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n. 48: La famiglia cristiana

PROPOSIZIONE 48: LA FAMIGLIA CRISTIANA

Istituita dal sacramento del matrimonio, la famiglia cristiana come Chiesa domestica è il luogo e primo agente nel dono della vita e dell'amore, la trasmissione della fede e la formazione della persona umana secondo i valori del Vangelo. Imitando Cristo, tutta la Chiesa deve dedicare se stessa al sostegno delle famiglie nella catechesi dei bambini e dei giovani. In molti casi i nonni avranno un ruolo molto importante.
Allo stesso tempo, la Nuova Evangelizzazione deve fare sforzi per affrontare i problemi significativi riguardo al matrimonio, nel caso dei divorziati e risposati, nella situazione dei loro figli, nella sorte dei coniugi abbandonati, nelle coppie che convivono senza il matrimonio e nella tendenza della società a ridefinire il matrimonio. La Chiesa, con cura materna e spirito evangelico, deve cercare delle risposte adeguate per queste situazioni, essendo un aspetto importante della nuova evangelizzazione.
Ogni piano pastorale di evangelizzazione deve comprendere anche un invito rispettoso a tutti coloro che vivono da soli, per sperimentare Dio nella famiglia della Chiesa.
E' necessario educare le persone su come vivere la sessualità umana secondo l'antropologia cristiana, sia prima del matrimonio che durante il matrimonio stesso.
Il Sinodo guarda con favore quelle famiglie che lascino le loro case per essere evangelizzatori per Cristo in altri Paesi e culture.

La famiglia è l'ambito privilegiato dove ogni persona impara a dare e ricevere amore. Per questo motivo la Chiesa manifesta costantemente la sua sollecitudine pastorale in questo ambito fondamentale della persona umana. La famiglia è un'istituzione intermedia tra l'individuo e la società, e niente può supplirla totalmente. Essa stessa si fonda soprattutto su una profonda relazione interpersonale tra marito e moglie, sostenuta dall'affetto e dalla mutua comprensione. Perciò riceve l'abbondante aiuto di Dio nel sacramento del Matrimonio che comporta una vera vocazione alla santità.
Il padre e la madre si sono promessi davanti a Dio un "sì" totale, che costituisce la base del sacramento che li unisce; allo stesso modo, affinchè la relazione interna della famiglia sia completa, è necessario che dicano anche un "sì" di accettazione ai loro figli generati o adottati e che hanno una propria personalità e carattere.
Un nucleo familiare può trovare ostacoli difficili da superare se si sente isolato dal resto dei suoi familiari e amici. Perciò, la comunità ecclesiale ha la responsabilità di offrire sostegno, stimolo e alimento spirituale che fortifichi la coesione familiare, soprattutto nelle prove o nei momenti critici. In questo senso, è molto importante il ruolo delle parrocchie, così come della associazioni e movimenti ecclesiali, chiamati a collaborare come strutture di appoggio e mano tesa della Chiesa per la crescita della famiglia nella fede.
Insieme alla trasmissione della fede e dell'amore del Signore, uno dei compiti più grandi della famiglia è quello di formare persone libere e responsabili. Perciò i genitori devono continuare a restituire ai loro figli la libertà, della qualche per qualche tempo sono garanti. Quando la famiglia non si chiude in se stessa, i figli continuano a imparare che ogni persona è degna di essere amata, e che c'è una fraternità fondamentale universale fra tutti gli esseri umani.
La particolare importanza del trasmettere la fede in famiglia comporta una grande responsabilità. Lo esprime molto bene il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 171: "Come una madre che insegna ai suoi figli a parlare, e quindi a comprendere e a comunicare, la Chiesa nostra Madre, ci insegna il linguaggio della fede per introdurci nell'intelligenza della fede e nella vita di fede". Come simboleggiato nella liturgia del battesimo, con la consegna del cero acceso, i genitori sono associati al mistero della nuova vita come figli di Dio, vita che si riceve per mezzo dell'acqua battesimale.
Trasmettere la fede ai figli, con l'aiuto di altre persone o istituzioni come la parrocchia, la scuola o le associazioni cattoliche, è una responsabilità che i genitori non possono dimenticare, trascurare o delegare totalmente. "La famiglia cristiana è chiamata Chiesa domestica, perché manifesta e attua la natura comunionale e familiare della Chiesa come famiglia di Dio. Ciascun membro, secondo il proprio ruolo, esercita il sacerdozio battesimale, contribuendo a fare della famiglia una comunità di grazia e di preghiera, una scuola delle virtù umane e cristiane, il luogo del primo annuncio della fede ai figli" (CCC, Compendio, n. 350).
La fede non è una eredità culturale, ma un'azione della grazia di Dio che chiama, come anche la libertà umana che può aderire oppure non aderire a quella chiamata. I genitori sono chiamati a una testimonianza credibile della loro fede: essi trasmettono la fede quando insegnano ai loro figli a pregare e pregano insieme (FC n. 60); quando li avvicinano ai Sacramenti e li introducono nella vita della Chiesa; quando leggono la Bibbia, e trovano luce per la vita familiare e sociale rivolgendosi a Dio come Padre.

