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n. 50: Cortile dei gentili

PROPOSIZIONE 55: IL CORTILE DEI GENTILI

Le comunità ecclesiali aprono una sorta di Cortile dei Gentili, dove credenti e non credenti possono dialogare su temi fondamentali: i grandi valori di etica, arte e scienza, e la ricerca del trascendente. Questo dialogo è diretto in particolare a “coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come Sconosciuto” (Benedetto XVI, Discorso ai membri della curia romana, 21 dicembre 2009). In un modo particolare, le istituzioni educative cattoliche potrebbero promuovere tale dialogo che non è mai separato dalla “proclamazione iniziale”.

Il rimando che questa proposizione pone alla nostra riflessione riguardo al Cortile dei Gentili è all’iniziativa promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura, su suggerimento di Papa Benedetto XVI, come luogo in cui aprire un confronto reciprocamente arricchente e culturalmente stimolante tra cristiani e quanti sentono distante la religione ma vogliono avvicinare Dio almeno come sconosciuto.

In effetti è la vita quotidiana che potrà indicare alla Chiesa l’azione evangelizzatrice identificando quei luoghi o opportunità per  poter dire le  parole di Vangelo non solo udibili ma significative e in un certo senso “medicinali” per l’umanità.

Il compito della Nuova Evangelizzazione è condurre sia i cristiani praticanti che coloro che si pongono domande su Dio e lo cercano a percepire la sua chiamata personale nella loro coscienza. La Nuova Evangelizzazione è un invito alle comunità cristiane perché pongano maggiormente la loro fiducia nello Spirito Santo che le guida dentro la storia, per individuare con sempre maggior lucidità i luoghi e i sentieri attraverso i quali porre la questione di Dio al centro della vita delle persone di oggi.

 

 

Maria Grazia Rasia

PROPOSIZIONE 55: IL CORTILE DEI GENTILI

Le comunità ecclesiali aprono una sorta di Cortile dei Gentili, dove credenti e non credenti possono dialogare su temi fondamentali: i grandi valori di etica, arte e scienza, e la ricerca del trascendente. Questo dialogo è diretto in particolare a “coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo almeno come Sconosciuto” (Benedetto XVI, Discorso ai membri della curia romana, 21 dicembre 2009). In un modo particolare, le istituzioni educative cattoliche potrebbero promuovere tale dialogo che non è mai separato dalla “proclamazione iniziale”.

 

Il rimando che questa proposizione pone alla nostra riflessione riguardo al Cortile dei Gentili è all’iniziativa promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura, su suggerimento di Papa Benedetto XVI, come luogo in cui aprire un confronto reciprocamente arricchente e culturalmente stimolante tra cristiani e quanti sentono distante la religione ma vogliono avvicinare Dio almeno come sconosciuto.

In effetti è la vita quotidiana che potrà indicare alla Chiesa l’azione evangelizzatrice identificando quei luoghi o opportunità per  poter dire le  parole di Vangelo non solo udibili ma significative e in un certo senso “medicinali” per l’umanità.

Il compito della Nuova Evangelizzazione è condurre sia i cristiani praticanti che coloro che si pongono domande su Dio e lo cercano a percepire la sua chiamata personale nella loro coscienza. La Nuova Evangelizzazione è un invito alle comunità cristiane perché pongano maggiormente la loro fiducia nello Spirito Santo che le guida dentro la storia, per individuare con sempre maggior lucidità i luoghi e i sentieri attraverso i quali porre la questione di Dio al centro della vita delle persone di oggi.

 

 

Maria Grazia Rasia

 

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n. 57: La trasmissione della fede cristiana

PROPOSIZIONE 57: LA TRASMISSIONE DELLA FEDE CRISTIANA
“Mi sarete testimoni” (Atti 1,8). Sin dal primo inizio, la Chiesa ha compreso la sua responsabilità di trasmettere la Buona Novella. Il compito della nuova evangelizzazione, seguendo in questo la tradizione apostolica, è la trasmissione della fede. Il Concilio Vaticano II ci ricorda che questo compito è un processo complesso che coinvolge la fede e la vita di ogni cristiano. Questa fede non può essere trasmessa in una vita che non è modellata secondo il Vangelo o in una vita che non trovi il suo significato, verità e futuro nel Vangelo.
Per questo motivo, la nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana chiama tutti i credenti a rinnovare la loro fede e il loro incontro personale con Gesù nella Chiesa, per approfondire la loro comprensione della verità della fede e condividerla con gioia.

