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PREGHIERE IN PROSA: il padre del ragazzo epilettico - La preghiera nella fatica di credere

padreLa gioia per la nascita di un figlio si trasforma in una grande preoccupazione: il figlio è ammalato! È questo il vissuto drammatico del padre, di cui narra il Vangelo di Marco al capitolo 9 e che corrisponde all'esperienza del dolore e della fatica che tutti, prima o poi, attraversiamo.
Capita, infatti, di iniziare il viaggio della vita e della fede con grande fiducia e di proseguire  il cammino con leggerezza ed armonia: lo sguardo è capace di cogliere i piccoli segni della presenza di Dio e la preghiera si fa dialogo di lode e ringraziamento. Ma capita anche che il viaggio della vita e della fede conosca delle battute d’arresto. La vita ci viene incontro con le sue complessità: una malattia, un lavoro che non c’è più, una relazione che finisce, una situazione che sembra senza possibilità di risoluzione... È allora che il passo si fa pesante, Dio sembra assente, si cercano soluzioni e aiuti in ogni dove, la preghiera  sembra occupare i posti ultimi e la sentiamo arida carica di tanti “se” «Se tu fossi stato qui… se ci sei… se sei Dio…se puoi…». Ci si ritrova davanti al Signore sfiniti, incapaci di riconoscere la fragilità e la povertà della fede che ci appartengono. Ma questo poco importa al Signore Gesù: a lui basta il nostro essere lì ed è pronto ad ascoltare il racconto della nostra vita e delle nostre fatiche. I nostri “se” divengono occasione per riconoscere la piccolezza della nostra fede che si apre alla fede che Dio sempre ripone in noi. 
Dio non smette mai di credere in ciascuno di noi, nella possibilità di vita buona che è in noi e per noi realizzabile insieme a Lui, anche quando noi non ci crediamo più. 

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PREGHIERE IN PROSA: Gesù nel Getzemani - La preghiera del Figlio

gesuNel Getsèmani incontriamo Gesù nella pienezza della sua umanità e, allo stesso tempo, nella manifestazione del suo essere Figlio di Dio.
Gesù, nella sua umanità, è avvolto dalla profonda tristezza per l’abbandono dei suoi, che già si intravvede nella loro incapacità di stargli vicino e ancora di più si rivelerà nel tradimento di Giuda, nel rinnegamento di Pietro e nella fuga di tutti gli altri al momento della passione di Gesù.
Gesù appare anche provato dalla paura: scende così in profondità nella realtà umana da sperimentare tutto l’orrore per la morte che sperimenta ciascun uomo e ciascuna donna. Ha voluto vivere la paura della morte in piena solidarietà con noi, vivendo sulla sua pelle il non senso di ogni morte ingiusta e innocente.
Gesù vive questa esperienza del tutto umana, ma la vive da Figlio di Dio e, da Figlio, si rivolge al Padre; lo chiama Abbà” – “Papà, abbandonandosi a lui con fiducia infinita; a motivo del suo essere Figlio di Dio e uomo fino in fondo, anche tutti noi possiamo metterci davanti a Dio e rivolgerci a Lui come Padre…Padre nostro!
Gesù sta davanti al Padre e, nella certezza del suo amore, osa chiedere di cambiare la modalità con cui dovrà realizzarsi il suo disegno di salvezza per l’umanità; subito dopo, però, neanche il tempo di un respiro, Gesù esprime nuovamente la sua fiducia nel Padre e la sua scelta di abbandono: “Non come voglio io, ma come vuoi tu!”.
Noi, ogni giorno, ripetiamo, secondo l’invito di Gesù, nella preghiera del Padre nostro e forse pensiamo: “Cosa vorrà mai Dio da me?”.
Gesù ha vinto questa radicale sfiducia insita nell’animo umano perché anche noi, in Lui, ci riconsegniamo al Padre, sapendoci amati.

Liliana Monga
Limito di Pioltello
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QUARESIMA 2023: Preghiere in prosa

intro Quar 23Esistono due tipi di preghiera nella Bibbia. Le preghiere pubbliche e formali e le preghiere private e spontanee
Le prime sono espresse sempre attraverso la poesia e vi è un intero libro ad esse dedicate (il libro dei Salmi, proposto in Avvento) anche se sono talora inserite nei racconti biblici. Queste preghiere sono fatte per essere condivise e trascendono le situazioni personali di coloro che li pregano
Le preghiere private e spontanee, invece, sono espresse attraverso la prosa e non possono essere assunte dalla comunità, perché sono legate alla singolarità dei personaggi che le innalzano, alle loro caratteristiche e ai desideri, che li abitano e animano. 
Diversamente dalle preghiere poetiche o dai salmi, le preghiere in prosa nascono da una necessità particolare, momentanea, urgente e permettono di cogliere anche ciò che non emerge dalle preghiere poetiche composte secondo canoni ed espressioni più formali. Dalle preghiere in prosa traspaiono, infatti, l’immediatezza del bisogno, la personalità di colui che prega, la vivacità del suo rapporto con Dio, gli stati d’animo con cui accompagna la richiesta, le strategie retoriche e i gambetti che adotta per cercare di piegare Dio ai suoi desideri e, talora, emerge persino il tentativo di restringere l’ampio orizzonte della volontà di Dio alla misura del proprio interesse. 
Preghiere che nascono dalla vita e ad essa ritornano, le preghiere dei personaggi sono
preghiere “incarnate”, che molto assomigliano alle preghiere che leviamo anche noi, che, come dice Paolo, «non sappiamo come pregare in modo conveniente» (Rm 8,26), stretti, come siamo, tra angoscia e desiderio, lode e rabbia, paura e affidamento, eppure desiderosi dell’incontro con Dio.