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n. 49: La dimensione pastorale del ministero ordinato

PROPOSIZIONE 49: DIMENSIONE PASTORALE DEL MINISTERO ORDINATO

I padri sinodali incoraggiano i vescovi e i sacerdoti a conoscere la vita delle persone che servono in un modo più personale. Le persone cercano dei testimoni autentici e credibili nei loro vescovi e sacerdoti che vivono e modellano la fede e la Nuova Evangelizzazione. Il vescovo è un evangelizzatore che guida con l’esempio e condivide con tutti i battezzati la benedizione di essere chiamato ad evangelizzare. Formazione permanente per il clero sulla nuova evangelizzazione e metodi di evangelizzazione nella diocesi e parrocchia sono necessari al fine di apprendere mezzi efficaci per mobilitare i laici ad impegnarsi nella nuova evangelizzazione. Noi invitiamo i vescovi, in primo luogo i responsabili per tutta l’opera pastorale della Chiesa, a sviluppare un piano che animi ed accompagni in modo diretto e personale il lavoro pastorale del presbiterato, il nucleo della leadership della Nuova Evangelizzazione. Confrontati con gli scandali riguardanti la vita e il ministero sacerdotale, che deploriamo profondamente, proponiamo tuttavia che, grazie ed incoraggiamenti siano dati al fedele servizio di tanti sacerdoti e che orientamenti pastorali vengano dati alle Chiese particolari su un piano pastorale presbiterale che è sistematico ed organizzato e che sostiene il rinnovamento autentico della vita e del ministero dei sacerdoti, che sono i primi agenti della nuova evangelizzazione (cfr Pastores dabo vobis, 2). Affinchè i sacerdoti siano adeguatamente preparati per il lavoro della Nuova Evangelizzazione, il Sinodo auspica che nella loro formazione si abbia cura di formarli in una spiritualità profonda, in una solida dottrina, nella capacità di comunicare nella catechesi e in una presa di coscienza dei moderni fenomeni culturali. I seminari devono avere la nuova evangelizzazione come obiettivo, in modo che diventi il filo conduttore ed unificante nei programmi di formazione umana, spirituale, intellettuale e pastorale nell’ars celebrandi, nell’omiletica e nella celebrazione del sacramento della Riconciliazione, che sono tutti elementi molto importanti della Nuova Evangelizzazione. Il Sinodo riconosce ed incoraggia il lavoro dei diaconi il cui ministero rende un grande servizio alla Chiesa. Programmi di formazione continuata all’interno della diocesi devono essere anche disponibili per i diaconi.