Nella prima Lettera di Paolo ai Corinzi (11,23) troviamo questo termine “trasmettere” riferito alla fede che si è ricevuta. E’ una questione di primaria importanza perché il cristiano non trasmette “solo” una dottrina ma bensì la verità di una Persona, Gesù Cristo Verbo Incarnato e Figlio di Dio. Questo è il centro della Nuova Evangelizzazione, non quindi un vangelo diverso o un “nuovo” Vangelo, ma come fu dall’inizio ci è stato tramandato il deposito della fede che è Gesù Cristo.
Papa Paolo VI nella Esortazione Apostolica Evangelii Nuntiandi adopera molteplici volte la parola trasmettere proprio per descrivere l’azione evangelizzatrice della Chiesa, come ad esempio ai nn. 4,15,78,79.
La preoccupazione fondamentale è quella di annunciare Gesù, non le proprie opinioni o attitudini personali. Ciascun cristiano deve poter dire come Gesù nel vangelo di Giovanni (7,16): “La mia dottrina non è mia, ma di Colui che mi ha mandato”.
Il fine di tutto il processo di trasmissione della fede è l’edificazione della Chiesa come comunità dei testimoni di Cristo risorto e del suo Vangelo. Sempre Paolo VI afferma: “Comunità di credenti, comunità di speranza vissuta e partecipata, comunità d’amore fraterno, essa ha bisogno di ascoltare di continuo ciò che deve credere, le ragioni della sua speranza, il comandamento nuovo dell’amore. Popolo di Dio immerso nel mondo, e spesso tentato dagli idoli, essa ha sempre bisogno di sentir proclamare “le grandi opere di Dio”, che l’hanno convertita al Signore, e dev’essere nuovamente convocata e riunita da Lui. Ciò vuol dire, in una parola,che essa ha sempre bisogno d’essere evangelizzata, se vuol conservare freschezza, slancio e forza per annunciare il Vangelo” (vedi EN n. 46).
L’indizione dell’Anno della Fede da parte di Papa Benedetto XVI ricorda l’analoga decisione presa da Paolo VI nel 1967, facendo sue le motivazioni di allora. Scopo dell’iniziativa era incoraggiare in tutta la Chiesa un autentico slancio nel professare il Credo. Una professione che fosse “individuale e collettiva, libera e cosciente, interiore ed esteriore, umile e franca” (Petrum et Paulum Apostolos, XIX centenario martirio dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, 1967). Papa Benedetto cita questo passo nella Lettera Apostolica Porta Fidei al n. 4 e indice l’Anno della Fede, chiedendo che quest’Anno serva per attestare che i contenuti essenziali che da secoli costituiscono il patrimonio di tutti i credenti hanno bisogno di essere confermati e approfonditi in maniera sempre nuova, al fine di darne testimonianza coerente in condizioni storiche diverse dal passato. C’è il rischio che la fede, che introduce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa, non sia più compresa nel suo senso profondo, non venga assunta e vissuta dai cristiani come strumento che trasforma la vita, con il grande dono della figliolanza di Dio nella comunione ecclesiale.

Ma il Figlio dell’Uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (vedi Lc 18,8) questa domanda di Gesù inquieta: mi ha sempre inquietato poiché è evidente che ci troviamo di fronte alla vera questione della vita!
Proprio Benedetto XVI afferma: “Capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato. Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, …. Oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone” (vedi Porta Fidei n. 2). Inoltre “Questa crisi sta provocando effetti sempre più palesi anche in terre feconde che rischiano così di diventare “deserto inospitale”, come Benedetto XVI affermava ai Vescovi italiani nel Discorso all’Assemblea generale della CEI il 24 maggio 2012.

