n. 38: L'iniziazione cristiana e la Nuova Evangelizzazione
n. 39: Pietà popolare e Nuova Evangelizzazione
n. 41: Nuova Evangelizzazione e Chiesa particolare
n. 42: Attività pastorale integrata
n. 44: Nuova Evangelizzazione in parrocchia
n. 46: Collaborazione di uomini e donne nella Chiesa
PROPOSIZIONE 46: COLLABORAZIONE DI UOMINI E DONNE NELLA CHIESA.
La Chiesa apprezza l'uguale dignità di donne e uomini nella società come creati ad immagine di Dio, e nella Chiesa in base alla loro comune vocazione come battezzati in Cristo. I pastori della Chiesa hanno riconosciuto le capacità speciali delle donne, come la loro attenzione verso gli altri e i loro doni per l'educazione e compassione, in modo molto speciale nella loro vocazione di madri. Le donne assieme agli uomini danno testimonianza del Vangelo della vita con la loro dedizione alla trasmissione della vita nella famiglia. Insieme aiutano a mantenere viva la fede. Il Sinodo riconosce che oggi, le donne (laiche e religiose) insieme con gli uomini contribuiscono alla riflessione teologica a tutti i livelli e condividono le responsabilità pastorali in modo nuovo, portando avanti la nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede.
La Chiesa riconosce l'uguale dignità di donne e uomini nella società come creati ad immagine di Dio, e nella Chiesa in base alla loro comune vocazione come battezzati in Cristo. I pastori della Chiesa, in vari documenti di magistero, evidenziano le capacità speciali delle donne, come la loro attenzione verso gli altri e i loro doni per l'educazione e compassione, in modo molto speciale nella loro vocazione di madri, danno testimonianza del Vangelo della vita con la loro dedizione alla trasmissione della vita nella famiglia e aiutano a mantenere viva la fede. In questi ultimi decenni, insieme agli uomini, si vedono più donne, laiche e religiose, che contribuiscono alla riflessione teologica a tutti i livelli.
In proposito ho riletto il documento della Congregazione per la dottrina della fede La collaborazione dell'uomo e della donna nella Chiesa e nel mondo del 31 Maggio 2004.
I media hanno riportato la notizia che, durante i giorni del Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione dell'Ottobre 2012, i padri sinodali si sono soffermati a riflettere proprio su questo tema e che, constatando il maggior numero di donne rispetto agli uomini appartenenti alla Chiesa, e riconoscendo i molteplici impegni in diversi settori di apostolato, sottolineavano l'importanza che "le donne nella Chiesa siano felici" ... anche per non avere in ricaduta, una Chiesa "triste".
Così pure nelle Congregazioni generali pre-Conclave dello scorso Marzo, sempre i mass media, hanno riportato che i cardinali si sono soffermati sul ruolo della donna nella Chiesa ...
Ancora, ho recuperato un bellissimo inserto preparato nel Maggio 2012 dell'Osservatore Romano sul tema "Donne Chiesa Mondo", dove vengono presentate, nei secoli, diverse figure femminili apportatrici di singolari carismi e spiritualità messe a servizio del Vangelo, non nascondendo come anche "opere letterarie siano state scritte da donne, ma pubblicate con pseudonimi maschili. Recentemente, lo storico francese Jacques Gagey ha rivelato che è accaduto anche per uno dei più famosi libri di spiritualità cattolica, L'abbandono alla Provvidenza divina, l'opera spirituale più importante del Settecento francese, redatta verso il 1740 e pubblicata nel 1861. Von Balthasar la considerava "il libro cerniera che raccoglieva l'epoca mistica tutta intera", classico della spiritualità e libro dalla fisionomia unica che accompagna costantemente molte persone spirituali. Queste pagine famose e continuamente riedite non sono opera del gesuita Jean-Pierre de Caussade, ma di una donna.
Gagey sa che, in quell'epoca, non aveva importanza l'attribuzione dell'autore. Oggi però far luce è un dovere di verità storica, specie quando tutti pensano che l'autore sia un uomo, e questo rende più difficile scoprire che invece è una donna".
