...di ogni parola che esce dalla bocca...
Andare «dentro la parola» vuol dire introdursi nel mistero della Parola con la «P» maiuscola. Se però l’uomo, come dice il versetto del Deuteronomio citato da Gesù nella sua lotta contro Satana, vive «di quanto esce dalla bocca di Dio» (Dt 8,3), questa Parola entra nella vita dell’uomo e continua la sua corsa nelle parole umane, magari subendo contrattempi e ritardi dovuti alle lentezze, alle contrapposizioni e ai rifiuti, ma mai fermandosi.
La Parola nella bocca
L’inizio del libro del Deuteronomio ci porta al cuore del nostro tema: «E queste sono le parole». Un intero libro è così dedicato a trasmettere la Parola di Dio nelle parole degli uomini, attraverso la mediazione di Mosè. Tra i numerosi versetti di questo libro uno è particolarmente curioso: «La Parola è molto vicina a te, nella tua bocca e nel tuo cuore, per farla» (Dt 30,14).
La parola nella mano
Se l’acqua sta nel vaso, la farina nella giara, l’olio nell’orcio, quale è il contenitore adatto per la Parola di Dio? Ancora un versetto «curioso» della Bibbia ci porta ad esplorare un altro luogo in cui la Parola di Dio prende casa tra gli uomini. Racconta il primo libro dei Re che il profeta Elia, inviato dal Signore per sopravvivere alla siccità (da lui stesso invocata), giunge a Zarepta di Sidone, in terra pagana. Lì incontra una vedova.
La Parola che ritarda
A volte la parola ritarda e non per responsabilità umana. Non sono gli uomini a ritardarne gli effetti, ma è proprio la libertà divina a ritardare la Parola. Gli uomini sono pronti ad ricevere quanto dirà il Signore, anzi, lo sollecitano, ma il Signore impone l’attesa nel silenzio. Nella Bibbia sono numerosi i passi in cui il Signore tace; tra tutti ce n’è uno che a mio parere presenta un silenzio molto pesante e drammatico.
Uscire - una proposta di preghiera per il tempo estivo
L’estate è un tempo in cui l’esperienza originaria dell’uscire è prevalentemente positiva. La tradizionale immagine dell’esodo estivo evoca in tutti la possibilità di una sospensione del tempo produttivo per dedicarsi al riposo, agli affetti, al creato e – perché no? – alla preghiera. Ai nostri giorni, però, tante uscite non propriamente liete, che ci raggiungono e toccano attraverso i media, chiedono continuamente a ciascuno che si esca dalle proprie sicurezze e si allarghi il cuore e – perché no? – la preghiera.Per quest’estate, allora, abbiamo pensato di proporre ai lettori di questo sito, a partire dal 26 giugno, otto brevi tracce di preghiera sul tema dell’uscire. In ciascuna troverete una breve riflessione a partire dalla Bibbia; il suggerimento di un brano biblico su cui soffermarsi, qualche domanda di riflessione e una preghiera per dare avvio ad un dialogo col Signore, nel quale vogliamo abbracciare tutti...
Uscire 1. Incontrare il Signore sulla soglia
L’uscire è esperienza comune ed originaria per ogni uomo, costitutiva del suo essere nello spazio. Come tale la determinazione del suo significato dipende dalle direzioni che si prendono, nella vita, come nella Bibbia. Si può uscire per nascere e si può uscire per morire. E così se all’inizio del racconto biblico l’uscire è carico di promessa e la terra fa uscire germogli (Gen 1,12) ed esseri viventi (Gen 1,24) in un brulicare di vita, lo stesso uscire può indicare l’allontanarsi dal difensore e fonte della vita (Gen 4,16), verso una vita raminga e minacciata, sotto il segno della morte e del sangue versato e sentendo la necessità di costruire spazi chiusi (come una città, Gen 4,17) per difendersi. Lo spazio aperto diventa pericoloso, non solo quando si esce per la guerra: l’uscita in se stessa comporta un rischio.Uscire 2. Abramo, l'uomo delle uscite
Quando Abram fu chiamato dal Signore (Gen 12,1-3), egli era già un uomo in uscita e, forse per questo, la chiamata che gli fu rivolta non fu ad uscire (yṣ’), ma a camminare (hlk), ad andare verso se stesso (lek lekā), lasciando il paese, il clan e la casa paterna. Egli fu quindi chiamato a rendere più radicale quel movimento già iniziato e ad assumerlo personalmente [...].
Abram fu l’uomo delle uscite. Certamente non fu l’unico uomo ad uscire per comando del Signore. Prima di lui Noè lasciò che il suo passo in entrata e in uscita dall’arca fosse regolato dal ritmo dato da Dio (Gen 6,18.19; 7,1.7.13; 8,15.18), ma per Abram l’uscita divenne il paradigma di un’esistenza.
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