Testimonianze di vita donata/5: MARIA GRAZIA
Anch'io, come Sonia in precedenza, prendo come riferimento il testo di 1Re 19 propostoci come riflessione al Carmelo di Ravenna nella due-giorni vissuta assieme per il nostro venticinquesimo anniversario di consacrazione.
Il profeta Elia mi ha sempre affascinata, una figura spesso associata all'immagine del fuoco per dire la sua passione nell'annuncio del vero Dio.
Una persona che porta il nome stesso di Dio non può essere altrimenti: EL (Elohim) e IA (Jahvè), che si potrebbe tradurre con Dio è il mio Signore.
Anzi, forse, un po' mi somiglia: da una parte persona capace, piena di zelo per il Signore, decisa nella missione (uccide tutti i profeti di Gezabele) e dall'altra, impaurito, fugge pensando di essere solo ("Sono rimasto solo ed essi cercano di togliermi la vita")... ma il colloquio con il Signore che nel silenzio parla al suo cuore, lo conforta e gli ricorda che non lo è, "si è riservato per sé settemila persone" che in Israele non si sono piegate ai Baal.
Il dialogo tra Dio ed Elia inizia con quella domanda ripetuta due volte: "Che fai qui Elia?", che si potrebbe tradurre con "Che cosa è importante per te? Che cosa ti rimane, giunto qui?". Interrogativo importante cui rispondere dopo 25 anni!
Potrei rispondere così: Caro e mio Signore, ciò che è importante è che io, in ogni parola, gesto, azione, prima, ascolti Te. Sei Tu che mi devi dire cosa dire e cosa fare! Mi hai detto: "Non preparate discorsi... lo Spirito parlerà in voi...". Ecco cosa è fondamentale, stare con Te perché Tu mi dica come vivere l'annuncio alle persone cui mi mandi!
In effetti, guardandomi attorno in questi anni, quante iniziative pastorali, parrocchiali o diocesane, rischiano di basarsi unicamente su capacità personali, punti di vista, opinioni teologiche... senza partire dall'ascolto del Signore per leggere o ri-leggere una persona, una realtà, una situazione, ecc. La preghiera è fondamentale!
Il libretto guida per la nostra due-giorni a Ravenna, preparato da Terry, ha un sottotitolo che mi ha fatto pensare: Si diventa ciò che si contempla! Già! Andando più a fondo, non solo Chiese e bellissimi mosaici che abbiamo potuto ammirare, "visione profetica di ciò che sarà il mondo quando Cristo avrà finito di salvarlo, un mondo riconciliato, trasfigurato dalla luce, che è il colore della carità divina" (A. Frossard, Il Vangelo secondo Ravenna), ma in una vita dedicata a Dio a servizio nella Chiesa, si diventa, ci si pone in modo gradito a Dio se prima si contempla Lui, si sta con Lui, per poter dare un po' di luce agli altri. Fa', o Signore, che chi mi accosta veda Te in me! Questo è ciò che mi interessa davvero.
Altre figure mi affascinano: Caterina da Siena, Teresa d'Avila, Paolo di Tarso, il vescovo Atanasio, Giovanni Paolo II, Luigi Giussani... tutte persone capaci, piene di zelo per il Signore, decise nella missione... ma prima di tutto, contemplativi, mistici, stavano con Lui.
Il Signore mi faccia il dono di confermarmi in questo proposito di dedicazione a Lui nella Chiesa e aiuti i pastori della Chiesa nel porre a fondamento la dimensione contemplativa della pastorale.
Maria Grazia Rasia
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