In questa Quaresima incontreremo dei personaggi, per imparare attraverso le loro storie, a pregare con loro in ogni situazione:

26 febbraio: La preghiera nella fatica del ministero - Mosè
5 marzo: La preghiera di richiesta e di offerta - Anna
12 marzo: La preghiera nell’azione - Salomone
19 marzo: La preghiera nell’angoscia e nella disperazione - Ester
26 marzo: La preghiera nella fatica di credere - il padre del ragazzo epilettico
2 aprile: La preghiera del figlio: Gesù nel Getzemani
16 aprile: la preghiera per l'azione: la prima comunità cristiana
 
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PREGHIERE IN PROSA: la prima comunità cristiana - La preghiera per l'azione

8Esiste un legame tra la preghiera e l’azione, tra la preghiera e i gesti della vita, soprattutto di quella di chi, come cristiano, è chiamato a “far vedere” la persona stessa di Gesù, il suo messaggio di vita nuova?
La prima comunità cristiana ci testimonia, in modo molto concreto, non solo che ciò è possibile, ma soprattutto come questo sia possibile e ce lo testimonia in un momento di particolare difficoltà e pericolo. A Pietro e Giovanni, arrestati per aver proclamano Gesù Cristo e aver apertamente accusato i capi religiosi di essere colpevoli della sua uccisione, viene severamente proibito di non predicare più nel nome di Gesù. Come reagisce la comunità? Come questi cristiani affrontano la situazione? «All'udire ciò, tutti insieme levarono la loro voce a Dio dicendo: Signore, tu che hai creato il cielo, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi…».
La prima cosa che fanno non è lasciarsi sopraffare da risentimento, rabbia o lamento, preoccupazione, ma mettersi con grande fiducia insieme in preghiera davanti a Dio.
Quando poi iniziano la preghiera non presentano prima di tutto il loro problema a Dio chiedendogli di liberarli dalla difficoltà che stanno vivendo, ma aprono il loro cuore alla lode riconoscendolo Signore e sovrano di tutto.
Suggerimento molto bello e prezioso per una autentica preghiera: riconoscere soprattutto nelle situazioni impegnative che Dio è il Signore aiuta a non focalizzare l’attenzione sulla grandezza delle difficoltà, ma sulla grandezza di Dio che è al di sopra di tutte le circostanze e preoccupazioni che possono appesantire il cuore e in questa fiducia la mente e il cuore possono ritrovare la serenità e la pace. 
Infine, solo dopo aver riconosciuto la sua sovranità mettono davanti a Dio la loro situazione: “…Ed ora, Signore, considera le loro minacce e concedi ai tuoi servi di annunziare la tua parola con ogni franchezza, stendendo la tua mano per guarire e perché si compiano segni e prodigi nel nome del tuo santo Figlio Gesù".

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AVVENTO 2023: Insegnanti da una generazione all'altra

2Francesca e Alessia sono due insegnanti che ho conosciuto in tempi diversi: la prima, oggi in pensione, ha insegnato Arte e Immagine alla scuola secondaria di primo grado di Carimate e la seconda è insegnante di Sostegno in una scuola primaria di Brugherio. Dalle loro parole traspare quello che della loro persona ho potuto conoscere e assaporare: di Francesca la capacità di tirare fuori dagli alunni l’artista che è in loro, con molte tecniche, senza per forza essere “già capaci”. Se penso a lei penso ai telai, all’argilla, alle tempere, alle foglie, alla carta, al forno… alla pace! Tutto, di lei, andava in quella direzione. È stata per molti anni la referente di plesso: attenzione per tutti e per gli ultimi. Ho imparato molto da lei. E in quella scuola, che ho appena lasciato perché ho cambiato comunità, c’è ancora il suo profumo!
Nella nuova parrocchia ho conosciuto Alessia: giovane educatrice degli adolescenti. Me l’hanno presentata come un’artista e credo davvero che lo sia: fine nei modi, è una persona che non si impone ma si propone, che non occupa lo spazio ma lo abita con discrezione. Con le molte esperienze che fa, si sta interrogando sulla sua vita. L’ho osservata mentre truccava i piccoli alla festa dell’oratorio, componendo sul volto dei bambini coraggiosi supereroi e delicate principesse. Un pomeriggio di pazienza e di sorrisi, di ascolto e di attenzione, anche di quei piccoli la cui doccia presto vicina avrebbe cancellato il trucco… Abbiamo iniziato da poco a collaborare, ma penso che potrò imparare molto anche da lei. Quello che ho conosciuto in Francesca, lo ritrovo in Alessia: la piccolezza come via di conoscenza e testimonianza di Dio e la capacità di trasmetterla attraverso la bellezza dell’arte

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