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QUARESIMA: La situazione è occasione/1 - comunità e convivialità

MENSA2Quando venne l’ora, prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». (Lc 22, 14-16)
A tavola! Sono sul piatto le ‘cose della vita’ e la convivialità è maestra di condivisione.
La sala è grande perché lì il respiro ha bisogno di essere ampio e l’emozione dilata il cuore. Ci si siede a tavola, e parola e gesti diventano posture che evocano familiarità, fiducia, amicizia… e insieme, parola e gesti diventano trampolini che lanciano in un nuovo che si apre.
Gesù, il Maestro… “ho tanto desiderato mangiare con voi”. Quanto fa bene sentirsi dire così, ti ricrea dentro, non sono un qualunque per il Signore. Sei lì, proprio così come sei, con le tue inquietudini, le tue attese, le tue contraddizioni, le tue fragilità, le debolezze...
A tavola insieme, in un clima di forte intimità. Non quella che ti rinchiude dentro a riccio, No, no è quell’intimità che ha l’unico scopo di farsi dono, per tutti.
Dio sta facendo una cosa nuova, mette il suo corpo tra le mani. Questa è la sua logica, la sua passione.
Ogni domenica, ogni volta che la comunità cristiana si siede a Mensa e fa memoria di Pane Spezzato, quando accoglie e cerca occasioni di Parola raccontata, di preghiera, di confronti, di formazione, di solidarietà. E’ bello vedere nascere guizzi di creatività che, da uno sguardo attento, da un inaspettato incontro, da semplici confidenze, muovono il desiderio di arrivare a tutti, anche a ‘chi non c’è’. Con l’unica logica gratuita di condividere la mensa della vita, ritrovarsi fratelli e sorelle. E anche ritrovarmi, accogliermi figlia, figlio.

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QUARESIMA: La situazione è occasione/2 - sporcarsi le mani

CATINOIl tempo di Quaresima è davvero un tempo speciale. Speciale perché la Parola di Dio, proposta dalla liturgia, è così abbondante da dissetare la sete della fede in un itinerario di quaranta giorni che conduce al cuore del mistero della Salvezza. È quindi un tempo di cambiamento interiore in cui ogni cristiano è chiamato a tornare a Dio con tutto il cuore per non accontentarsi di una vita mediocre, ma “con gli stessi sentimenti” e i pensieri di Cristo, così da assumere lo stile del servizio come realtà dell’amore che ha caratterizzato Gesù stesso. Il servizio, l’umiltà, la carità sono i segni più chiari e più belli di Gesù che si manifestano nella sua pienezza attraverso la sua vita di ogni giorno fino al compimento sulla Croce.
“Si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse intorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugatoio di cui si era cinto”. (Gv 13, 4-5).
Il brano della lavanda dei piedi da sempre mi affascina ma, nello stesso tempo, mi sconvolge e mi provoca. Eh già, un asciugatoio e un catino usati da Gesù, diventano gli strumenti necessari per un insegnamento di carità e umiltà nei confronti degli uomini, in particolare dei più bisognosi. Sì, gli apostoli sono bisognosi dell’amore e dell’insegnamento di Gesù. E come lo è stato per gli apostoli lo è anche per noi: ciascuno di noi è bisognoso dell’amore, della luce, che si esprimono nella verità dell’essere a servizio gli uni degli altri.
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QUARESIMA: La situazione è occasione/3 - "Ecce homo!", un Dio destabilizzato e destabilizzante

orto uliviIl racconto di Gesù al Getzemani mi ha sempre fortemente impressionato, fin dagli inizi della mia “nascita” alla fede (l’esperienza ha rappresentato davvero per me una “ri-nascita”), che ha poi coinciso con l’inizio della mia ricerca vocazionale.
Cosa mi colpiva allora? Mi accorgo che ancora oggi, questa narrazione - che insieme mi affascinava e un po’ mi spaventava - “parla” alla mia vita, nel quotidiano dipanarsi della missione affidatami come “donna della Risurrezione”.
La scoperta di Gesù come l’unico “senso” per me plausibile e, in un certo modo “esauriente”, della vita - della mia vita personale e della vita dell’umanità intera - si è da subito accompagnata al mio incontro con Lui come l’ “Ecce Homo!”.
Non avrei mai accolto un Dio disincarnato, lontano, (solo) Trascendente: non mi interessava e non mi interessa. E credo non interessi neppure agli uomini e alle donne che incontro, alle donne e agli uomini di oggi.
Il racconto di Gesù al Getzemani (soprattutto nella versione di Marco) mette in luce in modo davvero “unico” la sua vera, palpabile umanità; ne segnala tutta l’umana fatica a “consegnarsi” ad un Dio che gli è Padre, e lo è a titolo altrettanto “unico”.
Fatica a “consegnarsi” là dove l’amore disinteressato e “fino alla fine” non ha davvero altre aspettative, altri “risultati” apparentemente sperabili, al di fuori di sé stesso, del dono incondizionato di sè.
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QUARESIMA: La situazione è occasione/4. Le invidie e le critiche

Guardo e ascolto questi versetti della Passione: «I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio cercavano una testimonianza contro Gesù per metterlo a morte, ma non la trovavano.  Molti infatti testimoniavano il falso contro di lui e le loro testimonianze non erano concordi» (Mc 14,55-56).

Mi colpisce il contesto assembleare nel quale avviene la scena: Gesù viene condotto nel Sinedrio, luogo, per eccellenza, deputato alla causa della verità e del parlare giusto. Non mi sorprende che l’accusa cerchi prove per sostenere il suo punto di vista, sono, viceversa, “molti” ad attirare la mia attenzione. Desiderano portare tutti nell’errore, alterando la realtà e raccontando fatti che non esistono, grazie al ricamo ad arte di parole cariche di opposizione. Non a caso il Vangelo ci ricorda che le testimonianze “non erano uguali”, potremmo anche dire che le testimonianze non erano pianeconcordanti verso quella verità che intendevano sostenere. Tutti però conosciamo la decisione del Sinedrio: La Parola-Gesù “Io Sono” è stata valutata rea di morte. Il cuore di Dio è stato pubblicamente crocifisso dal parlare sordo e cieco dei molti e dall’incredulità dei saggi al di sopra di ogni sospetto.

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QUARESIMA: La situazione è occasione/5 – Gli incontri

Rimanere fermi oggi sembra impossibile. Quando non si muovono i piedi, velocissimi girano i pensieri, le comunicazioni... Non sempre, perciò, al cammino corrisponde un incontro. I volti, le storie girano vorticosi, così come il senso di solitudine, di superficialità.

Contemplare nella preghiera Gesù che porta la croce e coloro che incontra sul suo cammino mi richiama ad uno sguardo più vero e profondo verso i miei compagni di strada.

«Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù.

Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui.» (Lc 23, 26 - 27)

C'è chi, come Simone di Cirene, si trova a portare la croce: stava andando per la sua strada, ma un incontro inaspettato lo ferma e gli dà un "incarico", anzi un "carico".

Oltre  ad essere un carico pesante, la croce è anche un ostacolo, qualcosa da evitare: me la trovo sulle spalle e vorrei che fosse qualcun'altro a portarla e così, rischio di vedere nel dolore degli altri un fastidio da allontanare, senza avere il coraggio di prendere la mia e la loro croce.

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