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Respirare a pieni polmoni la gioia dell’annuncio

nuovaEvIl Sinodo dei Vescovi su La nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana (7-28 ottobre) si è concluso con la consegna a papa Benedetto XVI di una lista di 58 Propositiones , votate in precedenza dai padri sinodali.
Nel testo, i presuli, trattano la natura della nuova evangelizzazione, il suo contesto, le risposte pastorali alle circostanze odierne e gli agenti di questa missione. Delle 58 Proposizioni, redatte in latino, esiste solo una versione “ufficiosa” in lingua inglese, di cui vi è una traduzione italiana non ufficiale e di lavoro.

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n. 4: La Santa Trinità, fonte della nuova evangelizzazione

Proposizione n. 4 LA SANTA TRINITA’, FONTE DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

La Chiesa e la sua missione evangelizzatrice hanno la loro origine e forma nella Santissima Trinità secondo il piano del Padre, l’opera del Figlio, che è culminata nella sua morte e gloriosa Risurrezione, e la missione dello Spirito Santo. La Chiesa continua questa missione dell’amore di Dio nel nostro mondo.
L’evangelizzazione deve essere compresa in un ampio e profondo contesto teologico-dottrinale come un’attività di Parola e di Sacramento che, soprattutto attraverso l’Eucaristia, ci ammette alla partecipazione della vita della Trinità, e ciò suscita, con la grazia dello Spirito Santo, la forza di evangelizzare e rende testimonianza alla Parola di Dio con entusiasmo e coraggio.
La nuova evangelizzazione riconosce il primato della Grazia di Dio e come nel Battesimo si rinasce alla vita in Cristo. Questa enfasi sulla filiazione divina dovrebbe portare i battezzati ad una vita di fede che manifesta chiaramente la loro identità cristiana in tutti gli aspetti della loro attività personale.

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n. 6: La proclamazione del Vangelo

Proposizione 6: LA PROCLAMAZIONE DEL VANGELO

Dio, nostro Salvatore, vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità (cfr 1 Tm 2,4). Siccome la Chiesa crede in questo piano divino della salvezza universale, essa dev’essere missionaria (cfr Evangelii Nuntiandi 14, CCC 851). Essa sa anche che “quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa ma che tuttavia cercano sinceramente Dio e coll’aiuto della Grazia si sforzano di compiere con le opere la volontà di Lui, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salvezza eterna (Lumen Gentium 16). Il Vangelo di Gesù Cristo è la proclamazione della sua vita e del mistero pasquale, della sua passione, morte, risurrezione e glorificazione. Il Concilio ci ricorda, tuttavia, che l’evangelizzazione è necessaria per la salvezza di tutti, poiché “molto spesso gli uomini, ingannati dal maligno, hanno errato nei loro ragionamenti e hanno scambiato la verità divina con la menzogna, servendo la creatura piuttosto che il Creatore (cfr Rm 1,21 e 25), oppure, vivendo e morendo senza Dio in questo mondo, sono esposti alla disperazione finale. Perciò la Chiesa per promuovere la gloria di Dio e la salute di tutti costoro, memore de comando del Signore che dice “Predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15), mette “ogni cura nell’incoraggiare e sostenere le missioni” (Lumen Gentium 16).

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n. 7: La nuova evangelizzazione come una permanente dimensione missionaria della chiesa

Proposizione 7: LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE COME UNA PERMANENTE DIMENSIONE MISSIONARIA DELLA CHIESA

Si propone che la Chiesa proclami la permanente dimensione missionaria globale della sua missione con lo scopo di incoraggiare tutte le Chiese particolari ad evangelizzare. L’evangelizzazione può essere compresa sotto tre aspetti. In primo luogo, l’evangelizzazione ad gentes è l’annuncio del Vangelo a coloro che non conoscono Gesù Cristo. In secondo luogo, essa anche include la continua crescita della fede che è la vita ordinaria della Chiesa. Infine, la nuova evangelizzazione si rivolge soprattutto a coloro che si sono allontanati dalla Chiesa. In questo modo, tutte le Chiese particolari saranno incoraggiate a valorizzare ed integrare tutti i loro vari agenti e capacità. Allo stesso tempo, ogni Chiesa particolare deve avere la libertà di evangelizzare secondo le proprie caratteristiche e tradizioni, sempre in unità con la sua Conferenza episcopale o con il Sinodo della Chiesa cattolica orientale. Tale missione globale risponderà all’azione dello Spirito Santo, come in una nuova Pentecoste, attraverso una chiamata lanciata dal Pontefice romano, invitando tutti i fedeli a visitare tutte le famiglie e a portare la vita di Cristo in tutte le situazione umane.

