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ANDARE IN PROFONDITÀ/3: Cominciare a vedere

La sapienza della Chiesa ci insegna una bellissima invocazione allo Spirito Santo: accende lumen sensibus, accendi i nostri sensi, risvegliali, rendili, appunto, “sensibili”. Lo Spirito risveglia i sensi perché la nostra incredulità diventi fede. 

Un sordo non può sentire, un paralico non può muoversi, un cieco non può vedere, un incredulo non può divenire credente. Ma quando un sordo inizia ad udire dei gemiti, un paralitico fa il primo passo verso l’altro e un cieco vede un uomo anzi un Figlio dell’uomo (Gv 9, 35), l’incredulità viene spazzata via e la fede acquista la stessa evidenza dell’udire, del muoversi e del vedere. Questi segni, che il Signore compie, sono uno stare presso la nostra incredulità: come era avvenuto quella sera, otto giorni dopo la sua resurrezione, quando tornò nel cenacolo per soddisfare l’udito, la vista e il tatto di Tommaso (Gv 20, 26-29).

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ANDARE IN PROFONDITÀ/2: “Chi vede me vede il Padre”

Stupisce e affascina nel vangelo di Giovanni l’insistenza con cui Gesù “rimanda” continuamente al Padre e “osa identificarsi” con Lui.

La questione è di universale rilevanza perché tutti si sono interrogati - o prima o poi si interrogano - sulla possibilità di “conoscere Dio”, sulla sua esistenza e la sua “identità”. Quel “mistero” che è la vita, prima o poi, solleva la domanda.

Come faccio a credere se non “vedo”? Ecco: nei limiti della possibilità umana di comprendere e della possibilità di Dio di comunicare all’uomo, Gesù ci è venuto incontro per “rispondere” a questa domanda, per corrispondere al più profondo (anche se spesso inconfessato) anelito del cuore dell’uomo: chi è Dio e come posso conoscerlo e quindi incontrarlo?

Tante cose nella storia si sono dette e fatte “nel nome di Dio”, molte delle quali aberranti, distruttive della vita, di quella vita che Gesù è venuto a portare in pienezza, e lesive della “verità”, una verità fatta di parole e gesti, fatta “persona” e non pura astrazione intellettuale.

Ma Gesù resta lì, “fissato” nel suo Vangelo, nella sua “buona notizia” per l’umanità intera, e “vivente”, straordinariamente vivente in chi fa propria la Sua “verità”, che è vita donata per amore.

Tante e spesso imprevedibili sono le traduzioni possibili dell’amore ma unico è il suo “parametro” e il suo significato: una vita spesa e non trattenuta per sé, non difesa dagli altri, visti come nemici e concorrenti invece che come fratelli, figli dello stesso Padre.

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ANDARE IN PROFONDITÀ/1: Oltre la nube

Ascoltare il vangelo della Trasfigurazione secondo Luca ci rende testimoni di quanto rivelato dal Padre sul Monte. Si avverte quasi un sentimento di timore e tremore ad avvicinarsi a questo testo, consapevoli che siamo di fronte ad un mistero che ci supera. Anche a noi, lettori del XXI secolo, viene chiesto di lasciarsi trasfigurare dal segreto di Gesù: è un cambiamento di forma, per entrare nella forma di Gesù.

Di fronte a questo episodio a cui assistono in modo inaspettato, Pietro, Giovanni e Giacomo hanno reazioni varie e crescenti, non facilmente decodificabili.

In primo luogo, i discepoli appaiono “oppressi dal sonno”: in loro abitano sentimenti di fatica, quasi di disgusto e repugnanza. Nel dormiveglia, trovano poi la forza di vedere “la gloria” di Gesù, insieme a Mosè ed Elia. Avviene allora il passaggio da pensieri di pesantezza ed estrema stanchezza ad uno spirito entusiasta che porta ad esprimere desideri di gioia e bellezza. Pietro, addirittura, non vorrebbe più muoversi ed è pronto a dormire fuori. Passaggio tanto intenso quanto repentino. Dopo la luce si entra nella nube oscura e la paura prende il sopravvento.

