DESERTO: spazio della possibilità/2
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Condividiamo la proposta della seconda delle serate-laboratorio DESERTO: SPAZIO DELLA POSSIBILITÀ per aiutare i giovani a guardare anche a questo tempo così arido come un tempo che apre a nuove possibilità di incontro. I legami autentici di famigliarità ci aprono le porte dell'esperienza della fraternità.
I LUOGHI DELLA FRATERNITA'/ 4:Accanto a ogni uomo e donna
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Sta maturando in me la considerazione che l’amore più vero che possiamo vivere è quello del farci vicino agli altri, dello stare accanto, anche nei modi più semplici.
Questo mi riporta alla memoria tanti episodi della mia vita personale, familiare: dall’andare ogni giorno da mia sorella Gianna ammalata, al tenere semplicemente la mano a mia mamma in ospedale. Dall’apprezzare che don Andrea fosse presente al momento della morte di mia sorella Sandra e fosse venuto a trovarci per ben due volte prima del funerale, senza dire grandi parole ma semplicemente per stare con noi… all’esser stata accompagnata in prima persona e non lasciata sola in tante occasioni…
Questo mi fa dire che l’importante è proprio l’esserci, lo stare vicino, accanto anche senza tanti discorsi!
Questo mi riporta alla memoria tanti episodi della mia vita personale, familiare: dall’andare ogni giorno da mia sorella Gianna ammalata, al tenere semplicemente la mano a mia mamma in ospedale. Dall’apprezzare che don Andrea fosse presente al momento della morte di mia sorella Sandra e fosse venuto a trovarci per ben due volte prima del funerale, senza dire grandi parole ma semplicemente per stare con noi… all’esser stata accompagnata in prima persona e non lasciata sola in tante occasioni…
Questo mi fa dire che l’importante è proprio l’esserci, lo stare vicino, accanto anche senza tanti discorsi!
LA GIOIA DELL'AMORE: L’esperienza dei Gruppi Familiari alla luce dell’Amoris Laetitia
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Focus: l’amore in famiglia, come recita il sottotitolo. Quindi non una riproposizione della dottrina sul matrimonio e la famiglia ma l’esplorazione delle diverse facce dell’amore nel tessuto della vita di coppia e di famiglia.
Certo: parametro della “qualità” dell’amore resta Gesù ma la logica di un entusiasmante e insieme difficile discepolato è ciò che più traspare e affascina di questo testo.
È la vita ad essere al centro. E non la vita di una famiglia ideale ma quella normale delle nostre famiglie (anche le più… “sgarruppate”!) che desiderano e faticosamente cercano strade di “vita buona”.
Nella mia esperienza coi gruppi familiari ho sempre incontrato la volontà delle coppie partecipanti di “aprire”: aprirsi alla presenza di coppie (spesso amiche) anzidette “irregolari” che avevano il desiderio di condividere e di camminare insieme, magari anche esplicitamente alla scoperta del significato e del valore del matrimonio in Gesù e nella Chiesa.
Certo: parametro della “qualità” dell’amore resta Gesù ma la logica di un entusiasmante e insieme difficile discepolato è ciò che più traspare e affascina di questo testo.
È la vita ad essere al centro. E non la vita di una famiglia ideale ma quella normale delle nostre famiglie (anche le più… “sgarruppate”!) che desiderano e faticosamente cercano strade di “vita buona”.
Nella mia esperienza coi gruppi familiari ho sempre incontrato la volontà delle coppie partecipanti di “aprire”: aprirsi alla presenza di coppie (spesso amiche) anzidette “irregolari” che avevano il desiderio di condividere e di camminare insieme, magari anche esplicitamente alla scoperta del significato e del valore del matrimonio in Gesù e nella Chiesa.
DESERTO: spazio della possibilità/1
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Condividiamo la proposta della prima delle serate-laboratorio DESERTO: SPAZIO DELLA POSSIBILITA' per aiutare i giovani a guardare anche a questo tempo così arido come un tempo che apre a nuove possibilità d'incontro. Una donna ci porta sulla soglia della nostra interiorità.
SCARICA IL MATERIALE: l'interiorità
I LUOGHI DELLA FRATERNITA'/ 3: accanto ai carcerati
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Mi è stato chiesto: “Vuoi condividere qualcosa della tua esperienza di servizio in carcere? Non temere sappiamo che è lontana nel tempo (si parla degli anni novanta) ma…”
Ho accolto la proposta perché non è insolito per me attingere a questo scrigno di memorie e perché l’incontro con questa realtà è stato un dono grande che ha segnato la mia giovinezza.
I volti, le parole, i pensieri condivisi con uomini, donne, giovani, che arrivavano da tutte le parti del mondo, compresi i bimbi che abitavano in cella con le loro mamme, mi sono rimasti scritti nel cuore e mi hanno educato lo sguardo.
Molto forte è stato il primo impatto, l’incontro con queste persone, il camminare davanti alle celle, lo stringere tra le braccia i piccoli che allungavano le loro manine per essere coccolati, fermarmi per incontrare ciascuno, reggere il silenzio dove le parole non servivano e offrire ascolto per dare la possibilità di uno sfogo... Ricordo ancora l’impeto di rabbia di un ragazzo che mi disse: “Dov’eri quando io avevo bisogno di te?”
E poi, ancora, ascoltare le tante storie e lasciarmi abitare dalla sofferenza consegnatami e sentirmi inutile davanti a un cuore chiuso e duro, lavorato e trasformato da quella “roba” che non permette più di riconoscere in sé la dignità di creatura.
Guardare quegli occhi, perdermi in loro portando l’unica ricchezza: la parola di Gesù nella quale ci ritroviamo tutti figli cercati, amati, accompagnati, perdonati…
Ho accolto la proposta perché non è insolito per me attingere a questo scrigno di memorie e perché l’incontro con questa realtà è stato un dono grande che ha segnato la mia giovinezza.
I volti, le parole, i pensieri condivisi con uomini, donne, giovani, che arrivavano da tutte le parti del mondo, compresi i bimbi che abitavano in cella con le loro mamme, mi sono rimasti scritti nel cuore e mi hanno educato lo sguardo.
Molto forte è stato il primo impatto, l’incontro con queste persone, il camminare davanti alle celle, lo stringere tra le braccia i piccoli che allungavano le loro manine per essere coccolati, fermarmi per incontrare ciascuno, reggere il silenzio dove le parole non servivano e offrire ascolto per dare la possibilità di uno sfogo... Ricordo ancora l’impeto di rabbia di un ragazzo che mi disse: “Dov’eri quando io avevo bisogno di te?”
E poi, ancora, ascoltare le tante storie e lasciarmi abitare dalla sofferenza consegnatami e sentirmi inutile davanti a un cuore chiuso e duro, lavorato e trasformato da quella “roba” che non permette più di riconoscere in sé la dignità di creatura.
Guardare quegli occhi, perdermi in loro portando l’unica ricchezza: la parola di Gesù nella quale ci ritroviamo tutti figli cercati, amati, accompagnati, perdonati…
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