Di ritorno dalla GMG brasiliana anche Papa Francesco (28 luglio 2013) nel colloquio con i giornalisti, ha voluto rilanciare il ruolo della donna nella Chiesa chiedendo esplicitamente una riflessione teologica e il riconoscimento concreto di ruoli nella vita della comunità ecclesiale da parte delle donne, usando anche l'immagine forte del Cenacolo: "Una Chiesa senza le donne è come il collegio apostolico senza Maria!" Certo non mancano riflessioni teologiche sulla donna e sul suo ruolo nella Chiesa ma, è necessario riconoscere, persiste una ambiguità nel trattare la tematica, che spesso argomenta per contrapposizione o con una complementarietà, rispetto all'uomo, non molto lucida. Il giorno precedente, in un contesto più autorevole quale è stata la Celebrazione Eucaristica nella Cattedrale di Rio de Janeiro presieduta dal Papa davanti ai Vescovi brasiliani, sabato 27 luglio u.s., il Santo Padre nel trattare il tema della missione e conversione pastorale ha affermato: "... le donne, che hanno un ruolo fondamentale nel trasmettere la fede. Non riduciamo l'impegno delle donne nella Chiesa, bensì promuoviamo il loro ruolo attivo nella comunità ecclesiale. Perdendo le donne la Chiesa rischia la sterilità".
Vediamo cosa ci riserverà il futuro in proposito, se avremo il coraggio di assecondare i suggerimenti dello Spirito Santo!
Nell'attuale situazione in me permane una personalissima convinzione: la collaborazione tra uomo e donna nella Chiesa e nel mondo si avrà nel pomeriggio del Giorno del Giudizio, dove, per dono di Dio, si sarà raggiunto lo shalom universale, dove si avvererà la profezia di Isaia "Il lupo dimorerà insieme con l'agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l'orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso..." (cfr Is 11,6-8).
Non è solo ironia: penso veramente siano da tenere in debita considerazione le conseguenze che il peccato originale porta con sé e che toccano tutti. E' un fatto che ogni discendente di Adamo che è sulla terra, da allora, "soppesi" quanto ogni Eva gli va dicendo (a volte anche con l'intento di circuire e portare l'Adamo di turno dove desidera lei) e, pur essendo attratta da lui, la donna gli sarà sottomessa, perché Adamo, ha da parte sua la volontà di prevaricare e possedere.
Solo "il Nuovo Adamo", Cristo Signore ovvero il Germoglio scaturito dal tronco di Iesse, porterà a compimento il Regno di Dio, come sappiamo a prezzo del suo sangue, instaurando nuovi cieli e nuova terra, lo shalom universale ...
Nel frattempo, da qui al pomeriggio del Giorno del Giudizio, rimane per tutti e ciascuno la fatica ascetica della conversione e della comunione (e non solo collaborazione)!
n. 47: Formazione per evangelizzatori
PROPOSIZIONE 47: FORMAZIONE PER GLI EVANGELIZZATORI
Questo Sinodo ritiene che sia necessario istituire dei centri di formazione per la nuova evangelizzazione, dove i laici imparino a parlare della persona di Cristo in maniera persuasiva, adatta al nostro tempo e a gruppi specifici di persone (giovani, agnostici, anziani, ecc.).
Il cristocentrismo trinitario (cfr Direttorio Generale per la Catechesi, 98-100) è il criterio più essenziale e fondamentale per la presentazione del messaggio del Vangelo nei tre momenti dell'evangelizzazione, sia per la proclamazione iniziale, la catechesi o la formazione continuata (cfr DGC, 60-72). Tutto l'insegnamento e le risorse devono essere valutate in questa luce.
Durante il Sinodo è emersa la necessità di istituire centri di formazione per la nuova evangelizzazione, dove i laici imparino a parlare della persona di Cristo in maniera persuasiva, adatta al nostro tempo e alle persone di oggi.