Sempre Papa Benedetto XVI nel Messaggio per la Quaresima 2013, ricordava l’indissolubile intreccio tra fede e carità (n. 3). “L’esistenza cristiana consiste in un continuo salire il monte dell’incontro con Dio per poi ridiscendere, portando l’amore e la forza che ne derivano, in modo da servire i nostri fratelli e sorelle con lo stesso amore di Dio. … La priorità spetta sempre al rapporto con Dio e la vera condivisione evangelica deve radicarsi nella fede (Udienza generale 25 aprile 2012). Talvolta si tende, infatti a circoscrivere il termine “carità” alla solidarietà o al semplice aiuto umanitario. E’ importante, invece, ricordare che massima opera di carità è proprio l’evangelizzazione, ossia il “servizio della Parola”. Non v’è azione più benefica, e quindi caritatevole, verso il prossimo che spezzare il pane della Parola di Dio, renderlo partecipe della Buona Notizia del Vangelo, introdurlo nel rapporto con Dio: l’evangelizzazione è la più alta e integrale promozione della persona umana. Come scrive il Servo di Dio Papa Paolo VI nell’Enciclica Popolorum progressio, è l’annuncio di Cristo il primo e principale fattore di sviluppo (cfr n. 16). E’ la verità originaria dell’amore di Dio per noi, vissuta e annunciata, che apre la nostra esistenza ad accogliere questo amore e rende possibile lo sviluppo integrale dell’umanità e di ogni uomo (Caritas in veritate, 8).
E papa Francesco, lo scorso 6 luglio, senza giri di parole, parlando a braccio proprio sul tema dell’annuncio del Vangelo e dell’essere evangelizzatori, ha “sfrondato” quello sbandierato quanto ingiustificato criterio pastorale del “fare aggregazione, fare socializzazione”affermando proprio che “… il nostro compito è l’annuncio di Cristo morto e risorto, il compito della Chiesa è l’annuncio del Vangelo!”.

Maria Grazia Rasia

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n. 58: Maria stella della nuova evangelizzazione

PROPOSIZIONE 58: MARIA STELLA DELLA NUOVA EVANGELIZZAZIONE
Il Concilio Vaticano II ha presentato Maria nel contesto del mistero di Cristo e della Chiesa (cfr LG, 52-68). Papa Paolo VI l’ha dichiarata “Stella dell’evangelizzazione”.
Lei è perciò il modello della fede, della speranza e dell’amore. Lei è il primo aiuto che conduce i discepoli al Maestro (cfr Gv 2). Nel Cenacolo, è la madre dei credenti (cfr Atti 1,14). In quanto Madre del Redentore, Maria diventa testimone dell’amore di Dio. Lei compie liberamente la volontà di Dio. Lei è la donna forte, che insieme a Giovanni, rimane ai piedi della Croce…


Al n. 82 della Evangelii Nuntiandi Papa Paolo VI afferma: “…Al mattino della Pentecoste, Ella ha presieduto con la sua preghiera all’inizio dell’evangelizzazione sotto l’azione dello Spirito Santo: sia lei la Stella dell’evangelizzazione sempre rinnovata che la Chiesa, docile al mandato del suo Signore, deve promuovere e adempiere, soprattutto in questi tempi difficili ma pieni di speranza!”.
Al termine di questo percorso di rilettura delle proposizioni sinodali e in attesa della Esortazione Apostolica che il Santo Padre Papa Francesco vorrà donare a tutta la Chiesa sul tema della Nuova Evangelizzazione, desidero affidare alla Madre tutta l’opera evangelizzatrice della Chiesa con questa preghiera:

Maria, Vergine Madre della Chiesa.
Tu sei splendore che nulla toglie alla luce di Cristo,
perché esisti in Lui e per Lui.
Tutto in te e “fiat”: tu sei l’Immacolata, sei trasparenza e pienezza di grazia.
Affidiamo alla tua premura materna noi stessi, la Chiesa, il mondo intero.
Ti consacriamo tutto il nostro essere e tutta la nostra vita, tutto ciò che abbiamo.
Tutto ciò che amiamo, il nostro corpo, il nostro cuore, la nostra anima.
Ti consacriamo tutta la nostra comunità: le famiglie, i giovani, le attività pastorali,
i gruppi e i movimenti ecclesiali, e soprattutto i nostri malati.
Desideriamo, o Maria, che la nostra consacrazione sia davvero efficace
e porti frutti di vita sempre più conformi al Vangelo.
Amen.

