Memoria di San Paolo VI: Sentire cum Ecclesia
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Oggi ci uniamo alla Chiesa per la memoria di San Paolo VI e il ricordo va ancora alla canonizzazione vissuta a Roma insieme al Vescovo Mario Delpini e ai fedeli ambrosiani.
Come Ausiliarie Diocesane, infatti, ci troviamo inserite nella sua storia di santità. Da Vescovo di Milano, insieme ad alcuni preti impegnati nelle realtà vocazionali della Diocesi, avviò il discernimento sulla dedizione pastorale da parte delle donne, confrontandosi con altre realtà già esistenti in Italia e in Europa. Si trattava di permettere allo Spirito Santo di parlare anche a Milano: Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia (Is 43,19).
L'ascolto dello Spirito e lo sguardo profetico lo portarono ad intuire il dono e la necessità di una nuova presenza femminile, corresponsabile con il Vescovo per la cura della Chiesa locale. E da questo noi traiamo ispirazione.
Diventato Papa non poté proseguire ma la sua eredità fu raccolta dai suoi successori, i cardinali Giovanni Colombo e Carlo Maria Martini, che accompagnarono la fondazione dell'Istituto e lo riconobbero parte integrante dell'identità della Chiesa ambrosiana.
Sentire cum Ecclesia: è questa l'esortazione del card. Montini - Paolo VI che ci raggiunge in questo tempo in cui abbiamo ricordato il 40' anniversario dell'erezione giuridica dell'Istituto. Ci sentiamo chiamate a confondere i nostri sentimenti con quelli della grande famiglia di Cristo (omelia alla Messa con le religiose del 1960) per capirne dal di dentro i bisogni spirituali e accompagnarla all'incontro con Lui.
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Barbara Olivato
Ad una sola voce - Preghiera per l'umanità
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Ci uniamo anche noi alla giornata di preghiera e di digiuno perché, davanti al male che provoca dolore, solitudine, povertà di molti, ci accorgiamo di non poterci salvare da soli o di avere il controllo su tutto e ci riscopriamo fragili e indifesi, bisognosi gli uni dell'altri e di creare relazioni di solidarietà oltre ogni confine e barriera che troppo velocemente costruiamo fra noi. Ecco che la preghiera e la carità uniscono, donano speranza, allargano il cuore, ci fanno sentire fratelli in umanità, tutti sulla stessa barca. L'invito è per tutti i credenti di ogni confessione religiosa e per tutti gli uomini e le donne di buona volontà che desiderano camminare insieme pur nelle nostre diversità, costruire una cultura di convivenza e di pace universale, e raccogliere il grido di sofferenza dell'umanità e affidarlo, custodendo nel cuore la certezza che non rimane inascoltato.
GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA: dedicate all'edificazione del popolo di Dio
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Infatti, la Parola con cui il Signore ci ha chiamato ad appartenere a Lui in modo speciale e il SÌ che liberamente gli abbiamo risposto, ci porta a vivere in pienezza e senz'altro la vocazione battesimale, secondo tre consigli che Gesù stesso ha raccomandato: sono i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza nei quali ci siamo impegnate per sempre facendo voto, non solo a parole ma con tutta la nostra vita.
Professare la castità nella nostra vita di consacrazione a Dio significa cercare di custodire il nostro cuore libero da legami personali tenuti esclusivamente per noi stesse e da legami di dipendenza e di dominio verso gli altri.
Vivere la povertà significa custodire il nostro cuore libero da quei legami che ci rendono schiave delle cose desiderate, ottenute con o senza fatica, possedute, trattenute per noi stesse e non condivise.
Vivere l'obbedienza significa custodire il nostro cuore libero dal nostro egoismo e da quelle preoccupazioni personali che ci rendono tristi, ansiose o arrabbiate...
Donne consacrate diocesane a confronto sulla carità pastorale
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«Carità pastorale, sorgente e forma della nostra vita»: questo è il tema del terzo incontro annuale delle diocesane. Sabato 18 gennaio, a un mese dall’incoraggiante incontro con papa Francesco, le Ausiliarie diocesane di Milano, le Cooperatrici di Treviso e Vicenza e le Collaboratrici apostoliche di Padova, si sono incontrate a Desenzano, insieme ai loro assistenti ecclesiastici, per una riflessione comune sulla loro vocazione di consacrazione per la Chiesa diocesana.
La giornata è stata aperta dalla relazione di don Andrea Toniolo, docente della facoltà teologica del Triveneto. Il suo contributo, centrato sul carisma delle «Diocesane» in relazione alle sfide della Chiesa locale, ha sottolineato il cambio di prospettiva avviato dal Vaticano II, rispetto al modo di intendere la pastorale: fare pastorale significa discernere come realizzare la Chiesa in un luogo e in un tempo. In questa prospettiva, in virtù della comune vocazione battesimale di tutto il popolo di Dio, la carità pastorale va pensata come partecipazione all’opera di Dio nella storia e come dono di sé, a immagine di Cristo buon pastore, superando un’ottica funzionale e clericale, ancora molto diffusa nei nostri contesti. Don Andrea ha mostrato alcune sfide ecclesiali dell’oggi da raccogliere da parte delle «Diocesane», che assumono la pastorale come propria missione: l’impegno a favorire il discernimento come stile delle comunità cristiane per maturare nella sinodalità; la testimonianza di dedizione pastorale da parte delle donne e infine la questione del riconoscimento anche «formale» di professionalità e competenze. L’intervento di don Andrea ha suscitato un ricco confronto nei gruppi, in cui sono emerse visioni comuni del servizio pastorale, pur nella differenza della realtà delle Chiese locali. Nel pomeriggio la riflessione si è ulteriormente arricchita con una tavola rotonda, in dialogo con Monsignor Franco Agnesi, vicario generale di Milano, don Leopoldo Voltan, vicario per la pastorale di Padova e don Giuliano Brugnotto, assistente delle Cooperatrici di Treviso. A loro è stato chiesto di delineare, in base alla loro esperienza e conoscenza, le risorse e le criticità che questa realtà di consacrazione femminile incontra. L’incontro si è concluso con il desiderio di trovare modalità per condividere le riflessioni elaborate, perché possano diventare patrimonio anche delle Chiese locali e contributo all’elaborazione del modo di essere Chiesa.
Francesca Scotton, Cooperatrice pastorale diocesana di Treviso
Integrare i saperi della testa, del cuore e delle mani (Christus Vivit, 222)
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