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Tu sei l’atteso! – 5. Grido per la salvezza

 Ci sono vite che parlano! Anche senza troppi discorsi.
 Irradiano fascino, comunicano senso, suscitano Speranza. Non brillano di luce   propria,   ma riflettono una luce altra. Sono dunque una minaccia per le   tenebre. Per questo le   esistenze profetiche inquietano le coscienze sopite e   insieme attirano su di sé   minacciosi   sospetti.
 Così Giovanni, “testimone” (martire a dire il vero nell’originale greco!  ) della luce di   Gesù,   invita  alla conversione e innesca, suo malgrado, l’inchiesta che lo vede   protagonista.  Pressato   dalle autorità giudaiche e dai loro inviati, il Battista descrive sé   stesso mediante la ricerca della   verità e la percezione di una sproporzione. Questo gli   consente di trovare la propria identità.

Egli sa di essere parola animata dal Verbo. Si conosce come voce che amplifica il   grido per “Colui che deve venire”. Silenzia così gli inquirenti, traendo una nuova occasione di comunicare. Chi annuncia? Unito ai richiami dei testimoni della storia, il grido si dilata: prepariamo la via a Colui che immerge nello Spirito… Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!

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Tu sei l’atteso! – 6. Grazie, Maria!

Anche Dio nella sua onnipotenza parte dal piccolo a salvare l’umanità!  Questa sua preferenza ha radici antiche (“Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli – siete infatti il più piccolo di tutti i popoli –, ma perché il Signore vi ama”. Dt 7,7-8a); e non viene meno nel tempo. Da Israele a Nazaret, la periferia della nazione santa, nella Galilea delle genti. Ma … “potrà mai venire qualcosa di buono da Nazaret” (Gv 1, 46)? Perché non scegliere Gerusalemme capitale politica e religiosa, dove si erge maestoso il Tempio di Dio, dimora di Dio fra gli uomini? Dio preferisce un’altra dimora: Maria, una ragazza “promessa sposa di Giuseppe, della casa di Davide” (Lc 1, 27). Dunque di lei sappiamo solo il nome. Perché proprio lei? Dal testo intuiamo che c’è una certa familiarità tra Dio e Maria. L’angelo Gabriele entra in casa sua, in Maria come se fosse uno di casa, ha accesso liberoNessuna porta blindata, nessun ostacolo impedisce la comunicazione e la relazione tra i due. Ma Dio onnipotente chiede il permesso a Maria di far parte della famiglia degli uomini: - “Posso condividere il mio desiderio di farmi carne? Mi fai spazio?”.  Quanta delicatezza da parte di Dio è descritta in pochi versetti!   … E quanta disponibilità e accoglienza Dio ha trovato in Maria, l’umile sua serva (cfr. Lc 1, 48)!

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Tu sei l’atteso! –7. Generare bene

Le ‘amiche’ di Maria – in questo lungo viaggio per andare incontro al Salvatore che viene – raccontano una storia del tutto particolare: intrigante ed attraente insieme, misto di complicità e trasgressione, solo apparente narrazione ripetitiva che rivendica invece un’appartenenza forte.  La genealogia carnale di Gesù è spaventosa” diceva Romano Guardini. Che altro potremmo aggiungere di Tamar, Racab, Rut e dalla moglie di Uria? Sono straniere, prostitute, donne adulterine che hanno concepito – diremmo oggi – in situazioni ‘irregolari’: compagne di viaggio poco raccomandabili che appartengono alla storia del popolo di Dio e ci conducono alla carne di Gesù tramite Maria, la sposa di Giuseppe. «Nei lunghi anni silenziosi a Nazareth - scriveva Romano Guardini - Gesù probabilmente ha talvolta riflettuto su questi nomi. Quanto in profondità deve aver sentito che cosa vuol dire: “storia degli uomini”! Tutto quanto vi è in essa di grande, di vigoroso, di confuso, di meschino, di oscuro e di malvagio».Come pregare di fronte a questo lungo elenco di nomi? Ci basta dire che Gesù è il punto di arrivo di un disegno misterioso, compimento della Scrittura e della storia?  Se Gesù è dentro una storia che certo non si ripete come eterno ritorno, riconosco con fiducia e speranza che anche la mia storia è inserita in una serie di generazioni che mi hanno preceduto: anche se a fatica, posso dire con serenità di essere “incarnata” in vicende di peccato e redenzione, impasto di cielo e terra.

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È la Pasqua del Signore

C’è un’eternità di vita che ripaga smisuratamente tutti i minuti, le ore e i giorni, che abbiamo consumato tra fatica e tristezza e di cui abbiamo perso ogni significato: è la Pasqua del Signore che anche quest’anno irrompe nei limiti del nostro tempo!

Entriamo nella settimana autentica proponendo tre meditazioni raccolte attorno ai tre momenti dell’unico giorno pasquale: la sera, la notte e l’alba.

Conosciamo bene le ore del buio e per questo nella sera dell’ultima cena e nella notte dell’arresto di Gesù ritroviamo tutte le nostre sere e le nostre notti, quelle del nostro cuore e del tempo storico che stiamo attraversando.

Siamo meno esperti, invece, delle prime luci dell’alba e per questo abbiamo ancora bisogno di essere risvegliati e rimessi in piedi, prima di cantare a voce distesa e col cuore sollevato, l’inno pasquale delle lodi ambrosiane:

“Oh Gesù, Pasqua eterna,

donaci di cantare la tua vittoria!”

…È la Vittoria sul buio che oscura la dimensione delle cose e sulla morte che tutto riduce a nulla…perché –davvero lo crediamo! – è la Pasqua del Signore che fa risplendere la vita!

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Venuta la sera

«Venuta la sera, Egli arrivò con i dodici»(Mc 14,17).

L’arrivare di Gesù a tavola, dice una preparazione remota, profonda, lontana nel tempo.

Gesù giunge alla sera, dopo una giornata faticosa e lunga, forse ancora più impegnativa di quella vissuta a Cafarnao, quando davanti alla porta della città gli avevano condotto malati e indemoniati (Mc 1,32)

Ora non si tratta più di guarire ‘alcuni’ da infermità: è l’umanità intera che – ora – ha bisogno di Lui, del suo Corpo, del suo Sangue. Gesù giunge a questo appuntamento ben preparato: arriva in una sala al piano superiore che – in precedenza – aveva ordinato di sistemare; giunge in compagnia dei suoi amici più cari, al temine di un tempo faticoso e bello, ancora col profumo che la donna di Betania, poche ora prima, gli aveva versato sul capo.

Con lui giungono anche i suoi discepoli, anche loro – possiamo immaginarlo – dopo una giornata impegnativa: tra di loro, uno si era appena recato dai sacerdoti; altri si erano dati da fare per cercare la sala e addobbarla con cura; altri, è lecito pensare, avranno fatto la spesa e preparato il cibo.

Tutto, alla fine, è pronto per la grande cena di Pasqua!

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