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Verso la Pasqua 7 - Risorto da morte

La deposizione accomuna tutto il genere umano che sin dalla nascita sperimenta mille strade per evitare il ritorno alla nuda terra. Il timore e il tremore fanno parte di questa resistenza e non a caso la parola rivolta alle donne il mattino di Pasqua è un invito a "non avere paura". Come ogni passaggio che scava dentro l’esistenza, risorgere ha a che fare con ciò che ci immobilizza e ci fa temere per la nostra vita, gli affetti, i progetti e il futuro. La Risurrezione di Gesù è una stazione della via crucis, è gioia che lacrima. La Pasqua si misura con la morte del venerdì e il silenzio del sabato: in ognuno di noi, prima o poi Gesù muore, tace, non compie più miracoli e non offre più consolazioni. Eppure…

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TU SEI L'ATTESO! – 1. Allora si vedrà il figlio dell'uomo venire con gloria

avvento1Il periodo di Avvento si apre con un brano dai toni apocalittici. Gesù offre ai suoi discepoli e a noi, una parola che apre gli occhi sulla realtà.
Lo spettacolo intimorisce: popoli che si combattono fra loro, falsità e inganni, calamità naturali, profanazione di luoghi santi e persecuzione dei credenti. Se tutto questo non è per noi esperienza vissuta, tuttavia è realtà quotidiana per tanti uomini, donne e bambini nel mondo.
In mezzo a questo tempo di crisi è facile sentirsi sfiduciati, non comprendere il senso di ciò che accade, dare retta a false e facili verità, pensare per luoghi comuni, reagire istintivamente mossi dalla paura, trincerarsi dietro sicurezze dogmatiche che dividono il mondo in buoni e cattivi, rifugiarsi in una religiosità estraniata dal mondo – come i discepoli che pensano di potersi aggrappare alle pietre del Tempio o di avere rivelazioni private che li tutelerebbero dai problemi, al disopra della sorte di tutti gli altri fratelli e sorelle.
Gesù, invece, dice che i discepoli sono coloro che prendono parte al dramma della storia, si compromettono responsabilmente. I discepoli vivono gli stessi eventi e le stesse tentazioni dando testimonianza del fatto che la fine non è la distruzione, il male, la violenza ma la vittoria di un Dio che si è incarnato per condividere in tutto la sorte degli ultimi e delle vittime, ha assunto la carne debole e bisognosa di un figlio d’uomo; e si è impegnato in prima persona perché ad ogni figlio d’uomo oppresso fosse ridata la bellezza e la dignità originaria.
Nella crisi di civiltà e umanità che stiamo ancora oggi vivendo, attendere Gesù significa seguirlo fin lì, dentro e non fuori dalla storia. Solo così il discepolo potrà vedere il Figlio dell’uomo nella sua gloria, in quella bellezza compiuta che è promessa a ciascuno.

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Tu sei l’atteso! – 2. Una voce che grida più forte delle nostre malinconiche paure

“Il mondo vuole il sonno. Il mondo non è che sonno. Il mondo vuole la ripetizione addormentata del mondo. Ma l’amore vuole la veglia. L’amore è la veglia ogni volta reinventata, ogni volta una prima volta. La prima volta, i primi passi, il primo sorriso, le prime lacrime sono viste dal mondo come se dovessero necessariamente condurre alla seconda più facile della prima, più agevole in quanto più macchinale, e la seconda porterà ad una terza ancora più facile, già sonnambula; così per lenta degradazione, per usura, si giungerà fino all’ultima volta, fino all’ultimo sbadiglio di tutto.”
Questo piccolo paragrafo si trova nel testo “Francesco e l’Infinitamente piccolo” di Christian Bobin e aveva colpito molto tutti noi che lo condividevamo durante le sere di vita comune: ricordo qualche intervento del gruppetto giovani scadere nella spiritualità del “va bene se non mi capita nulla di stravolgente. È già impegnativo sopravvivere “
Mentre si parlava però, ci si accorgeva di una voce che gridava più forte delle nostre malinconiche paure, il bisogno di Dio a cui non sai dare parole, ti dice che solo l’amore infinito ti riempie.  La veglia allora, diventa tempo di ascolto di te stesso e del mondo, di preghiera in cui risuona e senti nello scorrere dei giorni la mano di Dio all’opera nella tua conversione: il suo regno è vicino.
L’attesa famelica del gatto che attende il topo uscire dalla tana; l’attesa prudente di una madre prima del parto; l’attesa sofferente di un ammalato che aspetta la morte: tutti attendiamo.
Il cristiano attende il Signore oggi, credo, ormai solo per amore.

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Tu sei l’atteso! – 3. Nel nome del Padre

foto3Gesù è Figlio del Padre e questo sembra scontato per noi che siamo educati fin da piccoli a partire nella preghiera dal segno di croce: “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.

Nel cammino di Avvento, ripercorriamo le tappe fondamentali della fede e accogliamo il Vangelo con curiosità, quella curiosità che indica apertura ad imparare.

Nel Vangelo di Giovanni al cap. 5, si sottolinea la non accoglienza, la contestazione dei Giudei, a cui Gesù risponde con tre elementi: la testimonianza di Giovanni Battista, le sue opere (ad esempio il miracolo a favore di un infermo compiuto poco prima!),l’essere mandato dal Padre.

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Tu sei l’atteso! – 4. Come figura d’asino

foto4Non ti pare troppo basso questo gradino di ingresso?
Come 2000 anni fa, si fa strada l’obiezione sul tuo modo di fare.
In questo cammino di attesa, Signore, entri nelle città di ieri e di oggi, slegando quella parte di noi che a volte, fa figure d’asino, perché mal si concilia con le aspettative e i sogni di gloria che nutriamo.
Perché mai, schiudi e stani dal buio l’umiltà? Non sarebbe più opportuno liberare altro? Perché inizi dal granello di terra scritto in noi?Cerco di non andare troppo avanti con i pensieri e mi fermo a guardare la scena. Su quel puledro e lungo la strada, le persone gettano mantelli, simbolo della loro vita e del desiderio di alleanza piena; lo fanno senza calcoli e senza riserve, tipico dello slancio di gioia. Chi precede e segue il corteo canta. Intuisco che la festa e la fiducia per il tuo arrivo trovano origine in uno spazio liberato.

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