Nel Percorso Pastorale diocesano Mi sarete testimoni (2003-2006), alle pagg. 202-206, il cardinale Tettamanzi ricordava, citando il documento Presbyterorum ordinis (n.2) del Concilio Vaticano II sui presbiteri, ribadisce «il posto specifico e insostituibile nell’evangelizzazione e trasmissione della fede che spetta ai Vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, a quanti cioè ricevono il sacramento dell’Ordine[…] I presbiteri ricevono dal sacramento dell’Ordine il sacro potere di “agire nella persona di Cristo Capo”, in particolare offrendo il Sacrificio della Messa e perdonando i peccati [...]. In particolare, i presbiteri, sono la ripresentazione sacramentale, nella Chiesa e davanti alla Chiesa, di Gesù Cristo Capo e Pastore […]. Poiché il sacerdozio ministeriale è al servizio del sacerdozio comune di tutti i fedeli, i presbiteri ricevono, infine, il compito di edificare la comunità cristiana come comunità della Parola, del Sacramento e della carità. Il modo loro specifico di edificarla è quello che si esprime nel “ministero della presidenza”, inteso come servizio per la comunione tra tutti i fedeli (Sinodo 47°, cost.132, 3c). Rientra nel ministero della presidenza il compito di discernere ed educare, valorizzare, promuovere e coordinare l’esercizio concreto, da parte di tutti i fedeli, dei loro ministeri, uffici e funzioni in ordine a una crescita corale della comunità cristiana in senso decisamente missionario».

Papa Francesco, in questi primi mesi di pontificato, ha assiduamente parlato di come intenda il ruolo dei presbiteri, che per lui non possono essere altro che pastori umili a servizio del loro gregge. Ancora di più, il presbitero deve avere addosso l’odore delle anime che pascola, come invitava alla Messa Crismale del 28 marzo scorso, dicendo: “Questo vi chiedo: siate pastori con l’odore delle pecore”. E ancora, sempre in quella occasione, “Il buon sacerdote si riconosce da come viene unto il suo popolo; questa è una prova chiara”. Il prete-gestore è una delle derive del ministero sacerdotale che forse più inquieta Papa Francesco: “Siate pastori, non funzionari. Siate mediatori, non intermediari … Abbiate sempre davanti agli occhi l’esempio del Buon Pastore, che non è venuto per essere servito, ma per servire, e per cercare di salvare ciò che era perduto” (Ordinazioni presbiterali, 21 aprile 2013). Al Convegno della Diocesi di Roma (17 Giugno 2013) Papa Francesco ha affermato: “Questa è una responsabilità grande, e dobbiamo chiedere al Signore la grazia della generosità e il coraggio e la pazienza per uscire, per uscire ad annunziare il Vangelo. Ah, questo è difficile. E’ più facile restare a casa, con quell’unica pecorella! E’ più facile con quella pecorella, pettinarla, accarezzarla … ma noi preti, anche voi cristiani, tutti: il Signore ci vuole pastori, non pettinatori di pecore; pastori!”. E per questo occorre quella preghiera forte e coraggiosa, cui il Papa ci invita, per chiedere a Dio preti generosi e santi, dediti al popolo di Dio in comunione con il proprio Vescovo. Maria Grazia Rasia

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n. 50: Vita consacrata

PROPOSIZIONE 50: VITA CONSACRATA
La vita consacrata, di uomini e donne, ha dato un contributo molto importante al lavoro di evangelizzazione della Chiesa nel corso della storia.
In questo momento di nuova evangelizzazione, il Sinodo chiede a tutti i religiosi, uomini e donne, e ai membri degli istituti secolari di vivere radicalmente e con gioia la loro identità di persone consacrate. La testimonianza di una vita che manifesta il primato di Dio e che, per mezzo della vita comune, esprime la forza umanizzante del Vangelo, è una potente proclamazione del Regno di Dio. La vita consacrata, pienamente evangelica ed evangelizzatrice, in profonda comunione coni pastori della Chiesa e in corresponsabilità con i laici, fedeli ai rispettivi carismi, offrirà un contributo significativo alla Nuova Evangelizzazione. Il Sinodo chiede agli Ordini religiosi e alle Congregazioni di essere totalmente disponibili per andare alle frontiere geografiche, sociali e culturali dell’evangelizzazione. Il Sinodo invita i religiosi a recarsi ai nuovi aeropaghi della missione.
Poiché la nuova evangelizzazione è essenzialmente una questione spirituale, il Sinodo sottolinea anche la grande importanza della vita contemplativa nella trasmissione della fede. L’antica tradizione della vita consacrata contemplativa nelle sue precedenti forme di vita comunitaria stabile di preghiera e di lavoro continua ad essere una potente fonte di grazia nella vita e nella missione della Chiesa. Il Sinodo auspica che la nuova evangelizzazione porterà molti altri fedeli ad abbracciare questa forma di vita.