Il medesimo auspicio per una formazione adeguata per i laici lo sollecitava anche il Beato Giovanni Paolo II nella Catechesi Tradendae al n. 71: "... A tutti coloro che lavorano generosamente al servizio del Vangelo ed ai quali ho qui espresso il mio vivo incoraggiamento, io vorrei rammentare una consegna che era cara al mio venerato Predecessore Paolo VI: "In quanto evangelizzatori, noi dobbiamo offrire (...) l'immagine (...) di persone mature nella fede, capaci di ritrovarsi insieme al di sopra delle tensioni concrete, grazie alla ricerca comune, sincera e disinteressata della verità. Sì, la sorte dell'evangelizzazione è certamente legata alla testimonianza di unità data dalla Chiesa. E' questo un motivo di responsabilità, ma anche di conforto (EN n. 77)".
Ritengo che questo invito vada esteso e sollecitato con maggiore incisività e concretezza oltre che ai laici, alle persone di vita consacrata, ai presbiteri, diaconi e ai vescovi, in quanto tutti sono evangelizzatori secondo la vocazione ricevuta.
Tuttavia (non penso sia una mia personale impressione) si deve constatare, con qualche disagio, come almeno nell'ultimo decennio, sul tema della formazione vi sia una specie di scollamento tra le varie "categorie" di persone che compongono la comunità cristiana, non solo riguardo alla "quantità" (rispetto a chi si pone il problema di "quale corso faccio?) ma soprattutto alla qualità della formazione stessa.
Il "grado" qualitativo dovrebbe essere valutato osservando come la proposta formativa nel campo nella Evangelizzazione segua il soffio dello Spirito Santo che indica il "passo" alla Chiesa formulando gli Orientamenti Pastorali necessari.
A seguito del Grande Giubileo del 2000, almeno per quanto riguarda la Conferenza Episcopale Italiana, si è avuta una accelerazione importante nel sollecitare a passare da una pastorale della conservazione a una pastorale missionaria in senso proprio. Basta leggere e fare propri i programmi pastorali decennali Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia (2000-2010) e gli attuali Educare alla vita buona del Vangelo (2010-2020).
Faccio degli esempi concreti nell'intento di spiegare il mio pensiero.
Non è difficile sentirsi obiettare durante un corso qualificato di formazione per catechisti, trattando temi di nuova evangelizzazione come l'iniziazione cristiana, il catecumenato, il primo annuncio rivolto a ragazzi e genitori, da sempre più persone e in diversi luoghi della nostra vasta Diocesi ambrosiana "Ma queste cose le avete dette ai preti?".
A volte viene da chiedersi come i presbiteri e diaconi siano stati "attrezzati" per lavorare nei cantieri pastorali che varie Diocesi italiane avevano aperto in anni recenti, legati a temi importanti della vita ecclesiale quali, la formazione dei preti giovani, la riforma liturgica, le unità pastorali, l'iniziazione cristiana e la pastorale giovanile.
In sintesi due sottolineature da considerare sul tema della formazione degli Evangelizzatori:
1. La formazione deve soprattutto operare una maturazione della persona: curare i contenuti della fede e lavorare perché la persona in formazione viva una tras-formazione, facendo maturare tutti i doni e carismi personali, che probabilmente un percorso formativo unicamente intellettuale non riuscirebbe a far emergere facendoli rimanere sopiti o nascosti, per il proprio bene e per il bene della Chiesa cui generosamente svolge il suo ministero.
2. Penso si sia compreso l'errore che rilevo ormai da parecchio tempo: quello di vedere uno "scollamento" qualitativo di formazione tra le varie "categorie" operanti nella chiesa, il non avere il medesimo passo e orizzonte, pur da punti di vista vocazionali differenti, ... e questo è dannoso per tutti! Mi auguro e spero che i responsabili della formazione dei diversi settori pastorali siano più attenti e qualitativamente più solleciti verso i percorsi cui spinge la Nuova Evangelizzazione.
Maria Grazia Rasia
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