battista”.
ANCORA A TE GIOVANE: PROGETTA CON DIO E ABITA IL FUTURO!
Nel finale del messaggio di Benedetto XVI puoi ritrovare un augurio:
“Caro giovane,ti auguro
in mezzo a tante proposte superficiali ed effimere,
di coltivare l'attrazione verso i valori,
le mete alte, le scelte radicali,
per un servizio agli altri sulle orme di Gesù!
Non avere paura di seguirlo e
di percorrere le vie esigenti e
coraggiose della carità
e dell'impegno generoso!
CARLO MARIA MARTINI E GLI ANNI DI PIOMBO
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