Maria Grazia Rasia

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Evangelizzare... a ritmo della Chiesa

CopertinaCon gioia presento Evangelizzare... a ritmo della Chiesa visibile sulla terra, edito da Elledici di Torino.
Questo libretto è nato da un lavoro di commento su una trentina delle cinquantotto proposizioni post-sinodali presentate dai padri al Papa con la richiesta di considerare l’opportunità di pubblicare un documento sulla trasmissione della fede cristiana attraverso una Nuova Evangelizzazione, da cui ne è derivata l’esortazione Evangelii Gaudium.
Il mio intento, nella prima parte del testo, non è quello di fornire una “nuova metodologia”, o materiali pronti all’uso sul modello “quattro salti in padella”, ma di aiutare a riflettere per acquisire una nuova mentalità e attuare quella conversione pastorale, più volte sollecitata dai Vescovi italiani e da Papa Francesco,

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Un mese con il cardinal Montini

In prossimità della beatificazione del cardinale Giovanni Battista Montini - papa Paolo VI, ci accompagneranno, giorno per giorno, stralci di alcuni discorsi tenuti ai giovani della Diocesi di Milano negli anni del suo episcopato.

Questo "pensiero del giorno" nasce da un lavoro di ricerca che ho fatto sui testi di Montini per il Magistero in Scienze Religiose, mossa dal dono della vocazione che mi unisce all'Istituto delle Ausiliarie Diocesane e dal legame che abbiamo con colui che ne è l'ispiratore.

Dalle biografie su di lui ho potuto riconoscere una sollecitudine pastorale per la gioventù già a partire dal'esperienza bresciana dell'Oratorio della Pace e del mondo studentesco ed universitario. Quando fu nominato arcivescovo di Milano si trovò a guidare la Diocesi italiana più estesa e variegata, investita dal boom economico, dalle immigrazioni e dalle conseguenti ricadute sulla vita di fede della gente e sul mondo della cultura.

Fin da subito egli si propose di conciliare l'obbedienza alla tradizione con l'apertura al nuovo, la conservazione fedele del patrimonio di fede con un dialogo aperto con la cultura moderna secolarizzata. La sua intenzione pastorale di fondo era che il cristianesimo entrasse e vivificasse la cultura. Occorreva andare oltre le forme tradizionali di presenza nella società, per favorire quelle che permettevano di evangelizzare anche gli ambiti più lontani dalla Chiesa.

Questa presenza profetica nella società non poteva non coinvolgere in prima persona i giovani cattolici, considerati soggetti attivi e risorse nuove nella Chiesa. A noi rimangono gli innumerevoli interventi dell'allora Arcivescovo durante le visite pastorali a parrocchie e scuole e ai raduni delle Associazioni Cattoliche (AC, ACLI, AGESCI, FOM, FUCI...).

Luisella Grassi

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1. In ascolto dello Spirito Santo

Cardinal-montiniI primi passi, le riflessioni e i confronti attorno all’idea di istituire una forma di vita consacrata a servizio della pastorale diocesana risalgono alla seconda metà degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta ad opera dell’allora cardinale di Milano Giovanni Battista Montini. È a lui che noi Ausiliarie dobbiamo l’ispirazione fondamentale del nostro carisma, cioè colui che si è interrogato su quanto lo Spirito Santo voleva comunicare del mistero di Dio andando incontro ai bisogni della Chiesa e del mondo.Va ricordato che furono gli anni in cui egli volle anche la grande Missione per la Chiesa delle città di Milano. Basti questa ad indicare la sua grande capacità di discernimento.
La data significativa per noi è la Pasqua del 1961, approdo del lavoro di riflessione e di confronto del Cardinale con alcuni sacerdoti e figure di riferimento vocazionale, come il rettore maggiore e il padre spirituale del Seminario e l’assistente diocesano di Azione Cattolica; lavoro iniziato almeno nel 1957.
Padre spirituale del Seminario e superiore degli Oblati era don Giuseppe Zanoni: in quella Pasqua, il Vescovo gli scrisse una lettera per invitarlo ad un confronto personale. Negli anni successi egli diventerà il primo Assistente dell’Istituto.
 
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2. Sotto la luce pasquale

padre ZanoniNella lettera che padre Giuseppe Zanoni ricevette dal Cardinale emergono una necessità e una prospettiva.

La necessità riguarda i bisogni della nostra diocesi ,bisogni che si scontrano con la diminuzione e la progressiva mancanza di suore nelle parrocchie. La prospettiva, invece, la si intravede solo sommariamente. Il cenno alle Figlie di Sant'Angela e ad esperienze estere è forse il frutto delle ricerche avviate negli anni precedenti.
Questa è la prima volta che si dà un nome all'ispirazione originaria: nella mente e nel cuore del cardinal Montini si delineava il volto delle Oblate Diocesane.

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