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QUARESIMA 2021: I luoghi della fraternità

AusiliarieGazzada piccola

La seconda parte del nostro itinerario sull'enciclica Fratelli tutti si snoda lungo la Quaresima e vuole essere un cammino incontro all'umanità che attende la redenzione della storia. Lo facciamo mettendoci in ascolto di alcune Ausiliarie che, attraverso esperienze di fraternità, si adoperano per affrettare il compimento della storia come luogo di salvezza. Ogni domenica troverete in home page un contributo.

1. Accanto a chi è privato dei propri diritti

2. Accanto ai migranti

3. Accanto ai carcerati

4. Accanto a ogni uomo e donna

 

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I LUOGHI DELLA FRATERNITA'/ 1: Accanto a chi è privato dei propri diritti

"diritto 1I migranti vengono considerati non abbastanza degni di partecipare alla vita sociale come qualsiasi altro, e si dimentica che possiedono la stessa intrinseca dignità di qualunque persona … Non si dirà mai che non sono umani, però in pratica, con le decisioni ed il modo di trattarli, si manifesta che li si considera di minore valore, meno importanti, meno umani. E’ inaccettabile che i cristiani condividano questa mentalità … facendo a volte prevalere certe preferenze politiche piuttosto che profonde convinzioni della propria fede:
l’inalienabile dignità di ogni persona umana, aldilà dell’origine, del colore o della religione, è la legge suprema dell’amore fraterno.”(FT, 38)
Queste poche righe della lettera enciclica, mi hanno fatto ritornare alla mente gli anni in cui ho prestato servizio in una casa di prima accoglienza per Richiedenti asilo politico (Casa Suraya) ed in modo più vivo il tempo in cui dal giugno 2014, abbiamo accolto tantissimi siriani fuggiti dal loro paese.
Arrivavano pullman dalla Sicilia con intere famiglie, con i vestiti ancora umidi, gli occhi sbarrati dalla paura e dalla fatica della terribile attraversata.
Il primo gesto che si faceva, per accoglierli e creare un minimo di relazione, era offrire the caldo con biscotti. Passando poi tra loro per accertarmi se avessero la scabbia o altre malattie, vedevo in quegli sguardi sfiniti, il riflesso del Misterioso Dio che si metteva tra me e loro e che ci accordava sulla stessa “nota musicale”: FRATELLI TUTTI.
Non parlavano molto, sia per la barriera linguistica (anche se molti parlavano inglese) sia per la stanchezza, eppure moltissimi ringraziavano, perché il gesto dell’offrire the e biscotti aveva anche il sapore della solidarietà tra uomini.
Nella mia esistenza non ho pensato seriamente di andare in missione tra altri popoli ad annunciare la Bella Notizia, forse perché il mio essere Ausiliaria Diocesana, mi ha portato il mondo in casa, in Diocesi di Milano.

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I LUOGHI DELLA FRATERNITA'/ 2: Accanto ai migranti

migranti“Buenas noches, todo bien?” Il saluto aperto e l’accoglienza spontanea sono aspetti che appaiono immediatamente nella comunità latino-americana di S.Stefano (Milano). Persone giunte in Italia per lavorare e che hanno la necessità di ritrovare la propria lingua e i propri riferimenti spirituali. Approdano in questa comunità linguistica (due quelle di lingua spagnola in Milano città) e se desiderano si coinvolgono mettendo a disposizione la propria esperienza di Chiesa maturata al di là dell’oceano. In questa comunità tutto è fluido, transitorio, ed è qui dove anch’io sono presente come “catechista”, semplicemente, sapendomi “sorella” di un tratto di cammino. Della comunità condivido la celebrazione eucaristica e alcuni momenti di preghiera che, secondo il loro stile, è sempre intensa e vivace. Quella di S.Stefano è una comunità che celebra tutti insieme, giovani e adulti (e qualche anziano, pochi), rispettando le diverse sensibilità presenti al loro interno.
“C’è anche un aspetto dell’apertura universale dell’amore che non è geografico ma esistenziale. È la capacità quotidiana di allargare la mia cerchia, di arrivare a quelli che spontaneamente non sento parte del mio mondo di interessi, benché siano vicino a me” (papa Francesco, Fratelli tutti, n.97).

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I LUOGHI DELLA FRATERNITA'/ 3: accanto ai carcerati

foto nucciaMi è stato chiesto: “Vuoi condividere qualcosa della tua esperienza di servizio in carcere? Non temere sappiamo che è lontana nel tempo (si parla degli anni novanta) ma…”
Ho accolto la proposta perché non è insolito per me attingere a questo scrigno di memorie e perché l’incontro con questa realtà è stato un dono grande che ha segnato la mia giovinezza.
I volti, le parole, i pensieri condivisi con uomini, donne, giovani, che arrivavano da tutte le parti del mondo, compresi i bimbi che abitavano in cella con le loro mamme, mi sono rimasti scritti nel cuore e mi hanno educato lo sguardo.
Molto forte è stato il primo impatto, l’incontro con queste persone, il camminare davanti alle celle, lo stringere tra le braccia i piccoli che allungavano le loro manine per essere coccolati, fermarmi per incontrare ciascuno, reggere il silenzio dove le parole non servivano e offrire ascolto per dare la possibilità di uno sfogo... Ricordo ancora l’impeto di rabbia di un ragazzo che mi disse: “Dov’eri quando io avevo bisogno di te?”
E poi, ancora, ascoltare le tante storie e lasciarmi abitare dalla sofferenza consegnatami e sentirmi inutile davanti a un cuore chiuso e duro, lavorato e trasformato da quella “roba” che non permette più di riconoscere in sé la dignità di creatura.
Guardare quegli occhi, perdermi in loro portando l’unica ricchezza: la parola di Gesù nella quale ci ritroviamo tutti figli cercati, amati, accompagnati, perdonati…

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DESERTO: spazio della possibilità/1

desertoCondividiamo la proposta della prima delle serate-laboratorio DESERTO: SPAZIO DELLA POSSIBILITA' per aiutare i giovani a guardare anche a questo tempo così arido come un tempo che apre a nuove possibilità d'incontro. Una donna ci porta sulla soglia della nostra interiorità.

SCARICA IL MATERIALE: l'interiorità

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