Viene riconosciuta l’importanza della vita consacrata nelle varie forme di annuncio evangelico e di servizio in particolare nel campo della educazione, della sanità, della cura pastorale soprattutto verso i poveri bisognosi di aiuto spirituale e materiale.
E’ importante, al fine di una attenzione al territorio, percorrere vie di stretta collaborazione e intesa con le Chiese locali.
La Chiesa ha sempre percepito che l’educazione è un elemento essenziale della sua missione. All’interno della Chiesa un compito specifico spetta in questo campo alle persone consacrate, le quali sono chiamate a immettere nell’orizzonte educativo la testimonianza radicali dei beni del Regno, proposti ad ogni uomo nell’attesa dell’incontro definitivo con il Signore della storia. Per la loro speciale consacrazione, per la peculiare esperienza dei doni dello Spirito, per l’assiduo ascolto della Parola e l’esercizio del discernimento, per il ricco patrimonio di tradizioni educative accumulato nel tempo dal proprio Istituto, per l’approfondita conoscenza della verità spirituale (cfr Ef 1,17), le persone consacrate sono in grado di sviluppare un’azione educativa particolarmente efficace, offrendo uno specifico contributo alle iniziative degli altri educatori ed educatrici. Munite di questo carisma possiamo quasi “toccare con mano”, quanto i consacrati riescano a dar vita a luoghi educativi permeati di spirito evangelico di libertà e di carità. Questa concreta esperienza di comunione diviene luogo di grazia, dove il progetto pedagogico, contribuisce ad unire in sintesi armonica il divino e l’umano, il Vangelo e la cultura, la fede e la vita. La storia della Chiesa è ricca di ammirevoli esempi di persone consacrate che hanno vissuto e vivono la tensione alla santità mediante l’impegno pedagogico, proponendo allo stesso tempo la santità quale meta educativa (VC n. 96).
Vediamo spesso nelle nostre comunità parrocchiali, religiose o religiosi impegnati nel coordinamento dei percorsi di iniziazione cristiana (iniziando dalla fase battesimale) fino alla pastorale giovanile, familiare, nei percorsi per i fidanzati, accanto alla formazione di adulti … e ci si accorge di questo prezioso ministero quando questi vengono a mancare!

Maria Grazia Rasia

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n. 50: Cortile dei gentili

PROPOSIZIONE 55: IL CORTILE DEI GENTILI

Le comunità ecclesiali aprono una sorta di Cortile dei Gentili, dove credenti e non credenti possono dialogare su temi fondamentali: i grandi valori di etica, arte e scienza, e la ricerca del trascendente. Questo dialogo è diretto in particolare a “coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come Sconosciuto” (Benedetto XVI, Discorso ai membri della curia romana, 21 dicembre 2009). In un modo particolare, le istituzioni educative cattoliche potrebbero promuovere tale dialogo che non è mai separato dalla “proclamazione iniziale”.

Il rimando che questa proposizione pone alla nostra riflessione riguardo al Cortile dei Gentili è all’iniziativa promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura, su suggerimento di Papa Benedetto XVI, come luogo in cui aprire un confronto reciprocamente arricchente e culturalmente stimolante tra cristiani e quanti sentono distante la religione ma vogliono avvicinare Dio almeno come sconosciuto.

In effetti è la vita quotidiana che potrà indicare alla Chiesa l’azione evangelizzatrice identificando quei luoghi o opportunità per  poter dire le  parole di Vangelo non solo udibili ma significative e in un certo senso “medicinali” per l’umanità.

