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Accompagnare ed essere accompagnati: un dono di Grazia

Certamente è una delle gioie più belle e grandi della vita quella di vedere il Signore all’opera nel cuore delle persone: con la sua pazienza inesauribile, con la sua bontà infinita, con la sua misericordia profonda. Ciò che affermo all’inizio del cammino è che per me è un “onore” avere la possibilità di percorrere un tratto di strada insieme: poter raccogliere i segni di Dio nella loro vita, discernere insieme la conversione possibile, ricordare la Presenza costante di Dio e imparare a riconoscerla anche nei giorni dove è più difficile scorgerla, quando dolore e fatica offuscano la vista e appesantiscono il cuore.

 

 

 Quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi,
quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita
– la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta
e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna,
che era presso il Padre e che si manifestò a noi – ,
quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi,
perché anche voi siate in comunione con noi.
E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo.
Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena.
1 Gv 1,1-4


Scelgo di iniziare con la citazione della prima lettera di Giovanni perché è la verità che tengo sullo sfondo: ciò che “annuncio”, ciò che consegno, ciò che condivido con la persona che mi chiede di vivere l’esperienza di accompagnamento è ciò che per prima io, ho “udito”, “veduto” e “toccato”. Le mie parole potranno farsi “racconto” se ho ascoltato; potranno farsi “immagine” se ho contemplato, potranno essere narrate e annunciate se ho vissuto l’incontro con Qualcuno che ho “toccato”.

Quanto scrivo non ha la pretesa di essere una trattazione esaustiva, non ne sono in grado, sono solo alcuni elementi che ritrovo nel vivere l’esperienza di accompagnamento: sia in quella che sperimento come donna che si lascia accompagnare, sia in quella che vivo come donna che accompagna.

Il primo elemento è la fiducia: l’accompagnamento è fiducia.
Fiducia in Dio prima di tutto.
Fiducia nel Padre che ci ha scelto e chiamato alla vita e alla gioia, che continua a cercarci, ad aspettarci, che desidera incontrare i suoi figli per amarli, che non tiene conto del male ricevuto, che ci guarisce e ci conduce se glieLo permettiamo.
Riuscire ad arrendersi a Dio, a fidarsi di Lui, a credere in Lui, è un obiettivo da non dare per scontato e su cui continuamente dobbiamo riorientarci: capita di vivere momenti di Grazia in cui ci si consegna, ma più consuete sono le fasi in cui si constata che questo atto di fede non è ancora libero e pieno, che la fiducia è, per se stessa, parte costitutiva del cammino. Continuamente dobbiamo consegnare la nostra libertà a Lui, con fiducia, appunto.
Questa fiducia alimenta la fiducia in sé, proprio perché poggia sulla Sua fiducia in ciascuno di noi.
Siamo fiduciosi perchè “porterà a compimento” (Fil 1, 6), perchè dispone che “anche le selve e ogni albero odoroso faranno ombra ad Israele per Suo comando” (Bar 5, 8), che non dobbiamo avere timore di attraversare valli oscure, perché non siamo soli. Il nostro cammino non solo è possibile, ma è accompagnato con amore. Un Amore che chiede continuamente fiducia.
Il terzo atto di fiducia lo si pone verso colui o colei che ci accompagna, che si mette a fianco, che cerca con me la volontà di Dio, che interroga con me ciò che accade, che mi saprà sostenere e spronare una volta individuato il passo da compiere, la scelta da operare, la decisione da prendere.

L’accompagnamento è ascolto.
Ascolto innanzitutto della Parola: da intendere, da accogliere, da gustare e da cui farsi raggiungere per permetterle di operare “come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata” (Is 55, 10-11).
All’ascolto della Parola segue l’ascolto dello Spirito che mi istruisce all’ascolto vero di me stesso: di cosa accade in me, nel mio cuore, nella mia vita. Questo ascolto mi rende attento e sensibile alla Sua voce, mi insegna a disarmarmi di fronte al Signore, a non temere quanto ha da dire alla mia vita: è un ascolto che permette di rimanere aperto al cambiamento, disponibile alla conversione. Illuminato dalla Parola e sostenuto dallo Spirito rispondo con le mie scelte, con i miei piccoli passi verso la Sua volontà: una volontà di bene, di gioia e di pace per ciascuno.

L’accompagnamento è umiltà e perseveranza.
E’ l’umiltà di restare in cammino anche quando sembra che non ci siano “frutti”, è l’umiltà di farsi guidare da chi non sempre intravede il passo da compiere, è la perseveranza mentre si riconosce che non tutti i “nodi” saranno sciolti, è la perseveranza nel tempo in cui si ammette che non sempre si procede, è la perseveranza che ci mantiene aperti e disponibili a nuovi e a imprevedibili cammini, è l’umiltà che afferma che non sempre siamo docili alla conversione, è l’umiltà di riconoscersi peccatori, peccatori perdonati.

L’accompagnamento è preghiera.
La preghiera precede, accompagna e segue il cammino di accompagnamento, è lei che manifesta che “siamo in relazione” con il Signore: che il colloquio, la rotta e le decisioni non sono “tra noi” ma con Lui. E’ il Signore che deve parlare, Lui che dobbiamo ascoltare, Lui solo che può purificare, Lui solo che può guarire, Lui che indica e che sostiene il cammino. Ogni scelta è suggerita, incoraggiata e supportata dalla preghiera. Chi accompagna deve semplicemente essere strumento che facilita l’agire di Dio.

L’accompagnamento è dono reciproco tra chi accompagna e chi è accompagnato.
Non ho vissuto accompagnamento che non mi abbia spronata a crescere. Ogni appello ad una vita spirituale più intensa, ad una preghiera costante, al nutrimento attraverso la Parola, al silenzio contemplativo, alla frequentazione ai sacramenti, alla vigilanza, alla lotta-resistenza nella tentazione, alla perseveranza nella notte… è richiamo a me, è far memoria a me stessa del cammino che anch’io sono chiamata costantemente e primariamente a percorrere. Non sono “consegne” per chi mi sta dinanzi, sono “moniti” che mi ricordano che anch’io sono in cammino, che anch’io devo tendere a Lui, che imparo da Lui restando in ascolto, che ho le mie conversioni da compiere.
Quante volte le intuizioni dell’accompagnato hanno allargato il mio sguardo, quante volte le sue curiosità e domande mi hanno spronato ad approfondire, quante volte la sua caparbietà ha rinnovato alcune decisioni ormai sopite, quante volte la sua perseveranza ha sostenuto la mia fedeltà, quante volte la sua preghiera ha rinforzato la mia,…
Accompagnare è un dono. Un dono grande.

Ringrazio il Signore per quanti ha affidato alla mia inadeguata cura, a cui riesce a supplire con la Sua presenza, il Suo amore, il Suo Spirito.

Silvia F.

CARLO MARIA MARTINI E GLI ANNI DI PIOMBO

 

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