A questo punto occorre davvero avere il coraggio di scendere in profondità e mettersi in ascolto.

È un ascolto che trasfigura perché defigura, trasforma non il volto o i vestiti, ma il desiderio del cuore. Pietro non dovrà più ascoltare il suo desiderio, ma ascoltare quello di Gesù che è lo stesso del Padre.

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QUARESIMA 2019: Andare in profondità

introC’è un andare che non conquista spazi in estensione e che corrisponde al tempo degli scavi. Qualcuno lo chiama pellegrinaggio della stasi perché, rimanendo fermi nell’esercizio della contemplazione, si procede nella direzione della profondità, non per il gusto sterile di esplorare quello che sta sotto, ma per avere la forza di stare in piedi.
Solo se sei vivo, ti alzi, ti metti in piedi e cammini… ma non puoi reggerti in altezza se non hai dentro un equilibrio che ti tiene profondamente ancorato ad una base!
Una regola di statica, di dinamica e… di vita troppo semplice, questa, da non essere nemmeno calcolata nei piani di chi vuole a tutti i costi apparire in grandezza. Ma è una tentazione e va smascherata!
Parente stretta di ogni tentazione, la stanchezza si fa sentire, ma non ferma il passo se gli occhi vedono la meta, oltre le ristrettezze delle utilità immediate, banali e solite.
Allenarsi a questo sguardo intelligente, che cerca di leggere dentro la realtà e va oltre le impressioni superficiali, è aprirsi di nuovo alla meraviglia!

Il cammino quaresimale che vi proponiamo seguirà questa pista di approfondimento. Verrà pubblicata una riflessione ogni venerdì.

1 La Trasfigurazione: i discepoli vedono oltre la nube - 15 marzo
2 “Chi vede me, vede il Padre”: vedere Gesù per credere in Cristo Signore - 22 marzo
3 Cominciare a vedere: dedicato a tutti i ciechi guariti da Gesù - 29 marzo
4 Quello che le donne vedono: l’unzione di Betania - 5 aprile
5 Quello che le donne vedono: la deposizione - 12 aprile

Siamo pellegrini e non solo viandanti: è per questo che non disprezziamo la fatica del passo giornaliero e che, in vista della Pasqua, riconosciamo vere, per il popolo di cui siamo parte, le parole del Salmo “cresce lungo il cammino il suo vigore” (Sal 84).

BUONA QUARESIMA!

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Battesimo di Gesù: Camminare e scendere: Gesù

Ed ecco! Accade anche oggi! Signore tu vieni!

E lo fai con un profilo basso! Come quella prima notte a Betlemme tra i pastori e le greggi o come in quel tuo primo giorno pubblico al Giordano. (“Gesù venne da Nazaret di Galilea”). Signore tu vieni da Nazaret, luogo sconosciuto ai più, ma non alla voce del cielo che parla alla terra.

Non è allora un caso che, lasciato questo luogo, per prima cosa tu abbia attraversato la Galilea e, scendendo sotto il livello del Mare, sia giunto in Giudea, alle rive di quel fiume che significa “scorre sempre più giù”. (“Fu battezzato nel Giordano da Giovanni”).

Ci hai trovato tutti lì, in attesa e in ricerca di qualcuno che si avvicinasse senza vergognarsi di stare con noi. Sei sceso in queste acque di terra e sulla tua pelle si sono scritti, man mano, i nomi di tutti noi! Poi ci hai portati fuori, come si fa tra familiari stretti!

Che gioia per il Padre: ha squarciato i cieli e guardandoti tra noi ha esultato!

E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto" ( Mc 1,9-11).

In te e con te, il cielo ci ha visti restituiti alla luce.

- Signore Gesù, sei il Dio vicino e anche in questo Natale che abbiamo celebrato, sei sceso nelle profondità della nostra vita, nelle ombre e negli insuccessi della nostra povera umanità.

Sei venuto tra le nostre contraddizioni e infedeltà e hai portato alla luce, il Figlio di Dio che siamo noi. Non stancarti di ricordare al cuore i passi dello scendere che ci rendono fratelli e sorelle.

Amen

Prima di andare, prega con alcuni versetti del Salmo 138

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