Il compito della Nuova Evangelizzazione è condurre sia i cristiani praticanti che coloro che si pongono domande su Dio e lo cercano a percepire la sua chiamata personale nella loro coscienza. La Nuova Evangelizzazione è un invito alle comunità cristiane perché pongano maggiormente la loro fiducia nello Spirito Santo che le guida dentro la storia, per individuare con sempre maggior lucidità i luoghi e i sentieri attraverso i quali porre la questione di Dio al centro della vita delle persone di oggi.

 

 

Maria Grazia Rasia

PROPOSIZIONE 55: IL CORTILE DEI GENTILI

Le comunità ecclesiali aprono una sorta di Cortile dei Gentili, dove credenti e non credenti possono dialogare su temi fondamentali: i grandi valori di etica, arte e scienza, e la ricerca del trascendente. Questo dialogo è diretto in particolare a “coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come Sconosciuto” (Benedetto XVI, Discorso ai membri della curia romana, 21 dicembre 2009). In un modo particolare, le istituzioni educative cattoliche potrebbero promuovere tale dialogo che non è mai separato dalla “proclamazione iniziale”.

 

Il rimando che questa proposizione pone alla nostra riflessione riguardo al Cortile dei Gentili è all’iniziativa promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura, su suggerimento di Papa Benedetto XVI, come luogo in cui aprire un confronto reciprocamente arricchente e culturalmente stimolante tra cristiani e quanti sentono distante la religione ma vogliono avvicinare Dio almeno come sconosciuto.

In effetti è la vita quotidiana che potrà indicare alla Chiesa l’azione evangelizzatrice identificando quei luoghi o opportunità per  poter dire le  parole di Vangelo non solo udibili ma significative e in un certo senso “medicinali” per l’umanità.

Il compito della Nuova Evangelizzazione è condurre sia i cristiani praticanti che coloro che si pongono domande su Dio e lo cercano a percepire la sua chiamata personale nella loro coscienza. La Nuova Evangelizzazione è un invito alle comunità cristiane perché pongano maggiormente la loro fiducia nello Spirito Santo che le guida dentro la storia, per individuare con sempre maggior lucidità i luoghi e i sentieri attraverso i quali porre la questione di Dio al centro della vita delle persone di oggi.

 

 

Maria Grazia Rasia

 

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n. 57: La trasmissione della fede cristiana

PROPOSIZIONE 57: LA TRASMISSIONE DELLA FEDE CRISTIANA
“Mi sarete testimoni” (Atti 1,8). Sin dal primo inizio, la Chiesa ha compreso la sua responsabilità di trasmettere la Buona Novella. Il compito della nuova evangelizzazione, seguendo in questo la tradizione apostolica, è la trasmissione della fede. Il Concilio Vaticano II ci ricorda che questo compito è un processo complesso che coinvolge la fede e la vita di ogni cristiano. Questa fede non può essere trasmessa in una vita che non è modellata secondo il Vangelo o in una vita che non trovi il suo significato, verità e futuro nel Vangelo.
Per questo motivo, la nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana chiama tutti i credenti a rinnovare la loro fede e il loro incontro personale con Gesù nella Chiesa, per approfondire la loro comprensione della verità della fede e condividerla con gioia.

