TU SEI L'ATTESO! – 1. Allora si vedrà il figlio dell'uomo venire con gloria
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Lo spettacolo intimorisce: popoli che si combattono fra loro, falsità e inganni, calamità naturali, profanazione di luoghi santi e persecuzione dei credenti. Se tutto questo non è per noi esperienza vissuta, tuttavia è realtà quotidiana per tanti uomini, donne e bambini nel mondo.
In mezzo a questo tempo di crisi è facile sentirsi sfiduciati, non comprendere il senso di ciò che accade, dare retta a false e facili verità, pensare per luoghi comuni, reagire istintivamente mossi dalla paura, trincerarsi dietro sicurezze dogmatiche che dividono il mondo in buoni e cattivi, rifugiarsi in una religiosità estraniata dal mondo – come i discepoli che pensano di potersi aggrappare alle pietre del Tempio o di avere rivelazioni private che li tutelerebbero dai problemi, al disopra della sorte di tutti gli altri fratelli e sorelle.
Gesù, invece, dice che i discepoli sono coloro che prendono parte al dramma della storia, si compromettono responsabilmente. I discepoli vivono gli stessi eventi e le stesse tentazioni dando testimonianza del fatto che la fine non è la distruzione, il male, la violenza ma la vittoria di un Dio che si è incarnato per condividere in tutto la sorte degli ultimi e delle vittime, ha assunto la carne debole e bisognosa di un figlio d’uomo; e si è impegnato in prima persona perché ad ogni figlio d’uomo oppresso fosse ridata la bellezza e la dignità originaria.
Nella crisi di civiltà e umanità che stiamo ancora oggi vivendo, attendere Gesù significa seguirlo fin lì, dentro e non fuori dalla storia. Solo così il discepolo potrà vedere il Figlio dell’uomo nella sua gloria, in quella bellezza compiuta che è promessa a ciascuno.
Verso la Pasqua 7 - Risorto da morte
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La deposizione accomuna tutto il genere umano che sin dalla nascita sperimenta mille strade per evitare il ritorno alla nuda terra. Il timore e il tremore fanno parte di questa resistenza e non a caso la parola rivolta alle donne il mattino di Pasqua è un invito a "non avere paura". Come ogni passaggio che scava dentro l’esistenza, risorgere ha a che fare con ciò che ci immobilizza e ci fa temere per la nostra vita, gli affetti, i progetti e il futuro. La Risurrezione di Gesù è una stazione della via crucis, è gioia che lacrima. La Pasqua si misura con la morte del venerdì e il silenzio del sabato: in ognuno di noi, prima o poi Gesù muore, tace, non compie più miracoli e non offre più consolazioni. Eppure…
Verso la Pasqua 6 - Deposto dalla Croce
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I vangeli di Matteo di Marco e di Luca riescono ad esprimere, con una particolare forma del verbo (tecnicamente un medio indiretto) il grande affetto che accompagna l’agire di Giuseppe: davanti al governatore romano egli non si limita a chiedere in modo generico, ma chiede per sé il corpo di Gesù (Mt 27,58; Mc 15,43; Lc 23,52). Ottenutolo compra un lenzuolo (Mc 15,46), vi avvolge il corpo di Gesù e lo depone nel sepolcro che aveva preparato per sé (Mt 27,60).
Verso la Pasqua 5 - Inchiodato alla croce
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E, più in generale, penso ad alcune situazioni pesanti che le famiglie si trovano a vivere, senza la forza di uscire dal vicolo cieco in cui sono rimaste imprigionate.
Mentre il volto di tante persone conosciute si affaccia tra il cuore e la mente, mi scorre davanti agli occhi il dipinto del Mantegna, dove si vede Gesù inchiodato ad una croce, mentre la vita attorno a Lui continua: la città sullo sfondo va avanti, le guardie annoiate aspettano, le donne piangono, i soldati giocano a dadi per vedere chi sarà il fortunato e porterà a casa una tunica di valore. Situazioni di sempre.
Verso la Pasqua 4 - Spogliato delle vesti
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"I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato – e la tunica." (Gv 19, 23). Gesù, ancora una volta, viene spogliato delle sue vesti. Il gesto umiliante, di disprezzo già compiuto nel Pretorio, trova compimento nella rinnovata nudità. È l’essere nudo di Adamo ed Eva, della creatura che viene al mondo, è l’essere nudo dell’umiliazione, del disprezzo, dell’indifferenza, è l’essere nudo di chi dona tutto se stesso fino in fondo. Mi capita talvolta di trovarmi spaesata, zittita da tante fatiche e sofferenze che si svelano a poco a poco, aprendo varchi o solo piccoli squarci in una umanità dolente e affaticata. Mi capita di cercare qualche parola, di consegnare silenzi colmi di affetto e di condivisione, di trovare gesti concreti -a volte è più facile - per colmare qualche bisogno. Mi capita di essere presa, un po’ spogliata dalle pretese, dalle necessità, anche dall’ egoismo di chi ti vuole tutta per sé, ma anche di sentirmi presa e messa a nudo da un Amore esigente.
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