I luoghi dell'incontro - Proposta estiva di preghiera
Dove passi le tue vacanze? C’è un luogo migliore di altri per incontrare il Signore?Gli esuli a Babilonia trovavano difficile «cantare i canti del Signore in terra straniera» (Sal 137,4).
Namaan il Siro sperimentò l’azione di Dio che guarisce dalla lebbra, immergendosi sette volte nel fiume Giordano su indicazione del profeta Eliseo e, poiché desiderava ripetere l’esperienza di incontro con Dio anche una volta tornato ad Aram, chiese ad Eliseo di poter «caricare tanta terra quanta ne porta una coppia di muli» (2Re 5,17) per prostrarsi e pregare il Signore su di essa.
Per quest’estate proporremo sette tracce di preghiera, a partire da luoghi, che evocheranno brani biblici e situazioni esistenziali. Se Dio dice: «Mia è tutta la terra» (Es 19,5), non è forse possibile trovarlo in ogni luogo e in ogni situazione?
- 5 luglio: il lago
- 12 luglio: la montagna
- 18 luglio: la pianura
- 26 luglio: il fiume
- 2 agosto: il deserto
- 8 agosto: la città
- 15 agosto: il mare
I luoghi dell’incontro 1: Il lago
È il luogo dove Gesù chiamò a sé i primi apostoli, dove un’improvvisa tempesta mise a dura prova la loro fede, ma anche il luogo e lo scenario di molte sue apparizioni dopo la Pasqua.Il lago del Vangelo ci consegna una Parola importante: in Galilea, proprio lì nella Galilea che abi-tiamo, siamo chiamati a gustare l’ordinarietà della vita, ad attraversarla anche nelle sue difficoltà, ma anche a scorgere in essa segni di risurrezione.
Nel Vangelo di Marco, leggiamo anche che Gesù, dopo aver annunciato ai discepoli e alle folle al-cune parabole, passò all’altra riva: un’uscita dalla terra di Israele verso la terra dei pagani, un’uscita per approdare, nelle cose di sempre, a piccole-grandi scelte di novità evangelica.
Dal Vangelo di Marco (Mc 4, 35)
35In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: «Passiamo all’altra riva».
I luoghi dell’incontro 2: La montagna
Nell’esperienza di Israele il monte è luogo privilegiato per un’esperienza a tu per tu con Dio.In cima si arriva con fatica, spesso dopo giorni di cammino anche attraverso il deserto; a questa situazione esteriore ne corrisponde una interiore segnata da dubbi, domande, smarrimenti, insieme a un desiderio di capire finalmente e vedere la propria vita da un’altra prospettiva, interrogando nientemeno che Dio in persona.
Dio non si sottrae dall’essere chiamato in causa ma l’incontro con Lui è dialettico. Infatti, Egli risponde ai nostri interrogativi ponendoci a sua volta delle domande: che cosa vuoi da me? A che punto sei della tua vita? Che cosa hai nel cuore? Dove sei diretto?
Insieme, Egli rinnova la sua alleanza incondizionata con noi, ci fa gustare nuovamente il suo amore gratuito, la sua pazienza. L’incontro mistico, cioè personale, con Dio è dunque un momento di verità che permette di riaprire il cammino.
I luoghi dell’incontro 3: la pianura
La pianura è quel luogo abituato all'orizzonte stabile, dove tutto ha un sapore di routine e di ordinarietà; senza salite e discese rende il cammino semplice e regolare, alla portata di tutti. È spazio accogliente e aperto, apparentemente superficiale: l’hanno attraversato anni di erosioni, depositi e sedimentazioni o ne hanno segnato la nascita movimenti, profondamente dirompenti. La pianura è un luogo conquistato, talvolta, letteralmente strappato alle acque paludose e stagnanti; è terra di mezzo tra i rilievi e il mare, è quello spazio che si è lasciato scavare e lavorare. È in un luogo così che Gesù annuncia ai suoi discepoli i sentieri della felicità e, proprio qui, la sete di vita conduce una moltitudine, senza confine.
I luoghi dell’incontro 4: il fiume
Un episodio di salvezza nel luogo più fertile e ameno dell’Egitto!
La scena inizia in modo drammatico. La madre e la sorella obbediscono alla lettera all’ordine atroce del faraone gettando il bambino nel fiume. Tuttavia, primo colpo di scena, le due donne non permettono che gli ordini di morte di un tiranno possano porre limite al bene: nascono così speranza di vita, capacità di trovare strade nuove, alternative al corso della storia!
Dal libro dell’Esodo (1,22-2,1-10)
Allora il faraone diede quest’ordine a tutto il suo popolo: «Gettate nel Nilo ogni figlio maschio che nascerà, ma lasciate vivere ogni femmina».