Nella prima Lettera di Paolo ai Corinzi (11,23) troviamo questo termine “trasmettere” riferito alla fede che si è ricevuta. E’ una questione di primaria importanza perché il cristiano non trasmette “solo” una dottrina ma bensì la verità di una Persona, Gesù Cristo Verbo Incarnato e Figlio di Dio. Questo è il centro della Nuova Evangelizzazione, non quindi un vangelo diverso o un “nuovo” Vangelo, ma come fu dall’inizio ci è stato tramandato il deposito della fede che è Gesù Cristo.
Papa Paolo VI nella Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi adopera molteplici volte la parola trasmettere proprio per descrivere l’azione evangelizzatrice della Chiesa, come ad esempio ai nn. 4,15,78,79.
La preoccupazione fondamentale è quella di annunciare Gesù, non le proprie opinioni o attitudini personali. Ciascun cristiano deve poter dire come Gesù nel vangelo di Giovanni (7,16): “La mia dottrina non è mia, ma di Colui che mi ha mandato”.
Il fine di tutto il processo di trasmissione della fede è l’edificazione della Chiesa come comunità dei testimoni di Cristo risorto e del suo Vangelo. Sempre Paolo VI afferma: “Comunità di credenti, comunità di speranza vissuta e partecipata, comunità d’amore fraterno, essa ha bisogno di ascoltare di continuo ciò che deve credere, le ragioni della sua speranza, il comandamento nuovo dell’amore. Popolo di Dio immerso nel mondo, e spesso tentato dagli idoli, essa ha sempre bisogno di sentir proclamare “le grandi opere di Dio”, che l’hanno convertita al Signore, e dev’essere nuovamente convocata e riunita da Lui. Ciò vuol dire, in una parola,che essa ha sempre bisogno d’essere evangelizzata, se vuol conservare freschezza, slancio e forza per annunciare il Vangelo” (vedi EN n. 46).
L’indizione dell’Anno della Fede da parte di Papa Benedetto XVI ricorda l’analoga decisione presa da Paolo VI nel 1967, facendo sue le motivazioni di allora. Scopo dell’iniziativa era incoraggiare in tutta la Chiesa un autentico slancio nel professare il Credo. Una professione che fosse “individuale e collettiva, libera e cosciente, interiore ed esteriore, umile e franca” (Petrum et Paulum Apostolos, XIX centenario martirio dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, 1967). Papa Benedetto cita questo passo nella Lettera Apostolica Porta Fidei al n. 4 e indice l’Anno della Fede, chiedendo che quest’Anno serva per attestare che i contenuti essenziali che da secoli costituiscono il patrimonio di tutti i credenti hanno bisogno di essere confermati e approfonditi in maniera sempre nuova, al fine di darne testimonianza coerente in condizioni storiche diverse dal passato. C’è il rischio che la fede, che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa, non sia più compresa nel suo senso profondo, non venga assunta e vissuta dai cristiani come strumento che trasforma la vita, con il grande dono della figliolanza di Dio nella comunione ecclesiale.

Ma il Figlio dell’Uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (vedi Lc 18,8) questa domanda di Gesù inquieta: mi ha sempre inquietato poiché è evidente che ci troviamo di fronte alla vera questione della vita!
Proprio Benedetto XVI afferma: “Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato. Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, …. Oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone” (vedi Porta Fidei n. 2). Inoltre “Questa crisi sta provocando effetti sempre più palesi anche in terre feconde che rischiano così di diventare “deserto inospitale”, come Benedetto XVI affermava ai Vescovi italiani nel Discorso all’Assemblea generale della CEI il 24 maggio 2012.

Sempre Papa Benedetto XVI nel Messaggio per la Quaresima 2013, ricordava l’indissolubile intreccio tra fede e carità (n. 3). “L’esistenza cristiana consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio per poi ridiscendere, portando l’amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio. … La priorità spetta sempre al rapporto con Dio e la vera condivisione evangelica deve radicarsi nella fede (Udienza generale 25 aprile 2012). Talvolta si tende, infatti a circoscrivere il termine “carità” alla solidarietà o al semplice aiuto umanitario. E’ importante, invece, ricordare che massima opera di carità è proprio l’evangelizzazione, ossia il “servizio della Parola”. Non v’è azione più benefica, e quindi caritatevole, verso il prossimo che spezzare il pane della Parola di Dio, renderlo partecipe della Buona Notizia del Vangelo, introdurlo nel rapporto con Dio: l’evangelizzazione è la più alta e integrale promozione della persona umana. Come scrive il Servo di Dio Papa Paolo VI nell’Enciclica Popolorum progressio, è l’annuncio di Cristo il primo e principale fattore di sviluppo (cfr n. 16). E’ la verità originaria dell’amore di Dio per noi, vissuta e annunciata, che apre la nostra esistenza ad accogliere questo amore e rende possibile lo sviluppo integrale dell’umanità e di ogni uomo (Caritas in veritate, 8).
E papa Francesco, lo scorso 6 luglio, senza giri di parole, parlando a braccio proprio sul tema dell’annuncio del Vangelo e dell’essere evangelizzatori, ha “sfrondato” quello sbandierato quanto ingiustificato criterio pastorale del “fare aggregazione, fare socializzazione”affermando proprio che “… il nostro compito è l’annuncio di Cristo morto e risorto, il compito della Chiesa è l’annuncio del Vangelo!”.

