Che cosa potrà curare questo nostro tempo?
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Se per cura si intende una iniezione o una pastiglia che in pochi secondi risolve tutto, penso che non verrà di lì la cura. Penso che l'umanità è troppo malata; il disastro è troppo catastrofico perché basti un vaccino che tolga i sintomi e metta al riparo dal contagio.
Penso che invece ci curerà la scienza, se saprà contribuire, dare strumenti, per un sogno condiviso.
Ci curerà l'economia, l'intraprendenza degli imprenditori, se sapranno mettere a disposizione risorse per un sogno condiviso.
Ci curerà la politica, se saprà dare alla convivenza la forma di un sogno condiviso. ci curerà la religione, se offrirà motivi per credere che sia affidabile e realistico un sogno condiviso;
Ci curerà la solidarietà, la carità se stabilirà dei rapporti perché tutti possano partecipare a un sogno condiviso.
Ci curerà la speranza, se motiverà la fiducia in un sogno condiviso.
Abbiamo bisogno di un sogno condiviso che converta anche la globalizzazione che ha caratterizzato questi decenni, che è diventata una specie di riduzione del pianeta a un mercato universale, o a una alluvione di informazioni. Invece ci curerà questa trasformazione della globalizzazione in un sogno di fraternità universale.
(parziale trascrizione dell'intervista TV)
In preghiera per mons. Renato Corti
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Ricordiamo qui volentieri il passaggio dell'omelia ad una prima professione:
A voi il Signore dice:"Ricordatevi che andate dove andate perché altri credano in me".
Non andate a fare altri mestieri,
ma questo: voi andate ad annunciare il Vangelo,
ad aiutare la gente a credere in Gesù,
a entrare, attraverso di Lui,
nella pienezza della rivelazione della salvezza
e della speranza per la vita dell'uomo.
Non mettere in agenda nulla che sorpassi questo compito;
ogni altro compito che pure troverà spazio,
dovrà essere interpretato alla luce di questo compito fondamentale.
Qualunque cosa farete, attraverso ciò che farete,
questo dovrà avvenire.
(Prima Professione - 1987)
Carlo Maria Martini e gli anni di piombo
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«Silvia Meroni riesce a rappresentare in modo efficace il travaglio personale di Martini, naturalmente dalla parte delle vittime e dei familiari, ma proteso anche a cercare di incidere sulle scelte degli assassini. Dagli uni ha rischiato critiche e incomprensioni. Dagli altri il pericolo era la strumentalizzazione. Il prezzo della complessità, della coscienza e della coerenza passa anche di lì. Ma le insidie non hanno dissuaso il Cardinale dall'avventurarsi su questa strada».(dalla Prefazione di Marco Garzonio)
«Il più evidente filo rosso che attraversa queste pagine è costituito dal dialogo che il vescovo di Milano ha intessuto con i familiari delle vittime del terrorismo, che l'autrice ha ricostruito principalmente attraverso la documentazione disponibile e gli incontri personali con i figli e le vedove delle vittime. La testimonianza di questo dialogo, che si è svolto quasi sempre lontano dai riflettori e che in alcuni casi non si è mai interrotto, risulta oggi particolarmente preziosa, anzitutto perché sul piano storico colma una lacuna e ci restituisce il volto di un vescovo che si è lasciato interpellare dalle vittime della violenza terroristica». (dalla Postfazione di Alberto Conci e Francesco Scanziani)
Leggi anche:
La via di Martini per curare l’Italia - Marco Rizzi - Anteprima del Corriere della sera
Il cardinale Martini di fronte agli anni di piombo - Chiesa di Milano
Videoconferenza del 9.05.2020: Le fatiche di un vescovo e le voci dei testimoni
Guarda la presentazione della Tesi - Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano
Una breccia nel tempo. Le preghiere di Anna (1Sam 1–2)
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Ogni libro è la traccia e la mappa di un viaggio: il viaggio dell’autore con i suoi personaggi. Sotto questo profilo, la Bibbia è come gli altri libri. Infatti è fiera di presentarsi così: come un racconto di uomini e donne – alcuni solo immaginati –, che nel tragitto e nel travaglio della loro esistenza hanno avuto come compagno di viaggio un personaggio nient’affatto comodo: Dio.
Chi ha il coraggio di aprire la Bibbia viene messo a sua volta in cammino! Si tratta di un racconto vivo, che include la storia di coloro che la leggono. Dobbiamo ammetterlo: leggere la Bibbia è un’avventura un po’ pericolosa!
Il libro di Laura rilegge due capitoli della Bibbia, che raccontano la storia di una donna, la cui vicenda potrebbe essere riassunta in un’espressione proverbiale: «Il bene è un’eccezione; l’ingiustizia una costante!».
Sembrano le parole di un lamento sull’orlo della resa e dello scoraggiamento. Ma…, non nel caso di Anna. Lei è convinta che al Signore le nostre storie non rimangano indifferenti. E quindi, anche se afflitta dalla desolazione, la vive alla presenza del Signore… per con-vocarlo: per “tirarlo dentro” con la parola. Ecco il senso della preghiera!
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