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n.8: Dare testimonianza in un mondo secolarizzato

Proposizione 8: DARE TESTIMONIANZA IN UN MONDO SECOLARIZZATO

Noi siamo cristiani che vivono in un mondo secolarizzato. Mentre il mondo è e rimane la creazione di Dio, la secolarizzazione, rientra nella sfera della cultura umana. Come cristiani non possiamo rimanere indifferenti al processo di secolarizzazione. Ci troviamo infatti in una situazione simile a quella in cui si trovarono i primi cristiani come tali dovremmo percepire questa situazione come una sfida ed una possibilità. Noi viviamo in questo mondo, ma non siamo di questo mondo (cfr Gv 15,19; 17,11; 16). Il mondo è la creazione di Dio e manifesta il suo amore. In Gesù Cristo e per Lui, noi riceviamo la salvezza di Dio e noi siamo capaci di discernere l’evoluzione della sua creazione. Gesù ci apre di nuovo le porte, in modo che, senza timore, possiamo abbracciare con amore le ferite della Chiesa e del mondo (cfr Benedetto XVI). Nella nostra era attuale, che manifesta degli aspetti più difficili rispetto al passato, anche se siamo come il “piccolo gregge” (Lc 12,32), noi diamo testimonianza dell’annuncio evangelico della salvezza e siamo chiamati ad essere sale e luce in un mondo nuovo (cfr Mt 5,13-16).

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n. 9: La nuova evangelizzazione e la proclamazione iniziale

PROPOSIZIONE 9: LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE E LA PROCLAMAZIONE INIZIALE
 
Il  fondamento di ogni proclamazione, la dimensione kerygmatica, la Buona novella, mette in risalto l’annuncio esplicito della salvezza. “Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici” (1 Cor 15,3-5).
La “prima proclamazione” è il luogo dove il kerygma, il messaggio della salvezza del mistero pasquale di Gesù Cristo, è proclamato con grande potenza spirituale, tale da provocare il pentimento del peccato, la conversione dei cuori e una decisione di fede.
Allo stesso tempo, ci deve essere continuità tra la prima proclamazione e la catechesi che ci istruisce nel deposito della fede. Noi consideriamo avere un Piano Pastorale di Proclamazione iniziale, che insegna un incontro vivo con Gesù Cristo. Questo documento pastorale fornirebbe i primi elementi di un processo catechetico, permettendo il suo inserimento nella vita delle comunità parrocchiali. I padri sinodali propongono che vengano scritte linee guida della proclamazione iniziale del kerygma.
Questo compendio includerebbe:
-insegnamento sistematico sul kerygma nella Scrittura e nella Tradizione della Chiesa cattolica;
-insegnamenti e citazioni di santi missionari e martiri nella nostra storia cattolica, che ci aiuterebbero nelle nostre sfide pastorali di oggi;
-qualità e linee guida per la formazione di evangelizzatori cattolici oggi.
 
La Nuova Evangelizzazione ha dato ulteriore risalto ad una sfida decisamente presente nella situazione attuale: è necessario che si ponga mano a un primo annuncio del Vangelo, perché molti praticanti non dimostrano un’autentica e concreta adesione alla persona di Gesù; molti battezzati vivono come se Cristo non esistesse; cresce il numero di coloro che devono completare l’iniziazione cristiana; cresce il numero delle persone non battezzate. Si tratta di una difficoltà con cui la Chiesa si sta misurando da tempo, e che quindi non soltanto è stata denunciata, ma ha conosciuto già alcuni strumenti di risposta. Già Paolo VI, prendendo atto di questa sfida, ha posto la Chiesa di fronte all’urgenza di trovare nuove strade per la proposta della fede cristiana (EN n. 51). E’ nato così lo strumento del “primo annuncio” (cfr RM n. 44 di Giovanni Paolo II), inteso come proposta esplicita, meglio di proclamazione, del contenuto fondamentale della nostra fede. 
Assunto a pieno titolo nel lavoro di riprogettazione in atto degli itinerari di introduzione alla fede, il primo annuncio si dirige ai non credenti, a quelli che, di fatto, vivono nell’indifferenza religiosa. Esso ha la funzione di annunciare il Vangelo e la conversione, in genere, a coloro che tuttora non conoscono Gesù Cristo. La catechesi, distinta dal primo annuncio del Vangelo, promuove e fa maturare questa conversione iniziale, educando alla fede il convertito e incorporandolo nella comunità cristiana. 
I Vescovi Italiani hanno ripreso più volte questo tema e lo propongono come attenzione pastorale rinnovata al fine di un ripensamento degli itinerari di educazione alla fede. A riguardo la CEI ha dedicato numerosi interventi e indicazioni  vedi negli orientamenti per il decennio 2000-2010 Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, ne Il volto missionario della parrocchia in un mondo che cambia, ancora nell’anniversario del 40° del Documento Base il testo Annuncio e catechesi per la Vita cristiana, e un intero documento Questa è la nostra fede dedicato al tema del Primo Annuncio. 
Il precedente Sinodo sulla Catechesi (da cui è derivata l’esortazione apostolica Catechesi Tradendae di Giovanni Paolo II) ha rilanciato due strumenti fondamentali per la trasmissione della fede: la catechesi e il catecumenato. La professione di fede ricevuta dalla Chiesa (traditio), germinando e crescendo durante il percorso catechistico, è restituita (redditio), arricchita con i valori delle differenti culture. Il rilancio di questi due strumenti – catechesi e catecumenato – deve servire a dare corpo a quella che è stata designata con il termine di “pedagogia della fede” (vedi CT n. 58). La sorpresa del primo annuncio non sarà reale fino a quando non troveremo una adeguata “pedagogia di primo annuncio”, che dovrà essere al contempo tutta kerygmatica e tutta antropologica: da qui la richiesta dei padri sinodali di un Piano Pastorale per la Proclamazione iniziale.
Nell’attuale contesto culturale, nel quale Dio non appare agli uomini di oggi né evidente né necessario, per annunciare il vangelo dobbiamo risalire alle formule all’evento pasquale che ha generato la Chiesa, ricuperando il linguaggio tipico del kerygma, cioè il linguaggio missionario che noi abbiamo dimenticato!
 