Un uomo della famiglia di Levi andò a prendere in moglie una discendente di Levi. La donna concepì e partorì un figlio; vide che era bello e lo tenne nascosto per tre mesi. Ma non potendo tenerlo nascosto più oltre, prese per lui un cestello di papiro, lo spalmò di bitume e di pece, vi adagiò il bambino e lo depose fra i giunchi sulla riva del Nilo. La sorella del bambino si pose a osservare da lontano che cosa gli sarebbe accaduto.
Ora la figlia del faraone scese al Nilo per fare il bagno, mentre le sue ancelle passeggiavano lungo la sponda del Nilo. Ella vide il cestello fra i giunchi e mandò la sua schiava a prenderlo. L’aprì e vide il bambino: ecco, il piccolo piangeva. Ne ebbe compassione e disse: «È un bambino degli Ebrei». La sorella del bambino disse allora alla figlia del faraone: «Devo andare a chiamarti una nutrice tra le donne ebree, perché allatti per te il bambino?». «Va’», rispose la figlia del faraone. La fanciulla andò a chiamare la madre del bambino. La figlia del faraone le disse: «Porta con te questo bambino e allattalo per me; io ti darò un salario». La donna prese il bambino e lo allattò. Quando il bambino fu cresciuto, lo condusse alla figlia del faraone. Egli fu per lei come un figlio e lo chiamò Mosè, dicendo: «Io l’ho tratto dalle acque!»
I luoghi dell’incontro 5: il deserto
C’è il segreto desiderio di una vacanza nel deserto, per chi vive sempre nel caos della città, come sete di silenzio e riposo per il corpo e lo spirito.Ma il deserto è aridità e non placa nessuna sete. Il verso degli animali feroci è lama tagliente di urlanti pericolose solitudini e il sole infuocato del meriggio, brucia come una pericolosa minaccia, più che invitare alla sosta e alla quiete, perché il deserto non si abita, ma si attraversa. In esso non si sosta, ma si va pellegrini.
Il discorso, riportato di seguito, si colloca, appunto, al termine di un lungo cammino percorso nel deserto dal popolo d’Israele: un cammino faticoso in cui il popolo viene messo alla prova nella sua fedeltà al Signore.
Al termine di questo cammino Mosè invita a fare memoria degli interventi del Signore nella vita di Israele, perché la fede è un cammino che, mentre si compie, deve fare memoria costante di ciò che è stato.
Fare memoria delle prove significa anche comprendere ciò che ha aiutato a rimanere fedeli e ad andare avanti.
Le prove che il Signore ci mette davanti coinvolgono tutta la nostra vita, i nostri affetti, i nostri de-sideri, le nostre speranze. Spesso ci mettono in crisi e ci impediscono di guardare avanti e ci chiu-dono gli orizzonti. In realtà, però, la prova e la tentazione servono per fortificare la nostra storia personale. Sta a noi decidere cosa vogliamo fare delle prove che continuamente la vita ci riserva: se viverle come tentazione ad abbandonare la strada intrapresa o trasformarle in un’occasione per scegliere quali passi fare per rendere il nostro cammino più saldo e spedito. E… siccome le prove sono una costante nella nostra vita, è importante farne memoria perché di fronte ad esse non ci troviamo sprovveduti ma impariamo, per esperienza, ad affrontarle.
Di fronte alla prova abbiamo comunque una certezza: Gesù ci prepara sempre alle prove e nelle prove è con noi, non ci lascia soli. Mai.
I luoghi dell'incontro 6 : la città
Siamo nel libro del Cantico dei Cantici, un libro che ha faticato ad entrare nel canone biblico e che è poco proposto: a volte è proclamato nelle celebrazioni nuziali, normalmente ne leggiamo solo alcuni versetti durante l’anno liturgico. È un libro ardito che racconta l’amore: non solo l’amore tra Dio e il suo Popolo (come veniva interpretato in passato), ma narra l’amore umano, meglio, possiamo dire che celebra l’amore umano (non riducibile a quello matrimoniale!) perché noi siamo fatti per amare! Esistiamo per amare! Desideriamo essere amati!Verità e desiderio non solo di alcuni tempi-luoghi della nostra vita, ma che ci accompagnano e dimorano in noi nella ferialità-quotidianità, lì dove siamo e viviamo, mentre noi ci muoviamo e percorriamo la città.
La città che è connotata di una certa ambiguità: da una parte è fucina di relazioni, come un telaio dove si intrecciano i fili di vite-storie fino a creare un tessuto dai molti colori; dall’altra parte, nella città spesso si sperimenta l’anonimato fatto di sguardi bassi, passi frettolosi…
E, allora, ci venga in aiuto questa donna che osa dare voce al suo e nostro desiderio più profondo, che ci insegna dei movimenti. Vediamoli.
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