Maria Grazia Rasia

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n. 58: Maria stella della nuova evangelizzazione

PROPOSIZIONE 58: MARIA STELLA DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
Il Concilio Vaticano II ha presentato Maria nel contesto del mistero di Cristo e della Chiesa (cfr LG, 52-68). Papa Paolo VI l’ha dichiarata “Stella dell’evangelizzazione”.
Lei è perciò il modello della fede, della speranza e dell’amore. Lei è il primo aiuto che conduce i discepoli al Maestro (cfr Gv 2). Nel Cenacolo, è la madre dei credenti (cfr Atti 1,14). In quanto Madre del Redentore, Maria diventa testimone dell’amore di Dio. Lei compie liberamente la volontà di Dio. Lei è la donna forte, che insieme a Giovanni, rimane ai piedi della Croce…


Al n. 82 della Evangelii Nuntiandi Papa Paolo VI afferma: “…Al mattino della Pentecoste, Ella ha presieduto con la sua preghiera all’inizio dell’evangelizzazione sotto l’azione dello Spirito Santo: sia lei la Stella dell’evangelizzazione sempre rinnovata che la Chiesa, docile al mandato del suo Signore, deve promuovere e adempiere, soprattutto in questi tempi difficili ma pieni di speranza!”.
Al termine di questo percorso di rilettura delle proposizioni sinodali e in attesa della Esortazione Apostolica che il Santo Padre Papa Francesco vorrà donare a tutta la Chiesa sul tema della Nuova Evangelizzazione, desidero affidare alla Madre tutta l’opera evangelizzatrice della Chiesa con questa preghiera:

Maria, Vergine Madre della Chiesa.
Tu sei splendore che nulla toglie alla luce di Cristo,
perché esisti in Lui e per Lui.
Tutto in te e “fiat”: tu sei l’Immacolata, sei trasparenza e pienezza di grazia.
Affidiamo alla tua premura materna noi stessi, la Chiesa, il mondo intero.
Ti consacriamo tutto il nostro essere e tutta la nostra vita, tutto ciò che abbiamo.
Tutto ciò che amiamo, il nostro corpo, il nostro cuore, la nostra anima.
Ti consacriamo tutta la nostra comunità: le famiglie, i giovani, le attività pastorali,
i gruppi e i movimenti ecclesiali, e soprattutto i nostri malati.
Desideriamo, o Maria, che la nostra consacrazione sia davvero efficace
e porti frutti di vita sempre più conformi al Vangelo.
Amen.

Maria Grazia Rasia

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Evangelizzare... a ritmo della Chiesa

CopertinaCon gioia presento Evangelizzare... a ritmo della Chiesa visibile sulla terra, edito da Elledici di Torino.
Questo libretto è nato da un lavoro di commento su una trentina delle cinquantotto proposizioni post-sinodali presentate dai padri al Papa con la richiesta di considerare l’opportunità di pubblicare un documento sulla trasmissione della fede cristiana attraverso una Nuova Evangelizzazione, da cui ne è derivata l’esortazione Evangelii Gaudium.
Il mio intento, nella prima parte del testo, non è quello di fornire una “nuova metodologia”, o materiali pronti all’uso sul modello “quattro salti in padella”, ma di aiutare a riflettere per acquisire una nuova mentalità e attuare quella conversione pastorale, più volte sollecitata dai Vescovi italiani e da Papa Francesco,

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