M.Grazia Rasia
 
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n. 10: Diritto a proclamare e ascoltare il Vangelo

PROPOSIZIONE 10: DIRITTO A PROCLAMARE E ASCOLTARE IL VANGELO
 
Proclamare la Buona novella e la persona di Gesù è un obbligo per ogni cristiano, fondato nel Vangelo: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19).
Allo stesso tempo, è un diritto inalienabile di ogni persona, qualunque sia la sua religione o la sua assenza di religione, di essere in grado di conoscere Gesù Cristo e il Vangelo. Questa proclamazione, data con integrità, deve essere proposta nel rispetto totale di ogni persona, senza alcuna forma di proselitismo.
 
Lascio volentieri il commento al Beato Giovanni Paolo II espresso nella Lettera Enciclica Redemptoris Missio ai nn 7 e 39, circa la permanente validità del mandato missionario (07.12.1990):
 
L’urgenza dell’attività missionaria emerge dalla radicale novità di vita, portata da Cristo e vissuta dai suoi discepoli. Questa nuova vita è dono di Dio, e all’uomo è richiesto di accoglierlo e di svilupparlo, se vuole realizzarsi secondo la sua vocazione integrale in conformità a Cristo. 
Nel mondo moderno c’è la tendenza a ridurre l’uomo alla sola dimensione orizzontale. Ma che cosa diventa l’uomo senza apertura verso l’Assoluto? La risposta sta nell’esperienza di ogni uomo, ma è anche iscritta nella storia dell’umanità col sangue versato in nome di ideologie e da regimi politici, che hanno voluto costruire un’umanità nuova senza Dio (Giovanni XXIII, Mater e Magistra, parte IV).
Del resto a quanti sono preoccupati di salvare la libertà di coscienza, risponde il Concilio Vaticano II: “La persona umana ha il diritto alla libertà religiosa …” (Dignitatis Humanae, 2).
L’annunzio e la testimonianza di Cristo, quando sono fatti in modo rispettoso delle coscienze, non violano la libertà. La fede esige la libera adesione dell’uomo, ma deve essere proposta,  poiché “le moltitudini hanno il diritto di conoscere la ricchezza del mistero di Cristo, nel quale crediamo che tutta l’umanità può trovare, in una pienezza insospettabile, tutto ciò che essa cerca a tentoni su Dio, sull’uomo e sul suo destino, sulla vita e sulla morte, sulla verità … Per questo la chiesa mantiene il suo slancio missionario e vuole, altresì, intensificarlo nel nostro momento storico” (EN 53).
Bisogna dire anche, però, sempre col Concilio, che “a motivo della loro dignità tutti gli esseri umani, in quanto sono persone, dotati cioè di ragione e di libera volontà e perciò investiti di personale responsabilità, sono dalla loro stessa natura e per obbligo morale tenuti a cercare la verità, in primo luogo quella concernente la religione. Essi sono pure tenuti ad aderire alla verità una volta conosciuta e a ordinare tutta la loro vita secondo le sue esigenze” (DH, 2)…
 
Tutte le forme dell’attività missionaria sono contrassegnate dalla consapevolezza di promuovere la libertà dell’uomo annunciando a lui Gesù Cristo. La Chiesa deve essere fedele a Cristo, di cui è il corpo e continua la sua missione … 
La Chiesa ha il dovere di fare di tutto per svolgere la sua missione nel mondo e raggiungere tutti i popoli, e ne ha anche il diritto, che le è dato da Dio per l’attuazione del suo piano. La libertà religiosa, talvolta ancora limitata o coartata, è la premessa e la garanzia di tutte le libertà che assicurano il bene comune delle persone e dei popoli. E’ da auspicare che l’autentica libertà religiosa sia concessa a tutti in ogni luogo, ed a questo scopo la Chiesa si adopera nei vari paesi, specie in quelli a maggioranza cattolica, dove essa ha un maggiore influsso. Ma non si tratta di un problema della religione di maggioranza o di minoranza, bensì di un diritto inalienabile di ogni persona umana.
D’altra parte, la Chiesa si rivolge all’uomo nel pieno rispetto della sua libertà (AG 5; LG 8): la missione non coarta la libertà, ma piuttosto la favorisce. La Chiesa propone, non impone nulla: rispetta le persone e le culture, e si ferma davanti al sacrario della coscienza. A coloro che si oppongono con i più vari pretesti all’attività missionaria la chiesa ripete: Aprite le porte a Cristo!
 
M.Grazia Rasia
 

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