Storie di persone
Discretamente poso lo sguardo sulla storia di una donna sul suo desiderio, sulla sua attesa che rende grande la sua sete (Gv 4,1-30). E’ una storia che scorre nella normalità fatta di quotidianità, di abitudini, di attività da svolgere; un ciclo continuo e quasi ininterrotto a tal punto che ci si dimentica di quel desiderio che è di fondo e fondante la vita: il desiderio di una vita vissuta nell’Amore.
Un desiderio di cui si arriva a percepire da lontano come un sussurrio leggero, si prova ad appagarlo in molti modi attraverso molte e svariate cose- attività, attraverso molte amicizie e magari molti amori. E’ come se davanti a questo desiderio questa donna, ma come lei ogni donna e ogni uomo, avesse paura di mettersi in ascolto di esso: fa sempre un po’ di timore ascoltare ciò che non conosciamo con precisione, che non sappiamo dove può condurci…. Allora, proviamo ad appagarlo. Ma il desiderio dell’Amore, dell’essere Amati in verità e di poter amare con tutte le nostre forze, non si lascia azzittire non ci abbandona, non fugge da noi! Ci accompagna, si fa’ dolce presenza e attesa di noi. E questa non è altro che la vocazione di ogni persona: amare perché amati.
nella solitudine…. un incontro… un dialogo
Nel nostro correre la vita tra un impegno ed un altro, ci possiamo ritrovare a camminare da soli, a vivere un momento di solitudine, mentre si vuole raggiungere quel nostro luogo prefissato. Come la donna che va da sola al “suo pozzo”. Sono i momenti in cui lo Spirito ci conduce nel “deserto”, dove possiamo incontrare e riconoscere ciò che è essenziale nella vita. Da soli con la nostra sete di amore, sete di una vita piena di senso. Questi sono i momenti che ci conducono “verso la nostra vocazione”: l’amore chiede di essere incontrato dentro una relazione che è “a tu per tu” affinché possa orientare la nostra vita. Se non c’è questa dimensione profondamente personale non si ha un incontro, ma semplicemente un avvicinarsi così come spesso accade nelle nostre piazze (anche quelle virtuali che ormai sempre più spesso frequentiamo). Cercare la propria vocazione, il “meglio per me”, ci chiede da una parte la capacità di abitare le relazioni della nostra vita, ma dall’altra saper abitare anche momenti di solitudine.
Nella solitudine, nel silenzio posso incontrare il desiderio di fondo che è in me, ascoltarlo: “La buona notizia consiste nel fatto che Dio ha una parola per me, e io posso ascoltarla, nel silenzio e nella pace; da tale ascolto sono nutrito, cresco nella fede e mi realizzo come persona; cresco insieme a tanti altri come Chiesa in cammino” così diceva il Card. Carlo Maria Martini. Ed è qui che l’incontro si nutre di ascolto e si apre al dialogo: tra la Parola e noi! Ascolto questa Parola che è per me, la interpello e mi lascio interpellare nella mia vita, ancora una volta come quella donna che ha incontrato la Parola, l’ha ascoltata l’ha interrogata e si è lasciata interrogare.
Nel silenzio mi apro all’ascolto, ma su questo ti invito ad andare a leggere in “Donna chi cerchi” ciò che riguarda l’ascolto.
Lasciare che l’ascolto della parola che è per me si apra al dialogo, significa assumere una posizione di responsabilità: non è passività! La responsabilità mi porta a fermarmi, a porre attenzione, a fare domande, a riflettere, a “controbattere”; è lasciare emergere ed esplicitare i “dubbi”; nel dialogo che avviene tra la donna e Gesù ci è dato anche di comprendere come sia importante non bloccarsi davanti a possibili fraintendimenti (nel nostro brano di vangelo li ritroviamo intorno all’acqua alla sete). Molto spesso, quando ci troviamo in queste situazioni, noi blocchiamo e chiudiamo ogni possibile continuazione di confronto, ma sono questi i momenti in cui procedere con un’intelligenza coraggiosa che osa porre altre domande, che osa esprimere la propria riflessione. Lasciarsi interrogare, fino ad avere il coraggio di lasciarsi mettere in discussione … non essere ostinatamente arroccati a ciò che sappiamo, pensiamo, a tutto ciò che è “nostro”, ma è osare lasciarsi guardare e guardarsi e contemporaneamente osare a guardare a qualcosa che mi si presenta come “novità”. Nel dialogo mi apro ad una ricerca autentica ma questa la vedremo nel prossimo “passo”.
Chicca
CARLO MARIA MARTINI E GLI ANNI DI PIOMBO
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